Le motivazioni di un childfree (ovvero: perché non fare figli?)

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A dire il vero, nessuno pone mai la domanda inversa a chi vuolefigli. Non si chiede mai: "perché stai cercando un figlio?"Provate a farlo, l'interlocutore vi fisserà stranito, strabuzzeràgli occhi per qualche secondo e poi replicherà: "In che senso,scusa?"

Perciò, non si capisce per quale motivo gli altri siano autorizzatia porre ai childfree la stessa domanda, senza ricevere una rispostalapalissiana: "Perché no."

Ma si sa, i childfree devono sempre giustificarsi, anche quando nonesiste una motivazione conscia alla loro scelta; mentre invece chivuole figli non deve giustificare alcunché, è autorizzato a farlocomunque e ovunque.

Partiamo dunque dalle motivazioni childfree e dalle accuse chevengono loro rivolte: ovviamente, qualcuno potrà non ritrovarsinelle motivazioni seguenti, oppure si ritroverà in tutte o indiverse di esse.

Motivazionipersonali

Semplicemente:non ne ho il desiderio

A volte non ci sonomotivazioni consce o inconsce a questa scelta. I bambini non sono unproblema, ma si vive bene anche senza. Semplicemente, non se ne senteil desiderio: la vita va benissimo così com'è, non manca nulla enon vi è alcun bisogno di arricchirla.

Gravidanzae parto non sono una passeggiata...

... anche se alcunitendono a insignire gravidanza e maternità di un'aura mistica,come fossero esperienze davvero uniche, tipiche della femminilità.Le madri o future tali vengono dipinte sempre sorridenti e felici,quasi sognanti. Una bella immagine che però stride con la realtà ditante donne per cui gravidanza e parto sono state esperienzespiacevoli.

La gravidanza è unoscombussolamento fisico e ormonale: è un peso per il corpo delladonna, aumenta la fatica, dà problemi circolatori e gastroenterici,sbalzi dell'umore, complicazioni, perdite di sangue, richiedemaggiori attenzioni allo stile di vita e all'alimentazione.

Ci sono donne che lavivono molto bene, e anzi non è raro che qualcuna ne abbianostalgia, in seguito. Ma per altre non trascorre altrettantotranquilla, tra malesseri, complicazioni, emorragie, allettamenti,infezioni, sbalzi pressori, gestosi, irritabilità, depressione,insufficienza venosa e svariate paranoie.

Il parto è un altroevento dalle incognite raccapriccianti. Anche in questo caso,troviamo donne che vantano esperienze tranquille e veloci (purdolorose) e altre che hanno vissuto l'inferno per 10-20-30,addirittura 48 ore. Alcune raccontano di travagli infiniti, di aversentito il corpo spezzato in due, di non aver mai provato nulla dicosì spaventosamente brutto prima d'ora. E anche il parto può daresvariate complicanze, dall'emorragia alla compromissione di organi,dalle posizioni anomale del feto a manovre d'urgenza, infezioni,sofferenza del nascituro, ecc. Le complicazioni possono interessareanche il neonato (asfissia, problemi neurologici ecc...)

Il periodo post-partum èaltrettanto delicato. Ci si ritrova con il bacino sformato, igenitali momentaneamente compromessi, esaurimento e spossatezza.Alcune puerpere confutano la credenza popolare secondo cui, quando siriceve il bambino tra le braccia, tutto passa in un baleno. Si trattadei falsi ricordi di ex partorienti mischiati a mistificazioni sullanascita. La consapevolezza sorge, semmai, alcuni giorni dopo. Ma almomento si è troppo stanche e spossate per poter godere dellasituazione.

In alcuni casi eccosbucare la temuta depressione post-partum, che se non curata puòcronicizzare.

"Se la maternitàrappresenta davvero uno stato di perenne beatitudine, indotto esostenuto dall'istinto materno" si domanda Elena G. Belotti nelsuo libro Non di sola madre (6), "come si spiega lafrequenza della depressione sia nelle donne che hanno appenapartorito, sia di quelle che hanno figli piccoli?"

Childfree - senza figli per sceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora