Capitolo 7

15 2 0
                                    

SARA

«Ti sta benissimo!», urla Keira.
Siamo nel camerino dell'ennesimo negozio che abita questo maledetto centro commerciale, ed io sono abbastanza esausta di misurare magliette e vestitini.
«Come gli altri dieci vestiti?!», le rispondo, con tono esasperato.

Ora indosso un vestito blu cobalto, non supera le ginocchia ed è decisamente scollato. Mi cinge la vita perfettamente, e mi fascia le curve in modo da evidenziarle ma non in modo esagerato, come piace a me.
Forse dopo tutti quelli misurati, questo è l'unico che veramente mi piace.

Eravamo andate a fare shopping solo per cercare una nuova maglia per me, ma non si sa come, siamo finite per comprarci mezzo centro commerciale.

Keira avrà sette sacchetti in una mano e altre quattro nell'altra, solo di acquisti per sé. Mentre davanti a me, ai piedi della porta del camerino, ci sono cinque sacchetti con cose che lei mi ha costretta a comprare.

Almeno abbiamo deciso che fare stasera.
Di solito è più che un'impresa, cercare un locale vicino che non sia frequentato da ubriaconi delinquenti.
Beh, sì, i locali a New York possono essere da calamita a certi soggetti loschi.
E dopo tutto questo giro per i negozi, ho anche trovato un outfit sexy da mettere.

«Sono $140, paga con carta o contanti?», le parole della commessa mi arrivano ovattate, non riesco più a percepire la realtà, e qualcosa dentro di me lo sento contorcersi all'altezza dello stomaco.
Qualcosa, o meglio qualcuno, ha occupato la mia visuale.

È un ragazzo moro, con spalle ampie, t-shirt nera e jeans cargo.
Ha i lineamenti del viso così rigidi e definiti che fanno accapponare la pelle.
Non l'ho mai visto ma è come se avesse qualcosa di famigliare, assomiglia a.....Alex.

Devo scappare, mi sento impazzire e se non prendo aria al più presto rischio di svenire in questo preciso istante, davanti a tutti, facendo prendere il sopravvento a tutte le mie innumerevoli fobie.

Pago velocemente alla commessa ed esco dal negozio. Solo oggi avrò speso il mio intero stipendio.

Oltre all'università, per pagarmi gli studi e l'affitto, lavoro in un bar, ogni sera dal lunedì al venerdì, e a volte il weekend mi chiamano per allestire feste di compleanno.
Potete immaginare quanto sia contraria a fare questo lavoro, ma purtroppo i soldi non cadono dal cielo.

Ormai da quel giorno io non festeggio più il mio compleanno. Passo l'intera giornata annegata nei miei incubi, permettendo ai demoni di divorarmi; poi quando finalmente sono sazi, la sera, escono dalla mia mente, lasciandola sola senza più difese e barriere.

Mi dirigo verso l'uscita del centro commerciale a grandi falcate.
Sento Keira che mi prega di fermarmi, non riesce a camminare alla mia stessa velocità, ma io mi sento soffocare in un modo che non mi è mai accaduto prima d'ora.

Raggiungo le porte automatiche, che non appena si aprono mi permettono di scappare completamente da lì.
La brezza fresca che mi solletica il volto e le braccia scoperte, basta a donarmi la serenità che avevo perso e a farmi riacquistare autocontrollo.

Il groppo in gola, piano piano scende del tutto, permettendo, ai miei polmoni di riempirsi di nuovo e riprendere il loro ritmo regolare.

«Sara che ti è successo!!» Keira mi piomba avanti con una faccia sconvolta e sfinita per la corsa appena fatta. «Tutto bene, ho solo avuto un bisogno disperato di aria fresca», le dico, cercando di celare lo shock che mi pervade dentro.

Ricostruisco il più velocemente possibile la barriera che negli anni sono riuscita a formare, quella in grado di nascondere nella parte più interna di me, le paure e le angoscie dagli occhi curiosi altrui.

Non voglio far preoccupare nessuno specialmente la mia migliore amica, odio che qualcuno provi compassione per me, mi rende ancora più debole, e nella mia vita non voglio che entrino altre cose che mi rendano più debole di come già lo sono diventata.

Come da copione, i miei occhi diventano un blocco di ghiaccio, vuoto ed insignificante, che per fortuna viene coperto dal colore scuro come la pece, che sembra quasi li inghiottisca.

Keira mi osserva per cercare di capirci qualcosa dal mio sguardo enigmatico, ma tutto va secondo i piani, e lei crede alla mia sottile verità.
Quella che, basta modulare la voce ed il comportamento per farla sembrare tale.

Non me lo perdono il fatto che dopo anni, io pensi ancora a lui, le sue mani, il suo tocco.

So che se la mia amica scoprisse che le mie cicatrici, i miei demoni, certe notti ed in certi momenti, mi inghiottiscono ancora, non sarebbe affatto fiera di me.

Crede che io abbia fatto progressi, ma la verità è, che le cicatrici sono dei segni indelebili, dei marchi che servono a ricordarti  ciò da cui vuoi scappare, e i demoni sono solo degli Angeli vestiti di nero, che come tali, non perdonano, ti convincono, con il loro tormento assordante, che sei tu lo sbaglio, e che alla fine di tutto, le cicatrici sono frutto delle tue scelte.



HEILÀ GUYSS!! BEH, PIANO PIANO SCOPRIRETE SEMPRE DI PIÙ SARA E IL SUO PASSATO...
SPERO CHE VI STIA PIACENDO LA STORIA, NON DIMENTICATEVI DI LASCIARMI UNA STELLINA!! 🌟

L'angelo vestito di neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora