14 - VIVI, INSIEME

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A Ryou Ryumon, vero nome Fuminori Nakamura, abilità Il Ladro, servirono una trentina di amputazioni da parte di Yosano e qualche altro giochetto creativo da parte mia, prima di decidersi a collaborare, restituendo l'abilità a Poe e, soprattutto, rivelando che voleva la pagina non per sé stesso, ma per un misterioso mandante facente parte di un'organizzazione chiamata la Decomposizione dell'Angelo.

Appurato che Fuminori Nakamura non sapesse nulla dell'organizzazione, né conoscesse l'identità dei suoi membri, decidemmo che lo avremmo consegnato nelle mani della Divisione Speciale dei Poteri.

Avevamo tutti la sensazione che sarebbe presto avvenuto qualcosa di grosso e che questa Decomposizione dell'Angelo si sarebbe rivelata un grattacapo non indifferente, nel futuro, ma per ora non potevamo che festeggiare il nostro successo.

Non appena Poe si svegliò, di nuovo in possesso della propria abilità, Chuuya lo raggiunse in due falcate, inchinandosi profondamente di fronte a lui, lasciandomi di stucco.

«Edgar Allan Poe... ti sono infinitamente grato per quello che hai fatto. Se non fosse stato per te, non avrei mai recuperato la mia abilità. Se mai avrai bisogno di aiuto, puoi contare anche sulla Port Mafia, oltre che sull'Agenzia dei Detective».

Poe divenne rosso come un pomodoro, non abituato ad essere tenuto in così alta considerazione. «G-Grazie, non è niente... P-Per Ranpo questo ed altro...» aggiunse, stringendo al petto il libro nel quale Ranpo si era tuffato per recuperare Tanizaki e la Pagina.

Il presidente Fukuzawa richiamò l'attenzione di tutti, schiarendosi la gola.

«Voi tutti, siete stati bravi. Dal momento che i lavori di ricostruzione dell'Agenzia dei Detective Armati inizieranno domani e devo ancora trovare una base provvisoria, vi concedo tre giorni di ferie».

Esultammo tutti quanti, a parte Kunikida, che sembrava non sapere cosa fare della propria vita senza poter lavorare per ben tre giorni.

«Datevi una calmata! Dovete comunque tenervi reperibili!» aggiunse il presidente, infastidito dagli schiamazzi.

Mi abbassai su Chuuya per sussurrare al suo orecchio. «Visto che abbiamo improvvisamente del tempo libero... vorrei farti incontrare qualcuno».

Chuuya mi guardò, incuriosito e sospettoso. «Chi?»

«Un mio amico».

Chuuya strinse gli occhi, confuso, ma un attimo dopo sembrò capire a chi mi riferivo e la sua espressione si fece più morbida.

«Ne sarei felice».

Uscimmo dalle macerie dell'Agenzia e, non appena fummo lontani dagli sguardi di tutti, gli presi una mano, stringendola nella mia. Non che il nostro rapporto fosse un segreto, ma per Chuuya i miei colleghi erano dei meri conoscenti e sapevo che dimostrargli affetto di fronte a loro l'avrebbe messo a disagio. Nonostante la sua mano fosse coperta dal guanto di pelle, era calda e le dita sottili.

Il tragitto verso il cimitero fu silenzioso. Era un percorso che conoscevo a memoria, che avrei potuto fare ad occhi chiusi. Molto spesso, quando mi assentavo dal lavoro, i miei colleghi credevano che fossi a sbronzarmi in qualche buco schifoso, invece venivo qui, a confessarmi, a chiedere consiglio. Chuuya, percependo il mio umore, rispettò il mio silenzio in modo ammirevole, considerando che solitamente non riusciva a tacere per più di cinque minuti.

Quando finalmente arrivammo alla tomba, mi inginocchiai davanti alla lapide, continuando a stringere la mano di Chuuya, tenendola appoggiata sulla mia spalla. Allungai l'altra mano e la appoggiai sull'erba fresca che celava la bara di Odasaku.

«Ehi, Odasaku... Ho portato una persona a trovarti... So che vi siete conosciuti in passato, ma vorrei presentartelo di nuovo...» iniziai a dire, senza trovare il coraggio di sollevare lo sguardo su Chuuya. «Lui è Nakahara Chuuya, lo stesso ragazzo di cui ti parlavo fino a farti saltare i nervi quando al Lupin alzavo troppo il gomito... Lo stesso che, quando mi hai chiesto se mi piacesse per provocarmi, ti ho risposto che eri pazzo. Devo confessarti che, quella stessa notte, sono tornato al quartier generale e ho fatto l'amore con lui la prima volta...» Sentii Chuuya stringermi la spalla. «Come sempre ci avevi visto lungo su di me, Odasaku, quindi vorrei dirtelo sinceramente: lo amo. Lo amo e, se oggi siamo insieme, è grazie a te, che mi hai spronato a diventare una persona migliore, una persona capace di amare e di ricevere amore...»

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