4. La macchiolina

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Passa un giorno, mi dirigo in classe e non posso fare a meno di sentire le voci dei miei compagni che parlano del compito assegnato ad un'altra classe: il professore ha chiesto agli alunni di uccidere qualcuno e di nascondere qualunque prova per mettere alla prova le loro capacità. Quelle parole mi provocano un brivido mi passa lungo la schiena: non posso neanche immaginare che quelli che in fin dei conti sono ragazzini debbano mettersi a nascondere cadaveri per non essere messi in galera che, sia chiaro, è sicuramente un luogo migliore della King's Dominion. Ora la mia mente è la mia preoccupazione va anche al povero Marcus: quante aspettative deve avere addosso essendo etichettato come serial killer? Davvero tante. Chissà quanto lo avrebbero preso di mira se non avesse svolto il compito, già i probabili insulti verso quel povero ragazzo mi cominciano a ronzare per la testa: "tu non eri il grande assassino?", "uccidi 12 ragazzini e poi ti impressioni a uccidere qualcuno a caso?", "codardo", e ancora chissà quante cose si sarebbe dovuto sentir dire. Mi dirigo verso l'uscita dell'aula abbastanza scossa e cerco Marcus per la scuola, senza però trovarlo. Incrocio Billy e gli domando se lo abbia visto, ma anche lui non sa dove sia andato. Oramai non mi resta che aspettare e capire dove si sia cacciato. Lui,che non ha davvero ucciso quei ragazzini ed è qui ingiustamente, ucciderebbe qualcuno a comando solo per un compito? Spero mi abbia ascoltato e di non dover ritrovarmelo sporco di sangue in giro per i corridoi. Ormai rassegnata, mi metto il pigiama e mi sdraio sul letto senza riuscire però a chiudere occhio. Passa un'ora. Il ticchettio della sveglia è ormai insopportabile. Mi siedo sul letto con occhi sfiniti e attendo pazientemente che un velo di pace mi avvolga e mi permetta di dormire, ma non è di certo pace ad accogliermi: sento bussare con forza alla porta; so benissimo chi sia

"Martina, Martina ci sei? Ti prego aprimi! Ho bisogno di te" sento Marcus gridare con voce rotta da dietro la porta. Mi alzo e la spalanco. Marcus mi guarda con quei suoi occhi che ogni volta avevano il potere di destabilizzarmi per il forte contrasto tra la loro bellezza e l'infinita tristezza che portano dietro, e che oggi era ancora più del solito.

"Cos'è successo?" Chiedo preoccupata, sapendo purtroppo già la probabile risposta

"Ho sbagliato. Ho ucciso una persona" lo guardo sconvolta, pur aspettandomi la cosa: sentirselo dire davanti fa tutto un altro effetto di una semplice ipotesi. Mi guarda e lo faccio entrare nella mia stanza. Io mi siedo sul letto e lui si chiude la porta dietro, appoggiandocisi sopra con la schiena. Mi sembra che stia per svenire. Lo guardo attendendo spiegazioni, lui prende qualche respiro profondo gonfiando il petto, poi inizia a raccontarmi l'accaduto.

"Ci hanno dato un compito oggi. Dovevamo uccidere qualcuno e nascondere ogni prova. Io ti giuro che non volevo farlo, davvero! Stavo scappando da questa scuola di merda a dir la verità" lo guardo sconsolata sentendo l'ultima parte che pronuncia. Poi continua a parlare
"Ma un ragazzo, Willie, mi ha seguito con la macchina e mi ha chiesto di aiutarlo a fare il compito; lui in cambio mi avrebbe portato dove volevo e lasciato lì. Io ho accettato e siamo andati ad uccidere un mostro, qualcuno che se lo meritava in realtà. Doveva essere Willie a sparare ma non è riuscito a farlo, allora sono stato io ad ucciderlo. Lui mi ha aiutato a bruciare il corpo in un cassonetto" sentendo il suo racconto mi sento strana, come se fossi stata tradita. Non pensavo arrivasse a fare una cosa simile. Forse ho solo troppe aspettative su di lui: solo perchè siamo amici non voleva dire che seguisse le mie teorie ed i miei consigli. Voglio solo che stia bene, che possa essere piano piano libero e felice come si merita, ma andando avanti così non sarebbe migliorato nulla.

