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Mi passai una mano tra i capelli, stavo osservando il mio riflesso allo specchio, il Nero dei capelli era identico al colore degli occhi, abbassai lo sguardo sui miei vestiti, indossavo dei pantaloni larghi, aderivano alle gambe solo nei punti in cui erano fissati i miei pugnali, delle scarpe da ginnastica nere logore, alzai lo sguardo sul top del medesimo colore, in contrasto con una sciarpa blu scuro, le mani erano fasciate da del tessuto nero che risaliva fino agli avambracci, un rumore dietro di me attirò la mia attenzione, osservai "l'uomo" che stava armeggiando con un vinile dietro di me, guardai i capelli di un assurdo acceso che oscillavano da una parte all'altra mentre raccoglieva le custodie cadute "si saranno danneggiati tutti!" Sorrisi "se non ci fossi io distruggeresti tutto" Ade dio degli inferi, rinchiuso su un'isola incapace di usare i suoi poteri e, chi l'avrebbe mai detto?, così maldestro che riuscirebbe a farsi crollare la sua stessa "casa", se così vogliamo chiamarla, sul capo, lui alzò gli occhi al cielo "sono un dio, non ho bisogno di nessuno" incrociai le braccia al petto "ok, diciamo che mi piace la compagnia di mia figlia e del mio cucciolo, ma nessun'altro" "così mi piaci" lo aiutai a raccogliere i vinili "poveri vinili" "povero me!! Dove ne troverò altri?" Che cattivone eh? "Beh a meno che non hai trovato un modo per oltrepassare la barriera non ne potrai avere altri, neanche col contrabbando, sia chiaro, non c'è modo, ora vado a fare un giro, hai intenzione di uscire da questa trappola che chiami casa per qualche ora o rimani qui?" Lui mi guardò male, alzai le mani in segno di resa e mi diressi verso l'uscita "come vuoi tu" "sta attenta" "come sempre" percorsi le gallerie buie, quando oltrepassai l'uscita dovetti adattarmi alla luce.

Passavo in mezzo agli edifici, ogni volta che la mia strada si incontrava con quella di qualcun'altro quel qualcuno scappava, essere la figlia di Ade portava diversi vantaggi, ma altrettanti svantaggi, uno di questi mi aveva lasciato una cicatrice sul fianco sinistro, la percorsi istintivamente con la mano destra, non mi ero più fatta cogliere di sorpresa da quel momento, senza accorgermene ero arrivata fino al molo, amavo il mare solo quando c'era la tempesta, amavo guardare il mare mosso, ora era di una calma piatta, il colore attorno all'isola però era sempre stato di un grigio, sentì qualcuno avvicinarsi e il legno scricchiolare dietro di me, presi il pugnale e lo puntai alla gola dello sconosciuto, spostai lo sguardo sul suo sorriso "Harry" dissi disgustata, guardai le sue mani alzate in segno di resa verso l'altro, una impugnava l'uncino del padre, tornai a guardare il suo viso "che ci fai qui?" "Che ci fai tu qui, questo è il nostro territorio" sorrisi "di chi? Tuo o della tua padroncina?" Il suo sorriso si spense, provò ad attaccarmi ma aumentati la pressione del pugnale sul suo collo, un rivolo di sangue macchiò i suoi vestiti "fai un'altro passo e sei morto, ricordatelo" lui mi guardò dalla testa ai piedi il sorriso tornò sul suo viso, stavolta era diverso però "sai, se tu non fossi così maledettamente aggressiva nei miei confronti, potrei fare qualche pensierino su di te" "non prendiamoci in giro te li stai già facendo" rinfoderai il pugnale quando si mise a ridere "sloggia Hook" "sloggia tu semidea" una voce femminile, guardai Uma comparire da dietro l'angolo seguita dal figlio di Gaston "pensi davvero di farmi uno spregio chiamandomi semidea? Se è così non hai idea di quanto tu ti sbagli" sorrisi, lei mi fulminò con lo sguardo, Harry si spostò al suo fianco "pensi davvero che io abbia paura di tuo padre?" Io mi guardai le unghie rilassata "di mio padre? Si, di me? Altrettanto" sorrisi mentre dicevo l'ultima parola, tornai a posare lo sguardo su di lei, era furibonda "coraggio polpo, mettimi alla prova" a quel nominativo scattò verso di me, schiavi e con un gesto la buttai a terra "troppo facile" sentì dei passi venire verso di me "Harry -mi voltai verso di lui- se non vuoi che il tuo amato amo da pesca finisca in mare prendi la tua amica e lasciatemi stare" lui rimase a guardarmi per qualche minuto, poi optò per l'opzione più logica, scomparirono da dove erano venuti, io tornai a rilassarmi seduta sul moletto.

Tenevo in mano tre pesci, gli avevo rubati mentre un pescatore era distratto, raggiunsi mio padre e li lasciai sul tavolo dove era chinato per provare ad aggiustare un vinile, sussultò, posai la mano destra sul fianco "sai che non puoi aggiustare un vinile con dello scotch vero?" Lui mi guardò di sottecchi, io indicai con un dito il nastro adesivo appoggiato sul tavolo accanto alle custodie che stamattina aveva fatto cadere a terra, lui alzò gli occhi al cielo in risposta "mentre porto uno dei pesci a cerbero tu pensa e preparare la nostra di cena" mi allontanai con il sottofondo di mio padre che si lamentava.

My Soulmate/Harry HookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora