Capitolo 5

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Poco più in fondo a valle, si trovava un piccolo villaggio con case fatte interamente di ghiaccio e neve. Nelle piccole vie ghiacciate del villaggio si poteva scorgere qualche figura indistinta camminare. Tra le case ce n'era una più grande che aveva una costruzione simile a quella di un piccolo palazzo.

Dopo qualche attimo di silenzio io e i miei amici ci guardammo quasi sconvolti. «Ragazzi... è assurdo.» Disse Alfred con un filo di voce.

Continuai a fissare quell'incredibile villaggio e realizzai che da bambino avevo ragione. C'era qualcosa al di là di Winnenpur, qualcosa di magico. Si apriva davanti a me ciò che mai avrei pensato di poter scoprire. E finalmente ora potevo andare fino in fondo, dovevo andare fino in fondo, perché dopotutto sentivo che qualcosa di quel mondo mi apparteneva sin dall'infanzia.

«Ragazzi, ora che ci siamo ritrovati è meglio andarcene. Questo posto è strano.» Disse Esther preoccupata. «Non posso. Devo sapere cosa nasconde questo posto.» Dissi iniziando a fare qualche passo. «Abel! Potrebbe essere pericoloso!» Replicò lei ancora più preoccupata. Alfred strinse i denti dal dolore e si toccò la fronte per poi vedere la sua mano sporca di sangue. «Alfred, ma tu sei ferito.» Dissi avvicinandomi. «Sono caduto, non è niente di grave. Mi fa solo un po' male la testa.»

La tempesta aveva cessato, ma guardando dal punto dove eravamo arrivati non aveva cessato del tutto. Sembrava che quel posto fosse immune dalla tempesta. «Sarebbe pericoloso tornare ora. Più in là c'è ancora la tempesta. Non ce la faremo mai.» «Che facciamo quindi?» Chiese Alfred.

«Io voglio sapere cos'è questo posto e chi ci abita. Tornare ora è impossibile.» «Non ci resta che andare quindi.» Esther era ancora preoccupata ma alla fine cedette e ci seguì.

Dopo alcuni minuti di discesa, giungemmo finalmente al villaggio di ghiaccio. Cercammo di non far abbaiare Kell per non farci sentire una volta arrivati. Il villaggio era apparentemente deserto, ma ogni tanto sentivamo qualche rumore e ci nascondevamo dietro il primo angolo possibile. Dovevamo scoprire chi ci abitava e soprattutto se erano amichevoli o meno.

Camminavamo in silenzio, senza dire una parola, ci lanciavamo solo qualche sguardo di tanto in tanto. Svoltando verso l'ennesimo angolo di qualche casa di neve, notammo che c'erano delle impronte. Impronte da scarpe.

Sentimmo dei rumori, come di gente che parlava e ci fermammo di colpo. «Cos'è?» bisbigliò Esther preoccupata. Mi spinsi poco più avanti e girai la testa. I miei amici fecero lo stesso. Più avanti si trovava una grande fontana ghiacciata e tutt'intorno c'era della gente che parlava, camminava e chi era seduto. Erano persone strane: tutti vestiti di bianco, avevano una pelle molto pallida e capelli di colori che andavano dal biondo più chiaro fino all'azzurro.

Eravamo increduli. Ancor prima di poterci dire qualsiasi cosa, sentii una strana presenza dietro a noi. Mi girai lentamente, quasi spaventato di poter trovare qualcuno.

Le mie paure non si rivelarono infondate. Dietro a noi stava una ragazza dai capelli lunghi di un azzurro chiaro e dai grandi occhi di ghiaccio. Aveva una lunga tunica bianca e ci guardava. Kell stranamente se ne stava accucciato senza abbaiare.

Con mia grande sorpresa la ragazza parlava la nostra lingua: «Chi siete?»

Il popolo di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora