Premessa

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Hai qualche dubbio circala possibilità di diventare genitore?

Tutti te ne parlano comeuna cosa scontata, ma a te viene la pelle d'oca o semplicemente tisenti a disagio al solo pensiero?

Il mondo non ti piace?Hai qualche remora a metterci una tua creatura?

Allora questo libropotrebbe fare al caso tuo. Leggendolo, tirerai un respiro di sollievoe ti sentirai a casa.

Precisiamo che non haibisogno di un'etichetta. Molti sono childfree senza essere aconoscenza di un termine che li designa. Usiamo questo termine soloper comodità: se vuoi, puoi continuare semplicemente a dire che nonhai figli per scelta.

Stai decidendo secompiere il grande passo? Stai valutando i pro e i contro dellagenitorialità? Ottimo, ponderare va sempre bene. Se hai voglia diproseguire nella lettura, questo libro ti condurrà attraverso icontro. I pro li conosci già, li avrai certamenteinteriorizzati fin dalla nascita da famiglia, amici, media, società.Li senti proclamare da ogni dove. Perciò non serve ricordarli.

Se poi deciderai per ilgrande passo, potrai almeno dire di aver ascoltato entrambe lecampane e compiuto una scelta ponderata.

Sei un genitore? Convintoappieno, convinto con periodi di cedimento, pentito?

Questo libro ti aiuteràa capire chi sono i childfree, di cui si sente sempre più parlare(spesso in maniera spregiativa). Persone normali, con pregi edifetti, accomunati soltanto dalla scelta di non avere figli. Sedecidi di proseguire nella lettura, troverai probabilmenteargomentazioni su cui non sarai d'accordo. Lo scopo non è certoquello di convertirti; c'è semmai la speranza che i childfree non tiappaiano come certi stereotipi negativi tendono a ritrarli.

E ora torniamo a te, carochildfree, o senza-figli-per-scelta, o in qualsiasi modo tu tidefinisca. Non preoccuparti:malgrado i moniti che piovono da ogni dove, tesi a farti sentire incolpa, va tutto bene.

Ripeti insieme a noi: NONDEVO PER FORZA AVERE FIGLI. Non è vero che sei tu aessere sbagliato, non è vero che hai qualcosa che non va. Non èvero che stai danneggiando l'economia nazionale.

Questo scritto nasceproprio per spiegare il fenomeno childfree, legittimarlo e aiutarechi si sente in difficoltà con l'accettazione di un proprio essere. Ma si rivolge a tutti: aigenitori, agli aspiranti tali, agli indecisi. Proponendosi anche difar conoscere e accettare il fenomeno childfree alla società,sovente critica nei suoi confronti.

Da molto tempo, nei Paesioccidentali, il mondo laico e quello religioso sono in trepidazione.Governi, Chiesa e cittadini si domandano: quale sarà il nostrofuturo?

Dalle loro oscureprevisioni si profila all'orizzonte l'ombra di una decadenza, cheprogredisce alla diminuzione della natalità. Senza tanti figli unPaese non avanza, sostengono alcuni, e i valori tendono a decadere,rincarano altri. L'economia tracolla, l'egoismo irrompe.

Così proliferanoammonimenti e provvedimenti per fronteggiare una situazione vistacome catastrofica; si viene a formare un confuso movimentod'opinione, che serpeggia nella popolazione convincendola che ilrallentamento demografico è nocivo.

In questa mentalitànebulosa e priva di fondamenti scientifici, un'aura magica e roseaha da sempre circondato l'evento della nascita, conferendogli unsignificato sovrannaturale e meraviglioso che poco gli appartiene.

Tutto ciò porta spessoad affrontare il più grande evento della nostra vita con la piùprofonda incoscienza e frivolezza. In realtà sarebbe d'obbligo porsidavanti a esso con grande intento riflessivo, non certo "con ilcuore", come raccomandano milioni di sentimentalisti, e farsicentinaia di domande che iniziano tutte con "Perché..." e"Come..."

È una decisione cheriguarda noi stessi e bisogna evitare, in questo, di farsi sopraffaredalle più subdole pressioni e di seguire passivamente una strada giàbattuta da altri.

Primadomanda: perché dovremmo porci tante domande?

