Capitolo 8

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SARA

Alex entra nello stanzino, ma le forme, le ombre e gli oggetti sono completamente diversi dalla realtà. Non è quello che pensai fosse riservato allo staff, anche perché non eravamo in un pub.

L'esterno è avvolto dall'oscurità della notte. Si riesce a stento a distinguere l'erba incolta del prato, dal cielo, puntellato di diamanti brillanti come frammenti di zaffiro.
La luna è l'unico spiraglio di luce a cui posso aggrapparmi, ma anche quello mi è stato privato.

Incute più terrore l'interno. Siamo in una casetta minuscola abbandonata, circondata da un milione di ettari di prato, anch'esso abbandonato.
Ci sono solo due stanze molto piccole.
Non so come ci sia finita qui ma so solo che se prima stavo osservando gli esterni di questo lugubre e inquietante posto, ora sarei capace di descriverne gli interni, se solo vedessi.

La paura prende il sopravvento, sento una presenza davanti a me, e sono certa sia Alex, del resto lui mi ha voluta accompagnare qui.

La sicurezza che lui prima mi dava, ora si sta sgretolando e penso che dovrei sgattaiolare di qui il prima possibile.

Ho 14 anni ma ho perfettamente capito le sue intenzioni e non sono così convinta di volerle assecondare.

Mi sento in gabbia, ho paura anche solo di respirare per fargli capire dove sono esattamente e di farmi beccare, ma il panico mi assale e comincio a sentirmi debole, soprattutto le gambe, che lottano per cercare di reggermi.

Con uno slancio Alex scatta su di me, e vi posso riconoscere la sensazione ruvida del legno che mi gratta la schiena.

Ho un dolore atroce, in ogni parte del mio corpo da lui toccata.
Il suo viso si accosta a me e con prepotenza mi strattona per attirarmi alle sue labbra.

Vorrei piangere ma non gliela dò vinta, cerco così di dimenarmi dandogli pugni.
Ma il mio corpo in confronto al suo è una piccola foglia d'autunno caduta sul ciglio della strada, quella che viene investita da tutte le macchine, perché incapace di muoversi.
Ecco io sono la foglia e lui la macchina.
Lui così forte e sicuro ed io così debole ed indifesa.

Ma ad un tratto qualcosa, o meglio qualcuno, apre la porta di quella stanza che affaccia sul prato, ed io riesco a intravedere, con l'aiuto della mia cara luna, il viso di Alex di fronte al mio.
La sua espressione è deformata dal senso di ossessione e possessione, che prova nei miei confronti.

Non riesco a capire chi sia stato ad aprire la porta, ma riesco a vedere solo un braccio possente, che assesta un gancio destro al viso del ragazzo che mi aveva appena delusa, impaurita e rattristata al momento stesso.

Arriva il pugno, il viso di Alex scatta alla mia destra, e un rivolo di sangue scende fino a cadere sulla mia maglietta nera e poi...

Apro gli occhi di scatto e mi metto a sedere.
Sono completamente sudata, e tremo ancora.
Era sempre quel maledettissimo sogno.
Mi perseguita da quel giorno, ma la mia mente cambia tutto.
Io non ero in una casa abbandonata, e nessuno mi ha salvata.
Ma allora che significava tutto ciò?
Perché la mia mente continua a farmi ricordare ogni notte di quella notte?

L'angelo vestito di neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora