1. Il giardino

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Mi presento: mi chiamo Martina Wilson e ho 16 anni. Sono chiusa in una maledetta scuola da mesi, senza la possibilità di uscire o di fare quello che voglio. Qui è sempre tutto uguale per me:triste e monotono. Sono una ragazza abbastanza timida, perciò per me è difficile fare amicizie, soprattutto in un luogo come questo; La King's Dominion è una dannata scuola per assassini dove i ragazzini imparano ad ammazzare chiunque gli capiti davanti o gli faccia un torto. Sinceramente non vorrei far parte di tutto questo ma sono costretta perchè mio padre ormai si è fatto influenzare dal preside della scuola e suo vecchio amico, il Maestro Lin. Ogni giorno faccio le stesse cose: seguo le lezioni e poi vado a rifugiarmi in questo piccolo giardinetto sul retro della scuola. Lì ci sono molti alberi quindi non è ben visibile. Mi metto seduta lì e porto con me un quadernino dove scrivo o disegno tutto quel che riusce a farmi stare bene e a liberarmi. Nel profondo vorrei soltanto tornarmene dove ero prima, a casa con la mia famiglia e i miei amici, ma ormai è tardi per poter tornare a quelle vecchie piccole gioie. Mentre pe so al mio passato, sento arrivare qualcuno. È una cosa davvero strano perchè di solito non viene nessuno a parte me
"Sarà un insegnante o qualcuno che cura il giardino" penso ingenuamente, ma pian piano vedo avvicinarsi un ragazzo pieno di ricci castani sopra la testa. Si siede ed estrae anche lui un quadernino. Solo dopo un po! si accorge della mia presenza

"Scusami, non ti avevo visto" dice lui.

"Non preoccuparti" rispondo. Esito qualche istante, poi chiedo:"Come ti chiami?"

Ridacchia appena, una risata che sa più di amarezza che di divertimento.

"Strano che tu non sappia chi sono;dovresti temermi."

Si blocca vedendo la mia faccia confusa, poi continua rigido.

"Sono quello che ha ucciso i 12 ragazzini nella casa famiglia. Sicuramente ne avrai sentito parlare"

Io faccio di no con la testa:non ho idea di cosa stia parlando. A vederlo così non mi sembra una brutta persona:aveva degli occhi buoni e sinceri,coperti da un velo di tristezza. Non penserei mei che possa aver fatto una cosa del genere,ma d'altronde questa è una scuola per assassini,cosa dovrei mai aspettarmi dai miei coetanei?

"Davvero non sai di cosa sto parlando?" Dice sorpreso

"No, a dir la verità"

"Oh grazie Dio, la prima persona che non scappa appena mi vede e che non mi insulta appena apro bocca! Mi chiamo Marcus Lopez, e ti ringrazio per non essere informata"

Un sorrisetto divertito compare spontaneamentesul mio volto; è un tipo un po'strano, ma conosco gente decisamente più stramba di lui.

"Tu invece sei?"

"Mi chiamo Martina. Sei nuovo qui? Io ci sono da qualche mese e non ti ho mai visto" continuo io

"Si, sono arrivato ieri. Mi sono venuti a prendere Saya e altri ragazzi, li conosci vero?"

"Solo di nome" rispondo"Non ho fatto molta amicizia in questi mesi"

"Nemmeno io sono molto propenso a nuove conoscenze ma ho davvero bisogno di avere degli amici" dice con aria sconsolata.

"Non hai degli amici fuori di qui?"chiedo

"No, sono cresciuto nella casa famiglia dopo che i miei genitori sono morti e lì la compagnia non era delle migliori"

"Mi dispiace davvero...non lo sapevo, perdonami

"Tranquilla" risponde

Emette poi uno sbuffo preoccupato, prende fiato e seguita a parlare

"Sai, sei la prima persona a cui lo dico" sospira ancora "ma io non ho ucciso quei ragazzini. Vedi ero davvero disperato, così organizzai una fuga. Nel farlo ferii il mio compagno di stanza e alcune guardie. Io scappai e basta, al resto ci pensò quel ragazzo, Chester. Uccise quei ragazzini senza pietà, ma i giornali diedero la colpa a me, è per questo che sono qua." Si ferma qualche istante, respira profondamente e mi accorgo con quanta forza cerca di scacciare quei pensieri dalla mente. "Tu che hai fatto per ritrovarti qui?" Continua lui

"Io nulla in realtà" dico un po' scossa dall'ondata di pensieri che quella domanda mi aveva mandato per la testa. Sento il suo sguardo bruciare su di me in cerca di risposte, così mi decisi a parlare

"Vedi sono la figlia di un vecchio amico del Maestro Lin. Mio padre da giovane era un bravo ragazzo ma negli anni si è lasciato influenzare da Lin ed è diventato una persona cupa e violenta. Si è fatto parecchi nemici nel corso del tempo e mi ha mandata qui per aiutarlo ad uccidere queste persone" dissi, faccio poi una breve pausa
"Solo che io non sono fatta per questo: non saprei toccare nemmeno una mosca e uccidere qualcuno è l'ultimo dei miei pensieri, ma questo mio padre non lo capisce. Io non sono fatta per stare qui, questo non è il mio posto! Il Maestro Lin è un mostro che convince dei ragazzini che uccidere qualcun'altro sia normale e che sia giusto in determinate circostanze: vendette o che so io. Ma la vendetta non ha senso secondo me; insomma uccidere un' altra persona perchè ha ucciso a sua volta qualcuno che amiamo non ci gratificherà minimamente, nè ci farà passare il dolore che abbiamo dentro. Penso che se lo facessi mi sentirei solo peggio a pensare che qualcun altro stia provando il mio stesso dolore. Qui ti fanno il lavaggio del cervello, l'importante è non dare mai retta a quel che dicono: qui ti cambiano. Ti convincono di cose disumane. Mai dargli ascolto, mai." Dico tutto d'un fiato. Lo vedo annuire debolmente, forse capendo solo adesso i veri scopi di questa scuola.

Rimaniamo in silenzio per qualche minuto a ripensare al triste passato che accomuna entrambi. Non so perchè ma sento il cuore leggermente più leggero per essermi aperta con qualcuno, qualcuno che sento sia in grado di capirmi parzialmente. Mi guarda per qualche istante brevissimo, poi getta l'occhio sul quadernino che tengo in mano

"Anche tu scrivi?"

"Oh si; mi piace molto e mi rilassa farlo. Butto fuori tutto così." Rispondo "Disegno anche ogni tanto"

"Anche io adoro farlo. Sai mi piacerebbe fare il fumettista,più in là, ma non credo che lo sarò mai. Sono bloccato in questa merda" dice rassegnato

"Non la penso così sai? Magari starai qui un po' , poi uscirai ed andrai a lavorare in qualche bar di merda come cameriere per 5 anni, nel frattempo metterai da parte i soldi e progetterai il tuo fumetto. Passati i 5 anni lo manderai ad una casa editrice, te lo pubblicheranno e avrai anche i soldi per prendere una casa in affitto e boom! Ti sei fatto una nuova vita così come la desideri"

Mi rivolge uno sguardo languido e una risatina, questa volta più felice e di cuore. Poi lo vedo scattare in piedi all'improvviso

"Scusami ma devo andare, mi ero dimenticato che i miei amici mi stanno aspettando. Ci incontriamo sul tetto di solito... Che ne dici di venire anche tu?"

"No grazie, come ti ho detto non sono il massimo con le amicizie"

"Va bene" fa poi una piccola pausa come se stesse riflettendo su quello che deve dire dopo

"Se volessi riparlarti ti troverei qui?" Chiede timidamente lui

"Certo,sarò qui" rispondo io

"Va bene, ci vediamo allora" conclude lui guardandosi alle spalle un paio di volte, poi sparisce dietro gli alberi.

SPAZIO AUTRICE:ciao a tutti, questa è la mia prima storia quindi perdonate eventuali inperfezioni. Se vi sta piacendo lasciate una stellina ed un commento. Grazie a chiunque stia leggendo💝💝

Out of the darkness-Marcus Lopez ArguelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora