Le motivazioni di un childfree, II parte (Motivazioni esistenziali)

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La vita non piace atutti, facciamocene una ragione. Ci sono perfino genitori che odianola vita, che la ritengono aspra, faticosa, che criticano il mondo"per com'è diventato": li abbiamo visti nel capitolo precedente.Poi però hanno figli, convinti inconsciamente che sarà l'unica cosabella della loro vita, che contribuiranno a rendere il mondo un postomigliore (?), oppure perché così fan tutti.

Chi non procreaprevalentemente per questi motivi viene definito nel mondoanglosassone moral childfree (anche se, abbiamo detto, leetichette sono facoltative), e le motivazioni si possono riassumerenel seguente elenco:

1. L'esistenza è considerata insensatae ostica, il piacere è relegato a una piccola percentuale, il restoè sofferenza oppure sbattimento necessario per mantenere un livelloal limite della decenza (studiare, lavorare, badare ai figli, aigenitori e alla casa: resterà un po' di tempo per noi?).

2. Il mondo in cui viviamo èterribile: guerre, massacri, stupri, torture, incidenti, catastrofi,fame, schiavismo. Perché dovrei mettere mio figlio in un mondosimile?

3. Quanti di noi sono si proclamanosereni o al massimo senza pensieri? Migliaia di persone si lamentanodella fatica di vivere, salvo poi avere figli per una sorta diinerzia. Non tutti purtroppo riescono a trovare un lavoro, nonparliamo poi di un'occupazione gratificante. Non tutti hanno lapossibilità di una famiglia protettiva, non tutti godono di untenore economico che permetta di andare oltre la sopravvivenza.Inoltre ogni giorno il telegiornale ci delizia con avvenimentitragici e allucinanti, anche se siamo convinti che le cose bruttecapitino sempre agli altri...

4. Invece di dare alla luce unacreatura in grado di sperimentare dolore e sofferenza (oltre alpiacere, che però è solo una piccola parte) perché non lasciarlain quel limbo di non-essere senza bisogni né dolori? I probleminascono tutti dal venire al mondo, un essere inesistente non ne ha.Questa non è un'accusa nei confronti dei genitori (soprattuttoquelli con del sale in zucca) che ritengono che ne valga la pena, maun'affermazione scontata che tuttavia scandalizza.

"Se la pensi così"insinuano alcuni davanti a questa interpretazione della vita,"dovresti esserti già suicidato."

Eh no, non è cosìsemplice. Abbiamo tutti un istinto di sopravvivenza vincolante, e poiperché far soffrire, con la nostra morte, chi è legato a noi?Semplicemente, per un childfree esistenziale non vale la pena dare lavita a una nuova creatura.

"Non è giusto che ituoi ipotetici figli risentano del tuo pessimismo".

Il bello è proprioquesto: non ne risentono. Non si fa nessun torto a un bambino che nonnasce. Anzi, paradossalmente sono i genitori (quelli pessimisti) atrasporre il proprio pessimismo ai figli...

"E tu che ne sai?Magari il potenziale figlio non sarà come te. Magari amerà la vita,sarà felice, avrà fortuna".

Già, nessuno puòsaperlo. Ma potrebbe anche essere il contrario, che ne sappiamo? Ilpotenziale figlio potrebbe nascere pessimista, odiare la vita, averesfortuna. Giochiamo a dadi sulla pelle di nostro figlio?

I childfree esistenzialinon rimangono impassibili di fronte all'eventualità che letragedie raccontate al telegiornale possano coinvolgere i propricari. In molti replicheranno che non ci si può lasciar condizionareunicamente dal presagio di ciò che potrebbe accadere, altrimenti nonsi fa più nulla: ed è giusto, se si vuole evitare di trascorrerel'esistenza in inutili preoccupazioni che fra l'altro non prevengonole disgrazie; ma questo, risponde il childfree, vale per l'unica vitasu cui si ha potere decisionale (la propria), non per quella di altriesseri viventi.

Altrettanto giustamente,si potrebbe obiettare che non è detto accada qualcosa proprio aloro. Che potrebbero anche vivere sereni ed essere resilienti difronte agli scossoni della vita. Sono due visioni inconciliabili, maentrambe da rispettare.

Childfree - senza figli per sceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora