ego tecum sine metu

267 10 0
                                    

Suo padre si era svegliato da poche ore e quello che sembrava un sogno, si era trasformato in un incubo in meno di un quarto d'ora.

Dante lo stava ancora guardando, sdraiato sul letto, mentre gli infermieri facevano allontanare Simone in sala d'attesa. Le ultime visite, avevano detto.
Simone d'altra parte si sentiva leggero, prese il telefono in mano e scrisse alla prima persona che gli venne in mente, non Anita né sua madre, Manuel lo avrebbe saputo per primo. Manuel che, come Simone sapeva benissimo, lo stava aspettando da un paio d'ore parcheggiato nei posti auto dell'ospedale, nonostante il più piccolo gli avesse ripetutamente detto di andare a casa, forse perché la visita sarebbe durata tanto, forse perché non voleva farsi vedere piangere di nuovo.

Aveva scritto poche semplici parole sconnesse, ma sapeva che Manuel avrebbe capito e, se non avesse capito, sarebbe salito per vedere che quello da ricoverare non fosse Simone.

E Manuel era arrivato nel giro di un minuto, facendo saltare definitivamente la sua copertura (<Per essere già qui hai guidato veloce eh>) e buttandosi tra le braccia di Simone, come poche ore prima, ma con un sorriso in faccia sta volta. Anche Simone sorrideva, nonostante la preoccupazione e la notte insonne, sorrideva per suo padre e anche un po' per Manuel che si preoccupava per lui.

<Simone Balestra?> un'infermiera bionda si era avvicinata a loro, interrompendo l'abbraccio. Teneva tra le mani un fascicolo di fogli pinzato storto, come se fosse stato raggruppato in fretta perché venisse portato da loro il prima possibile. La cosa preoccupava un po' Manuel, ma non voleva allarmare Simone per una sua impressione.
<Si, sono io> aveva risposto Simone, girandosi ancora con il sorriso e tenendo il braccio sulla spalla di Manuel.

<Possiamo parlare solo con i famigliari, se puoi venire di là ti faccio sapere>

<Lui è di famiglia, una specie di fratello>

<Sì, 'na specie de fratello, ora ce dice quello che deve o stiam qua a fa' le presentazioni?>.

L'infermiera mise i fogli tra le mani di Simone e indicò col dito una piccola immagine su un lato. Doveva essere la testa di Dante e lei stava indicando un puntino bianco nel mezzo.

<L'operazione è andata bene e la vita di tuo padre per il momento non è in pericolo, ma abbiamo rilevato questa piccola irregolarità nella vena alla quale è stato operato. Per questo tipo di controlli però non si può essere molto sicuri, le macchine non sono abbastanza accurate per rilevare subito questo genere di problemi, serve conseguire una serie di esami più specifici. Se acconsentite i risultati dovrebbero arrivare nelle prossime ore, massimo domani mattina>

Il sorriso di Simone si era spento nella stessa velocità con cui era arrivato, i suoi occhi erano di nuovo lucidi e il battito del cuore, così vicino a quelle di Manuel, era accelerato, così come il respiro, ormai irregolare da quando l'infermiera aveva nominato la parola "problemi".

<Se dovesse rivelarsi vero 'sto sospetto, che succede?> Manuel aveva preso parola, tirando il corpo di Simone un po' più vicino al suo.

<La vena potrebbe aprirsi di nuovo o, nel peggiore dei casi, quello che noi ora vediamo come un punto potrebbe essere qualcosa di più grave. Vi lascio qualche minuto per decidere se fare i controlli>

<Li facciamo> avevano detto insieme e l'infermiera se n'era andata, lanciando un ultimo sguardo di compassione a Simone.

Una volta che la donna si era voltata, Simone si era accasciato a terra, tenendosi la testa tra le mani e scoppiando, per l'ennesima volta, in un pianto disperato. Manuel gli si era seduto di affianco, incrociando le gambe, aspettando che l'amico alzasse lo sguardo e vedesse che lui stava lì a rassicurarlo. Non accadde, ma Simone si lasciò cadere sul suo corpo, raggomitolandosi sul petto dell'amico, senza smettere di piangere e tremare.

universi paralleliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora