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È mattina, devo andare a scuola, ho già posticipato la sveglia troppe volte. Guardo l'ora.

«Cazzo, sono già le 7:45!»

Mi alzo di colpo e entro in doccia per lavarmi e successivamente vestirmi. Deve entrare a scuola alle 8:00 e ci metto 15 minuti da casa, non arriverò mai in tempo. Poi alla prima ora ho anche quella rompipalle della Parodi, merda, mi metterà sicuramente il ritardo.

Esco di casa alle 7:53 e mi metto a correre. Sono in condizioni pietose: capelli disordinati, pantaloni stropicciati e maglietta a contrario.

Questo stupendo giorno di scuola non potrebbe cominciare meglio.

Entro in classe alle 8:07. La Parodi non c'è, abbiamo un'ora di supplenza con il prof di religione.

Che culo.

Vado in bagno, mi sistemo e torno in classe.

«Ragazzi, adesso che c'è anche Alyssa in classe vi devo fare un annuncio. Domani arriveranno degli "exchange students" dall'America. Vengono qui per imparare la lingua. Vi chiedo di essere gentili e accoglienti con loro, grazie. Continuate pure a sbrigare il lavoro che stavate facendo.»

Beh... ok?

Cominciamo tutti a bisbigliare tra di noi, ma il prof ci zittisce.

«Ohi, Aly!» mi bisbiglia Alessandro, il mio compagno di banco.

«Dimmi» rispondo io.

«Ma in tuoi non avevano detto che avevano deciso di ospitare degli studenti dall'America?» dice lui.

«Oh, hai ragione. Ieri sera mi hanno detto che sarebbero arrivati oggi! Dovevo anche pulire il bagno...» rispondo io.

«Rincitrullita come al solito, vabbè poi quando arrivi a casa lo fai no?»

«Sisi vabbè»

Sono felice che arrivino questi ragazzi dall'America, potrò socializzare (una delle poche cose che mi piace veramente fare) e anche sfoggiare le mie capacità linguistiche. Spero che anche loro siano come me...

Arrivo a casa dopo una lunga giornata di scuola, mio papà è già a casa da un pezzo e mi ha fatto il pranzo. Fajitas, proprio come piacciono solo a noi due. La mamma arriverà sta sera per cena, allora vado in camera a studiare che forse domani ci interrogano.

Passa un'oretta e mamma mi scrive che sta tornado dall'aeroporto con i ragazzi.

I ragazzi? Eh?

Pulisco velocemente il bagno.

Corro giù da papà che però sta pulendo la stanza degli ospiti, il letto al posto di essere quello matrimoniale che abbiamo sempre avuto è un letto a castello.

«Papá ma non doveva stare solo un ragazzo da noi? L'altro non doveva stare a casa di Amelia?»

«Eh si scusa, hai ragione. Però non può lei allora ci siamo offerti noi.»

Due ragazzi, probabilmente simpatici che vengono a vivere da noi per un anno? Cos'è un sogno?

«Ah ok va bene, vado a prepararmi.»

«Va bene tesoro, non farti troppo bella eh.» dice papà scherzoso.

«Va bene papà, ti voglio bene»

«TI voglio bene anche io tesoro.»

_Evviva_

Torno in camera e mi preparo.

Niente trucco o vestiti stravaganti. Solo il mio delicato viso acqua e sapone, i miei capelli ricci e, giusto per far capire che sono un maschiaccio, pantaloni larghi neri sbiaditi e una maglietta baggy con una stampa e, per dare un tocco di classe, delle bellissime ciabatte di saetta McQueen.

Sento la porta che si apre. 

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