Il tempo sembrava scorrere così lento nelle ultime settimane, come se ogni attimo durasse un'eternità. E Manuel era sicuro di non essere l'unico a pensarlo.
Passava le giornate seduto in giardino sotto la veranda, con il sole che gli batteva su petto nudo e lo scaldava, lasciando, con il passare dei giorni, un'abbronzatura piuttosto evidente.
Stranamente leggeva, non che la cosa lo aggradasse particolarmente, ma la noia gli stava facendo fare cose strane nell'ultimo periodo. Dante lo aveva sorpreso più volte a sfogliare nelle sua libreria, disordinando e rubando ogni libro che gli passava a tiro.
Leggeva e gli faceva schifo.
Leggeva solo per occupare il tempo, come la gente che va a correre per impiegare le mattinate. Leggeva per far passare più velocemente il tempo quando Simone usciva.
La cosa non funzionava, ovviamente. Anzi leggere continuamente quelle storie di giovani innamorati non faceva che aumentare la sua foga di vederlo.
Non che loro due fossero innamorati, almeno, Simone sicuro non lo era.
E qui si arrivava al motivo principale per cui Manuel non voleva che Simone uscisse: con chi usciva.
Mimmo.
Era colpa sua se le giornate di Manuel erano così noiose, se un'ora sembrava così lunga. Perché, probabilmente, quel tempo che Manuel passava senza Simone, per Mimmo non era mai abbastanza.
Odiava immaginarli insieme, ma allo stesso tempo non poteva non pensarci. Il pensiero dei loro corpi che si toccavano lo agitava terribilmente, immaginare anche solo loro due che si tenevano per mano gli faceva venire voglia di alzarsi dalla sedia e partire in moto per cercarli.
Invece era ancora seduto, sudato e pensieroso, alla pagina cinque del libro, perché a dir la verità, a lui, di Plauto e le guerre puniche, non fregava proprio un cazzo.
L'unica cosa che gli importava era raggiungere Simone, ovunque fosse.
<Manuel, hai preso tu il mio libro... eccolo. Posso prenderlo?> Dante afferrò il libro e vedendo che Manuel non era neanche alla fine dell'introduzione, lo prese, mettendolo sotto il braccio.
<Vedo che non ti ha preso molto><Non ho capito nulla> gli rispose Manuel, ammettendo che al libro non ci stava neanche pensando.
<Facciamo che ti porto qualcosa io> gli aveva proposto, entrando nella villa e lasciandolo solo a fissare il vuoto.
Tornò poco dopo con un libro nuovo, lesse solo Eraclito sulla copertina e, una volta che Dante fu tornato dentro, lo appoggiò sul pavimento e si mise a guardare il telefono.
Simone non gli aveva scritto e dall'ultima volta che aveva guardato il telefono erano passati venti minuti scarsi.
Aprì Instagram e la prima storia era proprio di Simone, una foto di Mimmo che guardava il mare. Erano andati a Latina, Manuel avrebbe riconosciuto la spiaggia anche solo dai granelli di sabbia. Era il loro posto preferito d'estate.
Pochi giorni prima della fine della scuola, Simone lo aveva portato a fare le guide con la macchina del padre, ritenendo che non era possibile che facesse davvero così schifo a guidare. In realtà Manuel sapeva guidare, solo che Simone lo distraeva.
Il pensiero che Simone avesse fatto lo stesso con Mimmo lo terrorizzava. L'idea alimentata dal ricordo dei loro corpi, seminudi e bagnati, sui sedili caldi. La mano di Simone sulla sua sul cambio, che mostrava come cambiare, come se Manuel non lo sapesse.
Fingeva così male che nemmeno Simone ci stava credendo, ma il contatto tra loro non sembrava infastidirlo.
Ora, pensare che in quella stessa macchina, ci fosse Mimmo con lui, gli faceva rivoltare lo stomaco.
Immaginava i loro corpi, uno sull'altro.
Simone sopra e Mimmo sotto, che lo guardava muoversi sopra il proprio corpo.Era invidioso, completamente accecato dalla paura. Voleva sapere cosa stessero facendo.
Avviò una chiamata solo per sentirla squillare a vuoto. Forse non l'aveva vista. Forse era troppo impegnato per rispondere. Forse aveva visto la chiamata e, una volta letto il suo nome sullo schermo, aveva deciso di ignorarla.
Gli lasciò un messaggio, poche parole per farlo rispondere al telefono: vuoi la pizza per cena?
Poi raccolse il libro da terra, lo aprì, lesse le prime tre parole, lo richiuse e si alzò per andare in cucina a prendere da mangiare.
Anita era in cucina a scribacchiare su un quaderno, con la pagina davanti agli occhi piena di inchiostro e scarabocchi.
Quando Manuel entrò nella stanza si alzò dal tavolo di colpo, girandosi verso il figlio e coprendo il foglio.Manuel non voleva assolutamente sapere cosa stesse scrivendo.
<Manuel, amore, che cerchi?>
<Niente, Ma'. Volevo solo un bicchiere d'acqua> aveva detto avvicinandosi al frigo, per poi allontanarsi di nuovo verso l'ingresso.<Manuel, mi stavo dimenticando, Simone ti ha lasciato una cosa in camera. Ha detto di dirtelo prima di uscire ma mi ero scordata> aveva detto, tornando ai suoi manoscritti.
Manuel non se lo fece ripetere e, scolato il suo bicchiere d'acqua il più velocemente possibile, si avviò correndo verso la loro camera.
Dante gli aveva proposto più volte di farsi una camera tutta sua, ma Manuel aveva sempre rifiutato con la scusa di non voler usufruire troppo della sua ospitalità. In realtà non voleva lasciare la camera di Simone, gli faceva piacere dormire vicini.
Sul letto c'era un bigliettino e un libro, un volume da poche pagine con un segnalibro a metà. Lesse in fretta le poche righe che Simone aveva scritto:
Non leggere quello che ti dà papà, ho provato sulla mia pelle che ti consiglia solo libri sulle lezioni che vuole fare. Ho visto che ultimamente leggi molto, ogni volta che torni hai un libro diverso in mano. Leggi questo, lo ho trovato l'altro giorno e mi sembrava parlare di te.
Esco con Mimmo, quando torno dimmi che ne pensi.
SimoRilesse varie volte il foglietto, concentrandosi sul decifrare ogni lettera scritta dall'amico. Capiva perfettamente cioè che aveva scritto, ma si costrinse a rileggerlo più volte per ricordarsi ogni parola che aveva usato.
Non diceva niente di particolare, eppure pensare a quelle parole dette da Simone lo rendeva felice, gli piaceva pensare che avesse pensato a lui.
Afferrò il libro e scese le scale, sperando che, quando sarebbe tornato, Simone lo avrebbe visto leggere il suo libro. Doveva solo aspettare che tornasse.
Prima o poi doveva tornare.Si sedette al suo solito posto, girò la sedia verso il parcheggio e attese, iniziando a leggere le prime pagine con un po' più di interesse del solito.
Il tempo stava continuando a passare lentamente, ma in modo un po' più sopportabile di prima.
Simone aveva pensato a lui.
La macchina di Dante arrivò nel parcheggio guidata da Simone nell'unico momento in cui Manuel non era sulla sedia. Sentì il rumore dal bagno e decide che ormai era meglio aspettarlo seduto sul letto.
<Simo', sei tornato finalmente> aveva detto, alzando gli occhi per guardarlo.
Simone aveva varcato la soglia, lanciando lo zaino sul pavimento con un gesto meccanico del braccio.
Aveva gli occhi rossi e gonfi, i capelli scompigliati e ancora umidi, lo sguardo triste e vuoto.<Simo', a chi devo spaccà la faccia?> lo aveva fatto sedere sul letto affianco al suo corpo e lo cercava di guardare negli occhi, che senza espressione guardavano il copriletto azzurro.
<Ci siamo lasciati> aveva rivelato infine, lasciandosi cadere in lacrime su Manuel, che lo accolse in un abbraccio.
Odiava vederlo piangere, ma mai come in quel momento desiderava che il tempo scorresse più lentamente del solito.
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universi paralleli
FanfictionEsistono miliardi di universi diversi da quello in cui viviamo, miliardi di storie non raccontate che appartengono ad essi ma anche al nostro. Pretendiamo di conoscere a pieno ogni storia senza celarvisi dietro. Anche Manuel crede che questi univers...