capitolo sesto.

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Axel era lì, in piedi sul muretto che distava da terra parecchi metri. Sotto lui c'era Giuly con le mani in mano senza fare nulla.

《cosa diavolo stai facendo?》gridai rivolgendomi ad Axel.

《vattene, ti prego》rispose lui.

《si, hai sentito puttanella? vattene via》aggiunse Giuly.

mi avvicinai ai due, avevo il cuore che batteva all'impazzata, ero terrorizzata.

《cosa ti prende? dimmelo. dove e' finito il ragazzo che non teme niente e nessuno?》domandai.

《vai via, subito》mi disse.

《io, non pos. .》provai a dire.

《ferma, dicevo a lei. Giuly lasciaci grazie》concluse.

attendemmo l'uscita di Giuly, e mi sedetti vicino ad Axel nonostante avessi paura dell'altezza. cercai di parlargli, chiedendo se si rendeva conto di quello che stava facendo, ma non mi volle ascoltare. avevo paura, tanta paura. avevo ansia, tanta ansia. le mie mani tremavano, e qualche lacrima mi rigava le guance andando a finire poi sui miei jeans.

《Axel, ti prego. non so cosa ti stia succedendo, ma so solamente che mi sto sentendo male per te, ed e' strano tutto cio'. parlare la maggior parte delle volte aiuta a risolvere i problemi, vieni qui》dissi in attesa di risposte.

ovviamente, non pensavo che parlare risolvesse i problemi, ma era l'unico modo per aiutarlo.

《guarda tu stessa》disse con voce tremante porgendomi il suo telefono.

presi con molta velocita' il telefono dalle sue mani, che erano piuttosto calde,e rimasi fredda al guardare lo schermo: I signori Gusth rapinati fuori il posto di lavoro, la polizia indaga, ma tracce non ve ne sono. Mi limitai a leggere quello per capire lo stato di Axel.

《Axel, mi dispiace, davvero, ma non e' questo il modo di affrontare i problemi. scend. .》tentai di concludere la frase, ma mi interruppe urlandomi contro, dicendomi di scorrere tra i messaggi.

numero privato: al piu' presto recupera i soldi, o tu, ma a cominciare dai tuoi genitori, farete una brutta fine. prova ad avvertire la polizia e siete tutti morti.

piu' le persone al mio fianco stavano male, ed io diventavo peggio di loro. con coraggio, anche se non avrei voluto, ma dovevo, sfiorai le sue dite e le incastrai tra le mie, non volevo ammetterlo, ma era il piu' bel legame esistente in quel momento. continuavo a ripetere che si sarebbe sistemato tutto e che sarebbe dovuto scendere da li, ma mi diede retta dopo svariati minuti. scesi dal muretto e quando Axel decise finalmente di venir giu', lo tirai con forza verso me e lo racchiusi in un abbraccio confortevole.

《stringi, stringimi piu' forte, cosi' forte da soffocare ogni mia paura》mi sussurro'.

《son qui per te》risposi con un filo di voce.

restammo abbracciati per svariati minuti; eravamo solo io e lui, Margaret ed Axel. mai avrei pensato che tra noi sarebbero potuti accadere momenti definiamoli magici. ero cosi felice, ma contemporaneamente triste per lui, non trovavo soluzioni, eppure qualcuna doveva per forza uscir fuori. rientrammo in classe mano nella mano, e al varcaggio della porta fummo riempiti di domande dal professore e di sguardi maligni dai compagni, ma soprattutto dalle ragazze. ci lasciammo la mano e ci sedemmo ognuno ai corrispettivi posti.

《signor Gusth, puo' spiegarmi per quale motivo non era presente alla
mia lezione?》domando' il professore rivolgendosi ad Axel.

《emh, io..》lo interruppi. il suo sguardo comincio' a perdersi, ed i suoi
occhi cominciarono a diventar lucidi.

《professore, era in bagno disteso a terra. probabilmente avra' avuto
qualche calo ed e' svenuto》risposi al suo posto.

mi voltai verso Axel dopo la mia risposta, e mi guardo' con aria da ringraziamento, ma non si udi' nessuna parola dalle sue labbra; si era intravisto solo un sorriso cominciare a spuntare dall'angolo sinistro della sua bocca.

Prendi fiato e ricominciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora