É tutta colpa mia!

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Mentre attraversammo la cittá in sella al suo Sunny, io mi stringevo forte a lei, come la prima volta. Il vento soffiava indietro le nostre ciocche di capelli tenuti fermi dal casco.
"Ti porto a mangiare qualcosa", disse voltandosi di tanto in tanto a fissarmi.
Pranzammo al ristorante di un centro commerciale e mi riportò...da lei. Eravamo a casa sua.
"Allora", mi disse, incrociandosi le braccia al petto, "potremmo, non so, riprendere la conversazione dove l'avevamo lasciata"
Rispose per me lo stomaco.
Avanzò lentamente verso di me, che indietreggiavo e, senza lasciarmi Pallare, mi inchiodò al muro del salotto.
Mi baciò con foga.
"Volevo farlo dalla mattina in cui abbiamo avuto quella conversazione"
Non mi ero sbagliata, allora.
Parlare sarebbe stato inutile, risposi al bacio, trascinandola sul divano.
Faye cadde di schiena e mi guardò con Malizia. Continuammo a baciarci quando ero su di lei.
"Scusa, non posso farlo"
Mi staccai da lei, rimettendomi in piedi. "Non...non é giusto!"
"Fran", mi rivolse uno sguardo annoiato. "Non vi dovete mica sposare"
"Solo che...io...devo andare!"
"No", si impose, mettendo una mano accanto alla porta per non farmi uscire. "Ti accompagno io!"

Arrivate al cancello di Freen, urlavo il suo nome ma niente mi diede la prova che fosse in casa.
"Freeeeen!", si unì Faye.
"So che sei in casa!" urlavo, lasciando perdere i vicini delle abitazioni accanto che erano scesi in strada per vedere cosa stesse accadendo. Persino un signore anziano urlò il suo nome, pensando fosse successo qualcosa.
Faye raccontò loro cosa fosse successo e, probabilmente, la marmaglia di gente che si era radunata attorno a noi, aveva catturato la sua attenzione. Freen si affacciò, notandoci.
La Vidi. "Freen!"
"Non ci voglio parlare con te, vai via!"
Non arrenderti, Francesca.
"Freen!" Urlò una seconda volta Faye. "É tutta colpa mia!". La ragazza sul terrazzo fece per rientrare.
"Non me ne vado fin quando non mi parlerai". Mi inginocchiai sull'asfalto.
"Non puoi farlo!" Faye cercò di tirarmi su.
"L'ho già fatto!"
"Bene allora", mi seguì.
Passarono minuti e poi un ora, e noi eravamo ancora lì. Un rumore di pneumatici inchiodò al mio fianco. Era Andrea, che scendeva dal veicolo. Senza dir nulla, rivolgendomi un accenno di assenso, prese la mia stessa posizione. Si inginocchiò. E aspettammo.

Pensavo Fossi Tu, Invece Era Lei Where stories live. Discover now