3. Hugo delle meraviglie

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L'ha incontrata per la prima volta circa un anno prima, in una torrida mattina di agosto. Aveva approfittato dell'ingresso gratuito per sgattaiolare all'interno di Palazzo Pitti alla ricerca di un attimo di respiro dall'accozzaglia di voci bibliografiche della tesi in fase di consegna e dall'angoscia di un futuro incerto una volta lasciata l'università.

La ragazza aveva attirato la sua attenzione alla pari di un dipinto del Beato Angelico finito per errore in mezzo a un gruppo di cupe nature morte del Seicento fiammingo. Era ferma di fronte a un ritratto firmato Telemaco Signorini, le fattezze nascoste da una cascata di capelli color cioccolato che le sfioravano la camicetta a fiori. La folla le sciamava intorno senza prestare la minima attenzione né a lei né al dipinto, con il rischio di rovinarle addosso nella fretta di individuare i capolavori esposti in maniera caotica lungo le pareti rivestite di broccato.

Teneva un grosso albo da disegno in equilibrio sulle braccia ed era tutta presa a riprodurre il giovane patriota raffigurato sulla tela davanti a lei.

Luca si era avvicinato, colto dalla curiosità. Solo a quel punto si era reso conto che in realtà la ragazza non stava affatto ricopiando il soggetto del ritratto. Ne aveva mantenuto le fattezze a grandi linee, come ad esempio i capelli scuri e i tratti delicati, per poi reinterpretarlo sul foglio bianco in svariate pose ed espressioni. Aveva una mano rapida quanto minuziosa.

La sua curiosità doveva essere stata troppo imprudente, perché di colpo la ragazza aveva nascosto l'albo da disegno contro il petto. Una vampa di rossore le si era arrampicata lungo le guance, quasi fosse stata sorpresa a commettere un crimine.

«Mi dispiace, non volevo disturbarti. Disegni molto bene, comunque.» Luca le aveva rivolto un sorriso imbarazzato e aveva fatto per muovere un passo indietro.

Lei aveva riposto l'albo contro il fianco. «Non importa, tanto avevo finito.»

«Per caso studi all'Accademia di Belle Arti?»

«Magari! No, io mi limito ai fumetti. Frequento la Scuola Internazionale di Comics, qui a Firenze. Stavo solo cercando ispirazione per un progetto, e credo di averla trovata.»

«Lui?» Luca aveva indicato il ritratto. Era un dipinto di neanche trenta centimetri di altezza, ma a giudicare dallo sguardo della ragazza sembrava che ci avesse visto molto più di una semplice combinazione di macchie di colore sopra una tela.

Lei gli aveva sorriso e aveva riaperto l'albo con cautela, come a volergli confidare un segreto molto intimo. «Si chiama Hugo. Hugo con la 'h' davanti, mi raccomando, perché è di origini francesi anche se vive in Italia. Suo padre era un soldato al servizio di Napoleone.»

«E l'ispirazione ti è venuta così, dal nulla?»

«Di solito funziona così. Faccio un po' fatica a spiegartelo, succede e basta.» La ragazza aveva sfiorato la carta con le dita sottili. Era evidente che teneva a quello che faceva, molto più di quanto volesse a dare a vedere, quasi come se i personaggi nati dalla sua fantasia fossero in realtà esseri umani in carne e ossa. «Lui non è un giovane come tutti gli altri. Sin da bambino riesce a vedere delle cose, all'interno del nostro mondo, che gli altri non vedono. Creature soprannaturali, a volte benigne e altre oscure. All'inizio fa molta fatica ad accettare questo potere, e spesso si caccia nei guai. Ma poi, per fortuna, incontra un maestro che gli insegnerà come usarlo. In fin dei conti, Hugo sta cercando il suo posto nel mondo. Proprio come me.»

«E non solo voi due, a quanto pare.» Luca non aveva potuto fare a meno di sorridere.

La sua espressione non era sfuggita alla ragazza, che di colpo si era fatta più attenta. «Di che cosa ti occupi?»

L'intrusoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora