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❝ Cinnamon in my teeth from your kiss. You try to push me out but I just find my way back in. I win ❞
«Prof, posso entrare?»
In sosta sull'uscio, battei due volte le nocche sulla porta in legno aperta.
Quel suono sordo rintoccò come campane, nell'improvviso silenzio che era sceso nell'aula al mio arrivo.
Le lezioni erano finite da un pezzo e tutte le altre studentesse erano sparse nei cortili che circondavano il college, distese sull'erba a chiacchierare fra loro o nei dormitori a studiare.
Tranne quelle due maledette con le quali il mio professor Galen stava ridendo.
Sentii stringermi in una morsa lo stomaco e mi venne la nausea all'istante.
Quando avanzai lenta verso di lui, facendo scivolare un lollipop rotondo sulle labbra arricciate, le due mi fecero spazio come fossi Mosè col Mar Rosso.
«Mi dica, signorina Grant.»
Dentro e fuori più e più volte il caramello rosa alla fragola fino a quando, una volta vicina a lui, lo presi per il bastoncino di plastica bianca e lo infilai fra indice e medio come fosse una sigaretta.
Non risposi, se non lanciandogli uno sguardo eloquente.
Lo sorpassai e rimasi in attesa, seduta sulla cattedra accavallai le gambe. La gonna plissettata si ritirò un po' all'indietro, lasciando scoperta una porzione maggiore di coscia.
Mi girai per osservare il sole che gettava lunghi rettangoli gialli sulle pareti, filtrando dalle finestre alte. Era l'unica fonte di luce nella stanza, ormai rimasta in penombra. Di sottecchi, spiai Galen accompagnare fuori la porta le due studentesse col solito sorriso di circostanza sulle labbra.
Una volta chiusi a chiave, si voltò con un'espressione stanca sul viso venendo di nuovo verso di me. «Era proprio necessario questo spettacolino?» mi redarguì come un genitore severo.
Mi sembrò di vivere un deja-vu, ma io non ero più la ragazza di allora ed avevo decisamente più potere adesso.
One for the money, two for the show... canticchiai sottovoce.
«Lo sai che ci saremmo visti dopo» concluse.
Mi aveva già perdonato.
Incrociò le braccia e si poggiò col fianco alla cattedra, leggermente incurvato verso di me. «Cosa vuoi, Lana?» riprese in maniera decisamente più confidenziale.
Con la punta della lingua attraversai il perimetro delle mie labbra, per togliere i residui di zucchero appiccicoso, senza smettere di fissarlo negli occhi.
«Incomincia a far troppo caldo qui, non trova?» gli chiesi, afferrando con una mano il colletto della sua camicia e allargando di poco l'apertura. Neanche troppo per sbaglio, sfiorai con l'indice la pelle liscia della clavicola.