5:INTIMITA'

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Punto di vista di Cathrine:

Nash era seduto accanto a me. Ha detto che stava pensando a me quando era nella sua stanza e si domandava cosa stessi facendo. Mi ha chiesto perchè stavo piangendo. Cosa vuol dire? cioè..... Gli importa? No , sono stupida a nessuno importa di me. Mi stavo confondendo nei miei stessi pensieri. Ma, tutto ad un tratto, sembrava che Nash non facesse parte di tutto quello. Di tutti o di tutto. Lui era lui. Solo Nash , il fratello maggiore della bambina a cui facevo da babysitter. Per quale motivo dovrebbe importargli qualcosa di me? Non c'era niente di bello da sapere su di me. Io non ero come loro. Lui poteva avere tutte le ragazze che voleva. Lui era gentile, aveva i capelli giusti, vestiti giusti ed era intelligente . Molto intelligente. Per non dimenticare i suoi occhi o il suo sorriso. Ho cercato di convincermi che non gli importava niente di me. Ma qualcosa mi diceva che era la cosa sbagliata da fare- era sbagliato respingerlo dall'inizio. Io non volevo farlo. Per niente.

Nash mi guardò.Cercai di sembrare meno nervosa possibile. Penso che non ci riuscì neanche un pò e credo che Nash si accorse subito che io ero nervosa appena lo guardai. ''Allora'', disse facendo scorrere la mano nei capelli scuri, i quali trovavo molto attraenti in qualche modo. Mi guardò negli occhi. Fu lì che mi accorsi che a lui importava qualcosa. I suoi occhi sembravano accoglienti, li fece scorrere lungo tutto il mio viso. ''Sono sicuro che non è tutto okay'' disse aggrottando le sopracciglia, '' e voglio che tu mi dica come ti senti''. Con il suo tono di voce cercava di essere serio, ma la sua espressione intendeva altro. Risi. Quanto poteva essere carino? '' Sempre se vuoi, ovviamente'' , disse appena fece tornare il suo atteggiamento al Nash che conoscevo meglio. Sorrise, magari era una forma di scusa. Abbassai lo sguardo. Non potevo raccontargli niente... Beh non potevo raccontarlo o spiegarlo a me stessa, come potevo raccontarlo a lui? Dovevo fare delle decisioni. Decisioni che non avrei mai pensato di dover prendere nella mia vita. '' Mia madre...'' dissi, guardando Nash, consapevole di quello che stavo dicendo, e perchè. '' Ti manca?'' sembrava triste mentre lo diceva, forse perchè pensava di capirmi. Ma lui non poteva capirmi, fidatevi. ''No'' gli dissi '' per niente''. Mia madre non mi era mai mancata in tutta la mia vita, e non mi mancherà mai- e io non mancherò mai a lei comunque. '' Allora perchè piangi?'' Nash guardò profondamente nei miei occhi , facendomi sentire dannatamente bene vicino a lui. Neanche delle persone come me mi parlavano in questo modo. Mi dava sempre fastidio quando la gente cercava di guardarmi dritto negli occhi- perchè magari riusciva a capire quello che provavo veramente. Oppure riuscivano a capire quello che eravamo veramente. '' Piangevo perchè...'' delle emozioni forti stavano per venire fuori '' oggi, ho provato diverse emozioni...'' guardai Nash dritto nei suoi occhi color oceano. Sembrava confuso, come se non avesse capito. '' La tua famiglia è perfetta, siete tutti così legati. Tu , tua mamma, tuo papà, i tuoi fratelli, Skylynn...'' Nash mi fermò, '' Non è mio padre, lo sai vero?'' Aggrottai le sopracciglia. Non era suo padre? Allora chi era? Nash abbassò lo sguardo '' lui è solo il padre di Skylynn, lui è il mio patrigno.'' Cosa? no. Sembrava tutto così perfetto. '' Mi dispiace così tanto Nash'' gli dissi non sapendo cos'altro dire. Quel giorno mi resi conto che tutto può sembrare perfetto, anche se non lo è. Per niente. Mi guardò e sorrise, '' E' tutto okay, l'ho sorpassato ormai. Oh ed hey,mi ha dato Skylynn e mi ha fatto conoscere te. L'importante è che centri tu in tutto ciò.'' Sospirai cercando di capire tutto quello che mi aveva detto '' il punto è che... nella mia famiglia, io sono invisibile. Io non sono niente in confronto ai miei cinque fratelli più piccoli. Loro sono più...'' Nash mi fermò, un'altra volta '' Cinque fratelli più piccoli?????'' disse spalancando gli occhi. ''Si, loro sono più intelligenti di me, sono meglio di me in qualsiasi cosa possibile sulla terra. Io sono solo l'aiutante di casa di mia madre- nient'altro.'' dissi mordendomi il labbro, '' hey, tu hai due fratelli e una sorella, sei vicino al mio numero di fratelli.'' Avevo paura che mi chiedesse se quello era il motivo per il quale stavo piangendo. Non volevo dirgli tutta la verità , e non volevo neanche dirgli una mensogna. Aggrottò le sopracciglia e spostò la testa da un lato '' si hai ragione. Però Will non anita più qui.... comunque, tuo padre che cosa ne pensa?'' Guardai fuori dalla finestra. Era tutto buio. Non c'era nessuna luce. '' Mio padre non dice niente del tutto'' , iniziai '' lui ha lasciato mia mamma quando avevo sette anni. Non lo vedo da allora.'' Sette. Magari è il numero fortunato di qualcuno. Io non ho nessuna fortuna comunque, quindi non credevo in della merda del genere. Non ci credevo per niente- pensavo che le cose accadessero per una ragione , non per la fortuna. Nash mi guardò, con uno sguardo triste e preoccupato, che mi fece pensare all'idea di raccontargli tutto quanto. Ma cosa sarebbe successo se non fosse una persona affidabile come pensavo? Le persone delle quali pensi di poterti fidare ti feriscono sempre alla fine. Prendiamo per esempio i miei genitori, dovrei essere in grado di fidarmi di loro. Dovrei essere capace di raccontargli tutto. Dovrei essere capace di chiedere un consiglio a loro. Dovrei avere un abbraccio da loro, quando credevo che niente mi avrebbe fatto del bene. Credo che nella vita non bisogna cercare delle persone che non ti fanno del male, perchè alla fine. Bisogna cercare delle persone per le quali vale la pena soffrire. I miei genitori non erano le persone per le quali avrei voluto soffrire , e non l'avrei mai fatto. '' Mi sento triste nel sentire questa cosa, Cathrine''. Anche io Nash, anche io. ''Davvero?'' gli chiesi, cercando di sembrare disperata per la storia che gli avevo appena raccontato . ''Si'' disse '' se solo potessi fare qualcosa per te Cathrine''. Fare qualcosa per me. Davvero lui farebbe qualcosa per me? . Nessuno voleva farlo. Neanche le persone che avrebbero dovuto farlo. Neanche le persone  che venivano pagate per farlo. Ma Nash lo avrebbe fatto. Se avesse trovato qualcosa che avrebbe potuto fare lo avrebbe fatto. Sorrisi. Doveva essere un sorriso rivolto a me stessa, ma era abbastanza evidente, quindi Nash mi aveva visto lì seduta a sorridere come una cretina. Appena me ne resi conto smisi di sorridere. Nash mi sorrise entre gli si arrossarono le guance. Sentivo che potevo sciogliermi da un momento all'altro. Era così carino. Era molto carino. ''Mi piace il tuo sorriso''sussurrò .Cosa? Ha davvero detto quello che ho sentito? Ma.... perché? ''Davvero?'' Abbozzai un sorriso e aggrottai le sopracciglia, giusto per vedere cosa mi avrebbe risposto.

MY FIRST EVERYTHING (w. Nash Grier)(traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora