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A Simone per poco non prende un colpo quando si sente toccare la spalla, le sue nocche sbiancano strette attorno alla biro blu, prende un profondo respiro prima di voltarsi. Non è il tipo che scarica le sue frustrazioni sugli altri; preferisce sfogarle su se stesso.
Quando si volta trova il viso di Edoardo, con le sopracciglia lievemente aggrottate, timoroso di averlo disturbato.

"Hai bisogno di una mano?" domanda sottovoce, abbassando lo sguardo sui fogli sparsi imbrattati dalla scrittura frenetica di Simone.

Quest'ultimo sa che Edoardo ha già studiato questi argomenti l'anno prima, per cui potrebbe benissimo aiutarlo, ma preferisce riuscire da solo, in tutto. Perciò scuote leggermente il capo tornando a fissare i suoi fogli sul tavolo della biblioteca.
"Vabbè io e Laura stiamo tornando in appartamento per pranzo, ti va di venire?" dice Edoardo, mantenendo un tono di voce basso.
Lo stomaco di Simone duole al pensiero di doversi riempire. "No grazie, Edo. Ho già preso un hamburger prima di venire qui" mente guardandolo negli occhi.

"D'accordo, ti lascio stare. Solo non impazzire dietro quei numeri, fai una pausa ogni tanto."
Edoardo accenna un sorriso prima di abbassarsi verso l'orecchio del suo coinquilino e sussurrare: "Comunque quel ricciolino laggiù ti sta mangiando con gli occhi".
Simone pensa di aver capito male mentre Edoardo gli stringe delicatamente la spalla a mo di saluto e si allontana da lui verso l'uscita della biblioteca della loro università.
Sospira e si strofina gli occhi, cercando di ignorare il modo in cui il suo stomaco piange. Ha mentito riguardo all'hamburger perché Laura ed Edoardo lo hanno già rimproverato per non aver mangiato abbastanza la sera precedente a cena. I loro orari scolatici sono abbastanza diversi dato che Laura segue il primo anno di Architettura ed Edoardo è al secondo anno di Matematica. Quindi è più semplice dire bugie riguardo a quel che mangia -sicuramente più semplice di quando era a casa con il padre, la nonna e il fratello sempre a girargli intorno-
Ma è più difficile nei weekend perché dividono un appartamento e i ragazzi tendono a notare quando non tocca cibo per tutto il fine settimana. E' bravo a trovare scuse, ogni volta che cominciano a sembrare preoccupati Simone mangia. Mangia e poi va a farsi una doccia - che realmente significa combinare il rumore dell'acqua ad una canzone così che non lo sentano svuotarsi lo stomaco, prima che i succhi gastrici assorbano i nutrienti che non vuole e di cui non ha bisogno.

No, Simone non ha decisamente bisogno di quella pasta pesante che Edoardo ama o della pizza unta che è la preferita di Laura. E non ha nemmeno bisogno di quella mela da cui ha preso tre morsi, quella mattina, per evitare di svenire mentre studiava.
E' facile per lui, ignorare le fitte del suo stomaco, quando passa la mano sui suoi fianchi paffuti e sulla sua pancia gonfia. Quindi si volta di nuovo e torna ai suoi numeri, intenzionato a terminare prima della fine di quell'ora.

Simone riesce nel suo intento, poco prima che inizi la lezione pomeridiana, così raduna tutte le sue cose ed esce dalla biblioteca.
Ha lezione dall'altra parte dell'università, ma ha ancora tempo per fermarsi alla macchinetta per prendere un tè, sperando che il calore rilassi i muscoli del suo stomaco.
Lì, poggiato contro il muro accanto alla macchinetta, c'è quello che, se possibile, pare essere il ragazzo più bello che abbia mai visto. Sta parlando e ridendo con un compagno biondo. E' in posa come se fosse nel mezzo di un servizio fotografico e pare che entrambi i ragazzi non si rendano conto di star ostacolando il passaggio a Simone, il quale si schiarisce la voce per farsi notare.

A notarlo, è solo il ragazzo con i capelli ricci e scuri, che si volta verso di lui con ancora un mezzo sorriso sulle labbra.

"Daje Mattè, ci vediamo dopo lezione" comunica al suo amico -Matteo?- mentre lo invita ad andarsene spingendolo con un braccio.
Matteo, che pare essere confuso dal comportamento dell'amico, capisce tutto quando si volta e vede Simone. Segnale ricevuto, si allontana dalla macchinetta non prima di aver pizzicato Manuel su di un fianco, complice.

Simone osserva la scena confuso, ma non ci bada troppo, felice di poter finalmente utilizzare il distributore. Ma una volta avvicinato, sente lo sguardo dell'altro ragazzo - quello rimasto- su di se.

"Te non li alzi mai gli occhi quando studi, vè?"

"Come scusa?"

"Lascia sta, 'na cosa mia" Manuel non si aspettava di parlargli, ma dopo aver passato tutta la mattinata a fissare il ragazzo studiare dall'altra parte del tavolo della biblioteca, non ha resistito.  "Che prendi?" chiede effettivamente curioso, mettendo le mani in tasca.

"Uhm...un tè" Simone è ancora confuso, non capisce perché un ragazzo così bello stia rivolgendo la parola a lui, che di solito viene ignorato - che fa di tutto per non essere visto- perciò non può fare molto se non guardare il ragazzo togliere una mano dalla sua tasca ed inserire delle monetine nell'apposita fessura del distributore.

"Offro io"

"Ma..non è necessario..."

"Figurati, pe du spicci" gli sorride e adesso è molto più vicino a lui, mentre schiaccia i pulsanti consumanti della macchinetta selezionando 'tè al limone' e 'molto zuccherato'.

Simone segue i suoi movimenti, purtroppo sa già che quel tè non potrà berlo e che si sta facendo tardi per poterne prendere un'altro. Perciò forza un sorriso quando prende il bicchiere fumante che l'altro gli sta porgendo. "Grazie, non dovevi davvero"

"Strategia: la prossima volta che mi vedi dovrai ricambiare il favore" Manuel non pensa ciò che dice - oddio sì spera davvero tanto di rivedere quel ragazzo alto e con gli occhi enormi- ma l'ha detto solo perché ha notato del disagio nel suo viso. Perciò decide di allontanarsi, non prima di avergli sorriso dolcemente e sfiorato la spalla con una mano.

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