Parte Quinta

1 0 0
                                    


72

Giovanni Vivaldi. Si chiamava così, il vecchio poliziotto che avrebbe gettato un bel secchio di acqua brillante nella densa pece in cui Aloisi, Vitaccia e carabinieri avevano immerso la testa fino a quel momento, indagando sul Signor Fiera. Si chiamava come il personaggio interpretato da Alberto Sordi nel film "Un Borghese Piccolo Piccolo", un gioiello di dramma noir all'italiana del 1977 diretto da Mario Monicelli. Vivaldi era in pensione dal 2008 per via di una coltellata al nervo sciatico, datagli durante un blitz, che lo aveva reso zoppo alla gamba destra. Era entrato in servizio a venticinque anni nella Polizia di Stato, proprio nel periodo più nero di Roma. Per dirne una, a sette anni dal suo ingresso in polizia, si era trovato a lavorare con i colleghi al delitto Pasolini ed al massacro del Circeo, nel 1975.

Il vecchio sbirro era seduto ad un tavolino del Sikelìa, a Guadovecchio. Per Borghetti, più giovane di lui di trent'anni, si sarebbe spostato anche in capo al mondo, vista l'amicizia che lo legava a Borghetti Senior, prima che un'ischemia se lo portasse sottoterra. Quel pomeriggio, Vivaldi sembrava il narratore protagonista de "Il Tempo Ritrovato", romanzo di Marcel Proust che gioca tutto sulle digressioni ed i ricordi. La similitudine c'era, in quanto il Nostro era seduto in pasticceria a pensare al passato con un dolcetto davanti, che non era una madeleine come nel libro dello scrittore francese, ma una piccola cassata. L'analogia, anche se un po' stiracchiata, ci poteva stare.

"Me raccomando, Giovanni non sopporta le uscite a cazzo de cane. Questo lo dico soprattutto a te, Vità." avvertì Borghetti, andando verso il Sikelìa con i due detective.

Vitaccia annuì, anche perché il caso era quasi risolto, quindi stava pian piano congedando Gogolak per tornare il frescone di sempre. Già aveva avuto la prima avvisaglia qualche ora prima, riferendo i progressi dell'indagine alla loro cliente, Anna Condorelli. Pur avendole cambiato la giornata in meglio con quelle buone nuove, il detective le aveva detto di non continuare a disperarsi per la perdita del suo ragazzo perché "N'artro ganzo che la soddisferà, pure a livello de sesso, sicuro lo trova. Bella com'è...". A quel punto, Aloisi gli aveva strappato di mano la cornetta, riparando la gaffe, mettendoci almeno cinque minuti.

Arrivarono al tavolo dove era seduto Vivaldi; questo si alzò ed abbracciò Borghetti.

"Loro sono Aloisi e Vitaccia, ex colleghi ed ora investigatori privati. Stanno indagando sul caso del Signor Fiera per conto di una nostra compaesana." introdusse il Maresciallo.

I tre si strinsero la mano a vicenda e si sedettero. Borghetti rimase in piedi e chiese cosa volessero da bere e stuzzicare.

"Dù mandarinetti e dù cannoli." rispose Vitaccia, facendo segno anche al collega.

"Io ho già magnato 'na cassatina. Fammene portà n'altra e un limoncello." fece Vivaldi.

Borghetti usò ad obbedir tacendo e, scherzando, fece il saluto militare a Vivaldi, che gli sorrise.

"Quindi volete sapè de Francesca Bottazzi..." fece serio l'ex poliziotto.

I due detective annuirono. Borghetti tornò al tavolo con i mandarinetti, dicendo che i dolci, li avrebbero portati a breve. Il Maresciallo finalmente si sedette.

"Bevete piano, ragà. È 'na bruttissima storia. Una delle più merdose storie criminali del Lazio accadute negli ultimi trentasei anni!" fece Vivaldi, concitato, sorseggiando il limoncello.

Aloisi, Vitaccia e Borghetti fecero uno sguardo fra l'attento ed il curioso, come tre scolari alle elementari durante la lezione del maestro più buono.

***

1980.

Era da tempo che Francesca Bottazzi voleva realizzare il suo sogno: la costruzione di un luna park che, sei giorni all'anno, sarebbe stato attivo in una kermesse fieristica avente come tema il Carnevale. La donna amava molto i bambini ed il divertimento e aveva notato che i piccoli di San Eusebio, paesino limitrofo a Carpaccio, si ammazzavano di noia. In quello sputo di posto, c'erano solo due asili, tre scuole elementari ed un cartolaio che ogni tanto vendeva giocattoli. I bimbi, da che mondo è mondo, hanno bisogno di giocare. Il cuore ha bisogno di favole, su questo non si discute, altrimenti da grandi vengono su come disadattati.

Signor FieraWhere stories live. Discover now