"Ti prego non guardarmi così Marti. So che ti senti delusa da me, ma non sai quanto lo sono io da me stesso. Non riuscivo a dormire sai? Pensavo andasse tutto bene perchè quel tizio si meritava di morire per tutto il male che ha fatto a me e a tante altre persone. Mi spiace tanto, ma ti prego non abbandonarmi solo perchè ho sbagliato." non so cosa dire. Un nodo alla bocca dello stomaco si forma impedendomi di rispondere. So solo che il mio cuore, sentendo quell'ultima parte, si è fatto piccolo piccolo per la tenerezza che provo per questo povero ragazzo. Come posso abbandonare qualcuno così bisognoso di amore, così bisognoso di compagnia e di comprensione? Non posso proprio farlo e soprattutto non voglio farlo. Non so come consolarlo e l'unica cosa che mi viene spontaneo è gettarmi al suo collo ed abbracciarlo come sicuramente non era abbracciato da tempo. Lo stringo a me come fosse la mia piccola creatura da proteggere, una piccola anima fragile, bisognosa di affetto e cure. Lui si rifugia tra le mie braccia e rimaniamo così per alcuni minuti. Poi mi guarda negli occhi e sento una stretta allo stomaco vedendo quegli splendidi occhi pieni di lacrime. Mi appoggia un leggero bacio tra i capelli e torna ad abbracciarmi. Poi si stacca e si siede sul mio letto, stanco e sfinito. Io lo guardo e la prima cosa che mi viene in mente è di dargli qualcosa che gli dia sicurezza, che gli assicurasse che io gli volevo bene e non me ne sarei andata per degli errori. Guardo attentamente la mia mensola piena di gadget e libri: niente di buono lì. Poi abbasso lo sguardo sulla scrivania. Lì c'era proprio quello che gli serve: accanto al walkman ci sono due pupazzetti di quando ero piccola: uno era mio ed era un coniglietto e l'altro doveva essere di mio fratello, solo che non lo volle mai perchè diceva che era "roba da femmine". È una piccola volpe fatta a mo di portachiave, con una piccola macchiolina di sporco che gli avevo procurato portandomela sempre dietro. Posso finalmente darla a qualcuno, qualcuno che ritengo come un fratello, qualcuno che ne ha davvero bisogno. Prendo l'animaletto in mano e lo porgo in quella di Marcus che mi guarda con un misto di sorpresa e gratitudine stampata nello sguardo.

"Doveva essere di mio fratello questa volpetta ma non l'ha mai voluta. Ora è tua. Anche se qui ha una piccola macchiolina di sporco è carina; me la portavo sempre dietro quando ero bambina e non l'ho più lavata. Ci tengo che l'abbia tu: hai bisogno di una compagna come lei." Concludo io.
Lui mi guarda con affetto ma non mi dice grazie, perchè i suoi occhi lo urlano e non serve dirlo a parole. Scruta l'animaletto con rispetto ed attenzione, poi lo mette in tasca. Si alza dal letto e mi dà un ultimo abbraccio senza dire una parola, apre la porta e mi fa un sorriso debole ma pieno di amore. Infine lascia la stanza chiudendo la porta dietro di sè.

SPAZIO AUTRICE: eccomi! Vi sta piacendo la storia? Che ne pensate del rapporto tra i due? Io li trovi veramente dolci. Se vi incuriosisce il racconto potete lasciare una stellina oppure un commento, così mi sosterremo e continuerò a scrivere. Se avete qualche consiglio da darmi o volete vedere qualcosa di aggiunto alla storia potete scrivermelo e vedrò cosa fare. Grazie a tutti voi💝🌼🫂🫂

Out of the darkness-Marcus Lopez ArguelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora