A breve avrebbero fatto la maturità e avrebbero lasciato per sempre quel liceo. Dal punto di vista scolastico la cosa non sembrava minimamente toccare Manuel, che già da un paio di settimane aveva fatto il conto delle ore di lezione di Lombardi che mancavano prima della fine dell'anno, ma lasciare quel posto per non farvi ritorno, gli provocava un senso di angoscia tale da non farlo dormire la notte.
Infatti quel giorno lo aveva affrontato con due ore di sonno e l'ansia addosso di non superare gli esami. Nonostante il sole e l'aria d'estate che ormai si sentiva da giorni, non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa, il pensiero che più di tutti lo preoccupava: e se Simone fosse entrato nell'università di Oxbridge?
Oxbridge era così lontana che Manuel non sapeva neanche esistesse, solo dopo dei mesi aveva scoperto che era il nome usato per unire Cambridge e Oxford. Era così lontana che sicuramente Simone si sarebbe dimenticato di lui.
Mentre Manuel che avrebbe fatto? Sarebbe riuscito a fare l'università di filosofia senza Simone che lo baccettava? Che lo portava in biblioteca a studiare? Che lo ascoltava ripetere in macchina o a bordo piscina?
<Allora, con questa lezione concludiamo il nostro percorso insieme, non per mettervi ansia, ma ci vediamo agli esami> aveva concluso la professoressa Girolami, che ormai aveva preso il nome di Marina per tutti, dopo le mille serate fatte insieme.
<Prof, l'ansia me la mette sí, è da due anni che me dice che me boccia> aveva risposto Rayan, mettendosi a ridere.
Anche Marina aveva sorriso, poi li aveva congedati con il suono della campanella, che segnava, per l'ultima volta, la fine dell'ora di matematica e del penultimo giorno di scuola.Tutti presero le loro cose, compresa la professoressa, tranne Manuel, che, seduto al suo banco, restava fermo a guardare la lavagna, osservando gli strani calcoli che pochi minuti prima Simone aveva fatto alla lavagna, mostrando a tutti quanto fosse fantastico in quella materia.
<Che fai, non vieni?> aveva detto Simone, che lo aspettava sulla porta per andare via insieme come tutti i giorni.
Avevano preso l'abitudine a inizio anno, quando si erano accorti che non mancava più molto tempo da trascorrere insieme e adesso si aspettavano sempre, che fosse per tornare a casa, per entrare in classe o in qualunque altro posto.
Manuel aveva accompagnato perfino Simone a fare le analisi del sangue qualche mese prima e aveva dovuto tenergli la mano, poi era svenuto e il più grande non era riuscito a non ridere.
<Non so, te sta bene de restà un po' qua?> aveva chiesto, facendogli segno di sederglisi vicino e restare con lui.
Simone aveva oltrepassato la classe, per poi sedersi al suo banco, che ormai da tre anni era sempre accanto a quello di Manuel.<Perché siamo qui?> aveva chiesto una volta seduto, guardando il suo amico negli occhi con quello sguardo da cerbiatto, che ormai dalla terza liceo era il punto debole di Manuel.
<Non so, c'ho voglia de pensà alla vita> lo aveva reso partecipe dei suoi pensieri, cercando di spiegargli come si sentiva il quel momento <Te ricordi il primo giorno de scuola?>
<Quest'anno?>
<Si, quando siamo usciti 'n'ora prima per andare al mare e tu' padre c'ha detto che ce giustificava perché era stanco pure lui>Aveva sorriso come quando si ricorda un momento del passato, quasi come se quell'evento fosse successo in un'altra vita. Come se fosse convinto che Simone si fosse già scordato di lui.
<Mi vuoi dire che hai voglia di mare?>
<Te non capisci mai un cazzo, Simo'>E Manuel questa cosa la pensava spesso, ogni volta che provava a dirgli quello che stava pensando, ma in realtà sapeva che non era colpa di Simone, perché quello che non sapeva comunicare era lui, quello che sapeva parlare solo a battute e botte.
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universi paralleli
FanfictionEsistono miliardi di universi diversi da quello in cui viviamo, miliardi di storie non raccontate che appartengono ad essi ma anche al nostro. Pretendiamo di conoscere a pieno ogni storia senza celarvisi dietro. Anche Manuel crede che questi univers...