Capitolo 4

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Esther era appoggiata a me e ormai stava cedendo. «Abel... non ce la faccio più.» Disse cadendo sulle ginocchia. La presi in braccio con tutte le forze che mi erano rimaste e continuai a trascinare le gambe in mezzo alla violenta bufera. «Ce la dobbiamo fare. Dobbiamo trovare Alfred e cercare di tornare a casa.» Dissi sforzandomi di sembrare convinto. Avanzai faticosamente per alcuni minuti, fino a che non vidi poco più lontano qualcosa di scuro in mezzo alla tempesta di neve. Strizzai gli occhi per poter vedere meglio. Anche Esther si girò a guardare. «È una grotta!» Esclamai. Mi diressi subito verso quel punto scuro che forse avrebbe potuto essere la nostra salvezza.

Era una piccola grotta non molto profonda, ma che avrebbe potuto ripararci dalla tempesta. Una volta entrati appoggiai Esther a terra e mi sedetti accanto a lei. «Come ti senti?» «Sfinita, e ho tanto freddo.» Disse a malapena aprendo gli occhi. Mi guardai intorno e vidi che c'erano solo pochi ramoscelli. Li raccolsi e mi sfilai lo zaino. Frugai nello zaino in cerca di qualcosa per accendere e per fortuna trovai un pacchetto di fiammiferi. Aiutai Esther ad appoggiarsi ad una parete della grotta. Accesi un fuoco coi ramoscelli trovati e mi sedetti accanto a lei per riscaldarci.

Esther mi guardò. «Ne usciremo vivi?» Chiese con preoccupazione ma anche con un filo di ironia nella voce. «Certo.» Risposi accennando un sorriso. «Non permetterò che accada diversamente.» «Grazie Abel.» Disse Abbracciandomi. Poco dopo si addormentò ed io feci lo stesso.

Quando riaprii gli occhi, notai che la tempesta aveva diminuito un poco di intensità. Non sapevamo quando avrebbe smesso completamente, potevano volerci ore o addirittura giorni. Era meglio sfruttare quell'occasione. Appoggiai una mano sulla spalla di Esther cercando di svegliarla. Subito dopo si svegliò. «Dobbiamo andare Esther. Troviamo un modo di tornare e dare l'allarme per ritrovare Alfred. Da soli non ce la faremo mai.» «E come facciamo? Abbiamo perso la strada e la tempesta c'è ancora.» «Non lo so, ma un modo dobbiamo trovarlo. Non possiamo restare qui a lungo o rischiamo di morire.»

Ci incamminammo nella tempesta. Non ero sicuro che quella fosse la strada giusta, ma avevo la sensazione che più andavamo avanti e più la tempesta diminuiva e in quel momento mi sembrava un buon segno. Anche Esther notò la stessa cosa e ne fu sollevata.

 Non ci eravamo incamminati neanche da un'ora che Esther si fermò di colpo, mentre io stavo avanzando a testa bassa. «Guarda là!» Indicò con il dito davanti a sé. Alzai la testa. La tempesta si era fatta più debole il che permetteva di vedere in lontananza. Guardai il punto dove indicava la mia amica e notai una figura scura in lontananza. «Potrebbe essere Alfred!»

Iniziammo a correre e a gridare il nome del nostro amico con tutte le forze che avevamo. Cercammo di non perderlo di vista e finalmente dopo alcuni minuti gli fummo alle spalle.

Era Alfred e vicino a lui c'era Kell. Il nostro amico si girò a guardarci senza proferire parola. Poi guardò davanti a sé. Prima di poter dire qualsiasi cosa si parò davanti a noi uno scenario che ci tolse il fiato. Non riuscivo a credere ai miei occhi.

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