❄︎ GELO ❄︎ [Bonus Track]

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Per te. Sì.
Non è lunghissimo. Spero possa bastare.
"Entrare nella sua testa" non è per niente una passeggiata.
Te lo meriti, però. Per essermi rimasto/a accanto fin qui. ❤︎
Sarebbe dovuto uscire domenica, una sorpresa pasquale.
Poi come al solito c'ho messo mezzo secolo.
Goditi l'esperienza.

❄︎❄︎❄︎❄︎❄︎

— Tra le sue dita leggere svanisco.
Poi esplodo. —



Fottuti occhi da cerbiatta.

La vedo arrivare da lontano e lo stomaco mi si strizza come se avessi masticato una granata.

Sbatto lo sportello dell'armadietto, facendo sobbalzare un paio di scolarette del primo anno. Le fulmino con un'occhiataccia e loro sgattaiolano via come topolini.

In corridoio c'è il solito casino. Schiamazzi, qualche spintone, puzzo di ascelle e sigarette.

Tutto questo frastornante vociare mi dà i nervi. Mi sembra di avere una sbarra di ferro conficcata nella tempia. Troppi rumori, troppe facce, troppa gente inutile.

Tranne lei. Che cammina dimessa, con quelle piccole mani strette attorno alla tracolla dello zaino. Timida, appartata. Così talentuosa, con un mondo ancora da scoprire.

Mi chiedo cosa diamine pensi quando incrocia il mio sguardo.
Non dovrei, fanculo.

La osservo armeggiare con i libri, scambiare due parole con un gruppo di biondine dai sorrisi ebeti. Ha i capelli raccolti che lasciano intravedere la curva delicata del collo. La sua bocca si muove e io riesco quasi a intuirne il sapore.

Cazzo. Dopo quel bacio a Capodanno, mi è rimasto addosso.

Impiego ogni briciolo di autocontrollo per non mettermi a fissarla. Più la conosco, più ne voglio. Mi spaventa da morire. Ha un'intelligenza fuori dal comune. Sa cosa significhi soffrire, essere tormentati. Non la si vedrebbe mai a una stupida festa a sbronzarsi e a limonare come una ragazzina in calore. Forse è questo che mi attira di lei. La contraddizione tra la sua innocenza e la mia bastarda oscurità.

Devo starle alla larga, prima che faccia qualcosa di cui potrei pentirmi. Sono il cattivo della storia, lo so bene. Lo stronzo che si diverte a punzecchiarla, a lanciarle battutine volgari solo per godere della sua espressione scioccata. Quello che ci prova gusto a sfinirla.

Anche se tutto quello che vorrei fare è toccarla. Soprattutto mentre se ne sta lì a spiegare Keats o Shelley. Immagino di prenderla sul tavolo, sollevandole quei vestitini così poco appariscenti che ama indossare. Vorrei vederla contorcersi sotto di me, finalmente libera dalle inibizioni. Bearmi del suo fragile corpo nudo, dei suoi gemiti, mentre la faccio mia con tutta la foga che ho dentro.

Cristo. Che pensieri malati.

Forse è colpa del suo cazzo di nome. Si fosse chiamata Piper, o Michelle, non avrebbe fatto lo stesso effetto.

Devo smetterla.

«Voglio vedervi puntuali sul campo, oggi» ammonisco i miei compagni di squadra, riscuotendomi.

Jet, uno dei ricevitori, mi mette un braccio intorno al collo e ridacchia. «Rilassati, bro'. Ci pensiamo noi a prenderci cura di quegli sfigati della Fairview High.» Come se l'idea di umiliare qualcuno gli desse una perversa soddisfazione.

La sua concezione di virilità rasenta il patetico. Passerà le notti a masturbarsi su video porno a bassa risoluzione, ci scommetto.

Affondo un gomito nelle sue costole.

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