Caffè

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Ho sempre pensato che nella vita ci sono due tipi di persone... quelli che nascono per avere la gloria, un bel futuro preparato, e tanta strada spianata... e poi ci sono quelli come me.

Con quelli come me non intendo iniziare una polemica vittimistica in cui mi lamento del perché la mia vita faccia schifo o del perché lavoro come segretaria di una casa editrice, la STONE EDITOR, dove il mio capo non capisce che dopo 2 anni che lavoro qui sono colei che gli lascia sulla scrivania i libri letti e corretti e non colei che gli porta a lavare e stirare le camicie o porta caffè caldi schiumati alla soia.

Ho studiato alla Seattle University e ho studiato tanti anni con dedizione per intraprendere un ruolo come questo e non intendo mollare proprio adesso che sono arrivata qua. Un giorno scalerò la vetta, quel giorno potrebbe essere domani; per ora mi accontento,chissà che un giorno non apra gli occhi e mi vede per quella che sono realmente.

Che poi...chi sono davvero?

Sono una semplicissima ragazza, a differenza di tutte le modelle che si aggirano per questa città, di nome Amber ho 28 anni ho i capelli mossi e rossi, non rosso fuoco, direi più che assomigliano al colore di una carota, ecco spiegato perché la mia migliore amica e il suo ragazzo mi chiamano "CAROTINA"; all'inizio mi dava fastidio ma poi ci ho fatto l'abitudine, tanto non ne vogliono sapere di smettere. Sono una ragazza molto goffa a detta della mia migliore amica Martha ma non è così per me. Non è colpa mia se inciampo per strada perché non vedo per terra una buccia di banana che chiaramente non dovrebbe stare li, o se quando devo sedermi in un ristorante cado perché qualche bambino decide di sportarmi la sedia, oppure se mi rovescio il caffè da portare al capo perché qualcuno mi viene addosso facendomi ustionare con quel maledetto caffè che non dovrei nemmeno portargli io!

No. Non sono ne impacciata ne distratta, sono gli altri che non si accorgono di me o lo fanno male.

Quest'ultimo pensiero mi fa tornare alla mente un periodo indelebile della mia vita, e questo periodo ha un nome solo.

Decido di non pensarci e di infilarmi in fretta la mia camicetta per andare a lavoro dato che sono in ritardo;

"Sei la solita imbranata non cambi mai" mi dice Martha con un tono misto divertito e esasperato

"Dimmi che cosa ci posso fare se mi sono andata a lavare i denti e mi è scoppiato sulla camicetta il tubetto di dentifricio. Io non c'entro nulla, sono vittima della sfiga. Mi perseguita" dico alzando le braccia al cielo

"Non voglio sentirti ripetere questa storia di tu che non sei goffa ma hai solo ricevuto un incantesimo contro per avere sfiga eterna a vita. Ti aspetto in macchina, muoviti" e fa per uscire di casa.

Sono veramente stata colpita da un incantesimo non può essere colpa mia.

Mi affretto a farmi una treccia veloce e fiondarmi in macchina di Martha dato che mi deve accompagnare a lavoro e poi deve fare delle commissioni e ha fretta.

Ho la patente (ci mancherebbe dopo 4 tentativi era il minimo) ma per sbaglio facendo manovra non ho visto il muretto dietro di me urtandolo e rovinando l'auto perciò per questa settimana ha dovuto accompagnarmi a lavoro la mia migliore amica fino a che il meccanico non mi chiama per andarla a prendere...

Visto? Tutta sfiga.

Sbuffo al pensiero ed esco di casa prendendomi le chiavi dietro.

"Hai tutto? Non voglio tornare indietro come ieri perché hai scordato le chiavi"

"Ho tutto possiamo andare" e gli sventolo le chiavi in faccia

Il tragitto è il solito, musica alta e noi due a sgolarci per cantare i nostri pezzi preferiti. Non importa che ore siano per noi o quante ore di sonno abbiamo in corpo... canteremo sempre come se non ci fosse un domani se siamo in macchina insieme.

"Buon lavoro baby ci vediamo alle 14"

La ringrazio con un bacino volante e vado a prendere il solito caffè per il capo prima di iniziare il turno. Vado nella caffetteria di Santhiago; è il ragazzo di Martha e la sua caffetteria per mia fortuna è proprio sotto la STONE EDITOR, così non perdo nemmeno troppo tempo.

"Di corsa anche oggi carotina?" dice Santhiago divertito

"Cosa te lo fa persare?" rispondo ironica

"Tieni" e mi porge il caffe "Quando vuoi gli metto il veleno"

"Magari" rispondo ridendo; non lo farei mai anche se ho detto un milione di volte che lo avrei fatto

"Ci vediamo dopo?" chiedo; tra lui e Martha è un periodo di crisi perché qui a lavoro viene una ragazza che ci prova con lui e nonostante tutte le avance da lei fatte lui ha sempre rifiutato ma a Martha non basta, non vuole che lei entri più qui dentro, ma lui dice che è una cliente e non se la sente di cacciarla per qualche complimento; così litigano per ore senza trovare una via di mezzo.

"Credo" risponde affranto

"Ci parlo io dopo con lei. Tu trova una soluzione, la farò tornare da te, nel frattempo è giusto che stia da me e si sblollisca sarà una questione di giorni lo sai meglio di me che non sapete stare troppo tempo senza stare insieme" dico ed esco dalla sua caffetteria. Non capirò mai questi problemi di coppia, forse perché non ho una relazione da tanto tempo e non ricordo più nemmeno come si faccia ad essere una coppia. L'ultima relazione che ho avuto è durata due anni; considerando il soggetto che era direi anche troppo. Non stiamo più insieme da direi un annetto, ogni tanto mi riscrivere per scusarsi e chiedermi di prendere un caffè insieme ma la mia risposta è sempre un bel visualizzato. Si chiama Steven, è un gran bel ragazzo, biondo occhi azzurri alto e palestrato, insomma proprio un bel tipo; stavamo bene assieme finche non ha deciso di andare a letto con una sua allieva e rendermi il cervo più goffo di Seattle. Nonostante il tanto tempo passato assieme non ho sofferto tanto in quanto non l'ho mai amato, non so cosa sia l'amore non ho mai detto "TI AMO" ne tantomeno provato quelle farfalle nello stomaco. Forse sono difettosa io non lo so.

Mentre salgo le scale rifletto su ciò e penso a quanto sia brutto non sapere cosa sia l'amore. Forse non ne sono destinata, forse sogno ad occhi aperti, un amore come quello dei libri che non esiste o che semplicemente non arriverà mai...

Lascio il caffe sulla scrivania del capo e mi dirigo alla mia per rispondere a qualche mail.

Ne trovò una che cattura la mia attenzione, è di un ragazzo che ha scritto un libro sul suo incidente d'auto; questo protrerebbe essere il potenziale che cerchiamo. Mi cimento a leggere il libro passando così metà turno senza rendermene conto

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