Capitolo 6

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Non sembrava certo minacciosa, ma per qualche momento non riuscii a dire nulla e anche Esther ed Alfred rimasero in silenzio.

«Beh, niente ... ehm ...» iniziai a balbettare «io e i miei amici ci siamo persi con la tempesta, e ... il mio amico è ferito ... noi non stavamo»

«Spiando?» continuò per me la ragazza. «Noi non sappiamo come tornare a casa.» Intervenne Esther.

La ragazza si avvicinò ad Alfred esaminando con lo sguardo la sua ferita sulla fronte. «Hai bisogno di cure. Avanti seguitemi.» Disse facendo cenno con la mano ed iniziando a incamminarsi dalla parte opposta. Alfred mi guardò con aria perplessa. Gli feci cenno di sì e iniziammo a seguire la ragazza. «Dove ci stai portando?» Chiese Esther, che evidentemente non si fidava per niente.

«Laggiù al castello. È lì che abito.» Disse indicando un'abitazione di ghiaccio più grande che si intravedeva tra quelle più piccole. La ragazza ci fece percorrere la via più esterna, che era deserta, senza addentrarsi troppo nel villaggio.

Ogni tanto mentre camminavano si girava a guardarci. Io e miei amici ci limitavamo a lanciarci occhiate incredule ed evitammo di parlare fra di noi per tutto il tragitto.

«Il mio nome è Thea. Voi come vi chiamate?» Chiese guardandomi, ed etichettandomi come il portavoce dei miei amici. «Io sono Abel e loro sono i miei amici Esther e Alfred. Lui invece è Kell, il cane di Alfred.» Kell era avanti a noi e seguiva silenziosamente la ragazza quasi incantato.

Quando arrivammo al palazzo di ghiaccio non ci fece entrare dalla porta principale, ma da una porticina secondaria, quasi invisibile in mezzo a tutta la neve. «Mi raccomando siate silenziosi. Alcuni hanno paura della gente come voi.» Subito dopo ci avviamo in un lungo e stretto corridoio di ghiaccio che ci portò ad una grande stanza. Era arredata con mobili fatti interamente di ghiaccio. Solo pochi oggetti, tra cui le lenzuola del letto sembravano non essere di ghiaccio. Esther iniziò a rabbrividire, mentre continuava a guardarsi intorno. «Questa è la mia stanza.» annunciò Thea.

Subito dopo si chinò e prese una scatola di legno da sotto al letto, la quale conteneva delle coperte che porse a tutti. «Deve fare freddo per voi.» Poi prese un piccolo straccio che bagnò in una bacinella di acqua che teneva sopra ad un mobile, e lo porse ad Alfred invitandolo a sedersi sul letto. Alfred iniziò a pulirsi la fronte ed Esther lo aiutò, mentre Kell si accucciò vicino al suo padrone. Faceva molto freddo nonostante gli indumenti pesanti che portavamo. Quando Alfred finì di pulirsi, Thea gli bendò la testa con un altro straccio. «Ora non dovrebbe sanguinare.» Disse con un sorriso.

«Sembrate molto stanchi, è meglio che dormiate. Purtroppo questo è l'unico posto sicuro, quindi dovrete farvi stretti sul letto.» Alfred ed Esther si coprirono con le coperte e in poco tempo si addormentarono, mentre io rimasi seduto a guardare la stanza. «Tu non voi dormire?» Chiese Thea, che nel frattempo si era seduta altrove. «Forse non sono abbastanza stanco.» In realtà la mia curiosità sopraffava l'immensa stanchezza che provavo.

Lei sembrò leggermi nel pensiero. «So che sei curioso, ma lo siete tutti. È meglio che riposiate prima.» «Non ne ho bisogno, davvero.» Affermai coprendo con la coperta i miei amici. «Vorrei solo sapere ...» «Non hai paura?» Mi interruppe.

«No, anzi questo luogo è così affascinante.» Thea sorrise e si alzò avvicinandosi a me. Poi mi prese la mano. «Non possiamo parlare qui, loro hanno bisogno di riposare. Vieni, ti faccio vedere un posto.»

La seguii senza fiatare.

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