D'altronde, dalla nottedei tempi, la riproduzione è stata sempre un evento ricercato e nonponderato: perché proprio adesso dovremmo fermarci a riflettere?

È strano che, ancoraoggi, alcuni divulgatori o scienziati di rispettabile fama(probabilmente qualcuno citato nel corso del libro), considerino lecose così come stanno in questo momento, come fossero immutabili. Sidanno spiegazioni ai comportamenti umani facendoli risalire adatavismi e quindi legittimandoli all'eternità, rendendoliuniversali.

Ma la tesi secondo cui undeterminato comportamento (ad esempio mettere al mondo più figlipossibili) è valido e universale solo perché "funziona da milionidi anni", è completamente errata. Milioni di anni, in realtà, nonsono nulla. Rappresentano solo un'epoca, con un inizio e una fine.Ovviamente ci portiamo dietro da millenni molti strascichi biologici,ma essi sono meno di quanto crediamo: il resto è il semplicerisultato dell'effimera cultura di un determinato periodo.

E la cultura cambia nelcorso dei secoli.

La cultura, come labiologia, subisce un'evoluzione. È la nostra evoluzione, per noiche ormai non mutiamo poi molto biologicamente.

Da ciò si evince che nonpossiamo più rifarci a valori del passato, come il fare più figlipossibili per scongiurare l'alta mortalità, o segregare la donnain casa perché per molto tempo è stato così. L'ambiente attornoa noi e perfino la nostra specie si sono trasformati; non si puòrimanere immutati di fronte al cambiamento.

"Il mondo è cambiato eal genere umano, che ha provocato il cambiamento, si chiede ora dicambiare in risposta alle condizioni che esso ha creato" affermaWalter T. Anderson nel suo libro To govern evolution (1), nelquale ribadisce: "oggi la forza trainante dell'evoluzione èl'intelligenza umana", mentre la selezione naturale è passata insecondo piano.

Tutti potranno concordaresul fatto che la staticità sia deleteria, e che al contrario sia ildinamismo la vera molla dell'evoluzione, la spinta almiglioramento. Il fatto che una cosa duri da tempo non significaautomaticamente che sia valida. Significa, casomai, che non esistevaalternativa.

Probabilmente abbiamotimore del cambiamento. L'ignoto ci spaventa. E dopotutto uncambiamento induce quasi sempre una crisi iniziale, cui non sappiamofar fronte. Siamo incapaci di guardare oltre questa crisi,ingigantita e additata a pretesto per fare dietro-front. Inoltre, ilcambiamento può davvero generare alcune negatività, che ci portanoa dire "si stava meglio quando si stava peggio"... Ma in passatosi stava davvero meglio?

L'espansione epocaleconosciuta dall'uomo fin dall'antichità non può essereindicatore del benessere: non si può certo dire che nelle zone piùpopolate del mondo si viva qualitativamente bene.

Diciamocelo: al giornod'oggi, nelle condizioni in cui viviamo, dare alla luce molti figliè diventata una pratica obsoleta e potenzialmente dannosa. Non solonel Terzo Mondo, laddove la riduzione della mortalità non è statacompensata dal calo della natalità, e quindi si continua a nascereper poi patire fame e stenti. Ma anche nei Paesi più ricchi,criticare la denatalità e i senza-figli e fomentare la procreazioneselvaggia non ha senso. Vedremo poi perché.

Per molti fare figli èancora un assioma: lo fanno e basta, senza pensarci due volte.

Ma chi sono e cosarappresentano i figli nella vita? Perché farli? Lo vogliamo davveroo lo diamo soltanto per scontato, come gli acquisti routinari delsabato?

E, soprattutto, come maiin molti non riflettono abbastanza prima di compiere un passo di taleentità? Perché l'evento della procreazione viene spesso presoalla leggera? Perché si mettono al mondo così tanti figli? Perchéci sono tanti bambini che soffrono?

È difficile contestarecerte velleità così radicate in noi. Gli antichi faticavano acredere che la Terra girasse intorno al Sole, figuriamoci se oravenisse chiesto al mondo di riflettere su un evento così naturale eistintivo come la procreazione. L'importante è però spogliarel'istinto da bugie e illusioni che inquinano l'evento dellaprocreazione, ma, soprattutto, capire se lo vogliamo davvero o no.


Childfree - senza figli per sceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora