Capitolo 6

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Heaven is a place on earth with you
tell me all the things you wanna do.
They say that the world was built for two,
only worth living if somebody is loving you 


Quando provo a ricordare gli inizi di questa storia, della mia... o meglio, della nostra storia, provo sempre una strana sensazione di disagio, oltre al dolore. Assomiglia a quello che si prova quando l'alba di un sole caldo vira verso una mattina di nuvoloni neri, come un incubo dal quale non ci si riesce a svegliare.

Quella mattina, infatti, il sole non parve nemmeno essersi levato e quando scesi dalla sua auto, volsi gli occhi ad un cielo grigio pesto dal quale crollava una pioggia che credetti avrebbe allagato il mondo come fino a quel momento l'avevo conosciuto. Ci avrebbe cancellato dalla faccia della Terra in un rinnovato diluvio universale e saremmo stati sommersi come Atlantide.

Il mio Prometeo mi raggiunse, così in fretta da dimenticare persino la portiera della macchina mezza aperta, piazzandosi di fronte a me.

Mi aveva portato il fuoco rubato agli dei e lo aveva acceso dentro di me.

Ma fino a quando saremmo potuti durare prima che Dio ci avesse scoperti e cacciato dal Paradiso terrestre?

Mi prese per la mano e mi tirò a sé, avvicinando la bocca al mio orecchio. «Lana... non ho mai pregato nessuno come sto pregando lei. Non è abbastanza questo?»

Un sussurro straziante.

Galen credeva di star pregando un'essere divino ma forse non erano le ali di un angelo quelle che aveva sognato addosso a me ma quelle di cera di Icaro, impastate dalla superbia che lo portò a pensare di essere abbastanza cresciuto da poter sfidare la guida del suo stesso Padre ma che, invece, si sarebbero sciolte al sole.

Mi allontanai con un passo all'indietro e lui avanzò di nuovo verso di me. Sembrava un tango sotto la pioggia battente, sensuale come l'amore e amaro come la colpa, ma solo io conoscevo davvero la natura di quella macabra danza che ci avrebbe portati entrambi all'averno cristiano.

Strofinò la punta del naso contro la mia guancia. Non sapevo nemmeno se si fosse accorto che, in realtà, la pioggia stava nascondendo le mie lacrime.

Con la delicatezza che avevo ormai imparato mi riservasse a piccole dosi, poggiò le sue labbra sulle mie, facendomi reclinare la testa ma proteggendomi, con la sua altezza, le palpebre dagli scrosci di pioggia.

Mi sembrò così vulnerabile che mi lasciai afferrare e stregare dal suo bacio disperato.

Supplicava me di metterci l'amore.

Chiuse i palmi sulle mie anche e salì strisciando verso i lati dei seni, facendomi volontariamente venire la pelle d'oca.

Non riuscivo più a distinguere se stessi tremando per il freddo o per l'audacia delle sue carezze che mi spaventavano.

Prom (gone wrong) ☯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora