CAPITOLO 8

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Entrando in chiesa e percorrendo la grande navata l'unica cosa che attira la mia attenzione è la bara marrone distesa ai piedi dell'altare e ricoperta di fiori.
Lì dentro c'è papà! O forse meglio, il corpo di papà...

Seguo zia e Matteo che vanno a sedersi sullo primo scanno, quello più vicino all'altare.
Mi giro un po' attorno: l'ambiente è buio e freddo come è sempre stato a causa delle sue dimensioni ma oggi lo noto di più.
Ancora non c'è nessuno perciò è molto silenziosa.

Dopo poco ci raggiungono anche nonna e nonno.
Salutano me, Matteo e zia Elisa stringendoci insieme con calorosi abbracci, ricordandoci, ma anche ricordandosi, che non siamo soli e che possiamo sempre contare sull'aiuto reciproco come una vera e propria famiglia.
Certo diversa dalle altre, distrutta ma pur sempre una famiglia.
Poi si siedono accanto a noi sullo scanno.

Piano piano inizia ad entrare sempre più gente e la chiesa inizia a riempirsi.
Pochi alla volta si avvicinano a noi per darci la loro condoglianze.
Abbracciano prima nonno, poi nonna, zia e infine anche me e Matteo.
Tutti hanno volti segnati e sconvolti, molti trattengono le lacrime, i pochi coraggiosi le lasciano scorrere sul viso.
Proprio queste lacrime e questi visi tristi ci trasmettono più vicinanza.
La scomparsa di papà ha colpito tutti, non solo noi!
Questo mi rassicura anche perché so che papà non sarà dimenticato. Anzi, al contrario, il suo ricordo rimarrà nelle menti di molti.

Dopo poco il sacerdote si avvicina al microfono sull'altare e richiama l'attenzione di tutti i presenti: la messa sta cominciando!
Tutti si accomodano ai loro posti e lo stesso facciamo noi.
"Oggi siamo qui riuniti per un fatto alquanto spiacevole per tutti noi! Il nostro caro fratello Gianmarco, chiamato da nostro Signore, ha lasciato la vita terrena!"

Poi il restante è molto confuso.
Non presto molta attenzione alle parole del sacerdote.
Solo pochi pezzi di frasi riescono a raggiungere la mia mente.
Sento nominare il mio nome un paio di volte, insieme a Matteo e ai nonni.
Sento nominare anche mamma.
Sento dire che non dobbiamo essere triste perché papà ora è con mamma. Che finalmente dopo anni si sono potuti rincontrare!
Sento dire che lui è ancora con noi e lo sarà sempre.
Sento vari singhiozzi e pianti vicino a me.

I miei occhi, invece, sono fissi sulla scatola di legno marrone scuro ricoperta di fiori che conserva il corpo di papà.
Non riesco a staccarne lo sguardo!
Sembra come se una forza invisibile mi contringesse a fissarla, anche quando avrei semplicemente voluto distrarmi.

Per il resto non sento nulla!
Non riesco a pensare a niente, tanto meno a dire o fare qualcosa!
Questo senso di nulla eterno mi assale e mi limito semplicemente a fissare la bara, senza neanche seguire la messa.

Poi, dopo quel niente che però sembrava un'eternità, arriva il momento dell'Eucaristia.
"Dai Cate, dobbiamo andare" sento dirmi da mio fratello.
Finalmente mi sveglio dal mio stato e mi dirigo verso l'altare per ricevere la comunione. Lo faccio in modo passivo, senza esprimere nulla, seguo soltanto i nonni, zia e Matteo.
Poi torno al mio posto con lo sguardo basso e perso.
In quei pochi secondi mi capitò però di dare uno sguardo alla chiesa con la coda dell'occhio: era piena zeppa, alcuni erano perfino rimasti in piedi perché non c'erano posti liberi.
Penso di non aver mai visto la chiesa così piena come oggi!
Poi, riaccomodatami al mio posto, riprendo a fissare il legno scuro.
E continuo a farlo anche quando usciamo dalla chiesa, tutti in fila dopo papà, fino a quando, infilando la bara nel carro funebre, si allontana, e, girando l'angolo, esce dalla mia portata visiva.

Dopodiché il mio stato di trans si interrompe definitamente.
Piano piano, uno dopo l'altro tutti si avvicinano a farmi le condoglianze.
Sento abbracci, parole dolci, di conforto, di vicinanza... Vedo facce distrutte e segnate, lacrime, pianti...
Ma ciò non mi tocca: mi sento svuotata di tutto! Il solo sentimento che provo è il vuoto più totale!
Tuttavia cerco di accennare sorrisi, di rispondere agli abbracci e di annuire alle parole di conforto.
Cerco di stare quanto più possibile vicino a Matteo, alla zia e ai nonni, in cerca di sostegno.
Poi, finalmente, piano piano iniziano tutti ad andare via, quando rimaniamo soltanto noi.

"Recupereremo il tempo perso con mamma" diceva...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora