La casa era grande, tanto grande che da bambina Olivia e i suoi fratelli si divertivano un sacco con partite infinite a nascondino. Il primo a venire scovato era sempre Seth, troppo piccolo per rimanere nascosto; una volta era persino scoppiato a piangere perché non riusciva a trovarle. Se solo fosse qui anche lui, almeno Olivia avrebbe avuto qualcuno dalla sua parte nell'eventualità che fosse nata una discussione tra lei e sua madre. Eleanor e Travis restavano sempre saggiamente neutrali.
Era stato Simon Archer – suo padre – a volere quella casa, immaginando una famiglia numerosa con cui riempirla, o almeno questo era quello che le era stato detto. Olivia aveva solo quattro anni quando era morto e non conservava molti ricordi di lui. Era strano, quando guardava delle foto era come se ricordasse davvero, ma non era un'immagine vivida, quasi il suo cervello l'avesse creata appositamente per colmare un vuoto. Era stato un malore improvviso a portarselo via, nessuno avrebbe potuto prevederlo.
Al funerale tutti avevano pianto, poi c'erano state un sacco di lacrime e di grida nel bel mezzo della notte. Per Violet non era stato facile ritrovarsi da sola con due bambine in quella grande casa, che per un periodo ad Olivia era parsa infestata dallo spettro di Simon. Poi Travis Miller era entrato nelle loro vite, un incontro fortuito se così si poteva dire: un giorno la macchina di Violet va in panne e un gentile signore che fa il meccanico si ferma per aiutarla, tadà ecco l'inizio di una storia d'amore. Dopo due anni di frequentazione si erano sposati. Olivia considerava Travis suo padre, voleva bene a Simon ma lo ricordava solo attraverso gli altri e questo, a volte, l'aveva fatta sentire una traditrice, perciò lei aveva due papà: uno nei propri ricordi e uno presente in carne e ossa.
«Andiamo, zia!» Le voci delle sue nipotine le fecero abbassare lo sguardo. Le piccole le avevano preso le mani e la stavano tirando verso l'ingresso, dove Eleanor le stava facendo segno di muoversi.
Oliva si lasciò guidare dalle bambine e non appena mise piede dentro casa udì la voce di sua madre che stava accogliendo Wes ed Eleanor. Era il momento perfetto per una ritirata, avrebbe potuto girare i tacchi e rifugiarsi in giardino o chiamare un Uber e tornare in città...
«Livvy!» Maledizione papà. L'abbraccio di Travis mandò in fumo il suo piano di fuga.
«Ciao, papà» riuscì a mormorare contro il suo petto. Sotto la nota muschiata del profumo, Olivia colse un leggero odore di olio. Inspirò a pieni polmoni e la voglia di scappare si affievolì. Le era mancato.
«È passato troppo tempo dall'ultima volta che ti ho vista, sei diventata ancora più bella.» Travis si scostò ma le tenne le mani sulle spalle e la osservò. «Come va il club? Com'è che si chiama? Cavolo, Seth mi ha anche fatto vedere come seguirlo su Instagram.»
«The Loop, papà.»
«Giusto! Perdona la mia memoria, sto invecchiando e inizia a perdere colpi.»
«La memoria non è mai stato uno dei tuoi punti di forza, la vecchiaia non c'entra niente. E smetti di ripetere che sei vecchio, perché io lo sono più di te.» Ed ecco sua madre, Violet Miller, che si avvicinò con un sorriso accogliente e strinse Olivia in un breve abbraccio.
«I miei capelli stanno diventando bianchi» ribatté Travis.
Violet scosse la testa e tentò di nascondere un sorriso. Quando riportò la sua attenzione su Olivia, ci fu un lungo momento di imbarazzo. Lo stomaco di una delle sue nipotine o forse di tutte e due brontolò, salvandola.
Si trasferirono in sala da pranzo, dove mangiarono scambiandosi le novità: Olivia parlò del club ed Eleanor mise tutti al corrente del lavoro che avrebbero fatto nei mesi successivi. Wes intervenne quando fu nominato Andrew – "il suo testimone di nozze, un nostro vecchio amico" aveva detto Eleanor –, ma Olivia non voleva sentire una sola parola su quell'antipatico. Le aveva mandato delle email durante il fine settimana, illegale a suo parere: una con un riassunto dei progressi fatti durante la settimana e la seconda per chiederle se avesse ricevuto la prima. Solo il pensiero le faceva venire voglia di alzare gli occhi al cielo. Inizialmente, aveva pensato che il secondo messaggio fosse uno di quelli automatici, per richiedere una conferma di invio o visualizzazione, poi si era resa conto che lui doveva aver perso dieci secondi buoni della sua vita per una frase inutile, cosa che l'aveva irritata ancora di più.
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ChickLitOlivia Archer è proprietaria di uno dei locali più alla moda di Los Angeles, pur riluttante torna a Boston per aiutare sua sorella Eleanor che ha da poco preso il posto di CEO nell'azienda di famiglia, l'Archer & Hughes Group. Nella città in cui è c...