Capitolo 42

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Dopo la chiacchierata, per così dire, tra me e Lauren, non l'ho più rivista fino all'ora dell'uscita, per fortuna visto che non volevo incrociarla. Mi faceva un po' male il palmo ma ero arrabbiata con lei e per di più aggiungeva una minaccia, davvero? Non sapevo ancora cosa avrei fatto, se andare o no. Avevo la testa confusa.

Appena suona la campanella dell'uscita prendo un taxi e torno a casa.

Quando entrai, corsi nella mia stanza e mi cambiai i vestiti.

Sono scesa in cucina, mi brontolava la pancia e, ovviamente, l'unica cosa che ho consumato stamattina è stato il caffè. Ma ora avevo una fame tremenda, una fame da morire.

Sono entrata in cucina e sono andata dritto al frigorifero, l'ho aperto e ho cominciato a tirare fuori un sacco di cose: ketchup, succhi, salumi di ogni genere, poi ho chiuso il frigorifero e ho aperto lo scaffale. Da lì ho tirato fuori il pane lattato, un piatto e un bicchiere, ho messo tutto sul bancone e mi sono seduta su una panca davanti a tutto il cibo.

Presi due fette di pane e le misi nel piatto. Avevo un po' di vertigini e la mia pancia continuava a brontolare.

"Stai zitta" ringhia alla mia pancia e questa, come se mi prendesse in giro, si fece sentire più forte.

Ho cominciato a preparare un panino con tutto quello che avevo preso.

Poi quando finalmente ho finito, l'ho schiacciato un po' con la mano e l'ho mangiato.

Mentre mangiavo guardavo ogni due secondi l'orologio che era sulla porta d'ingresso della cucina, segnava le 14:45, nel giro di circa 15 minuti avrei dovuto vedere Lauren faccia a faccia, ma cosa fare? Non volevo andare, ma allo stesso tempo volevo. Non volevo vedere i suoi occhi, non potevo dirlo meglio. Dio, questa cosa mi stava uccidendo.

"Signorina, sta bene?" mi chiese Perrie accanto a me, spaventandomi.

Per paura ho lasciato cadere il panino e questo è caduto sul pavimento.

"Dannazione" mormorai, alzandomi dalla sedia.

"Mi dispiace tanto, signorina" disse tristemente.

"Non preoccuparti, Perrie, non era niente, ora pulisco" dissi chinandomi per raccoglierlo.

"No, lascialo lì, lo pulirò io" ha detto.

"Sei sicura?" chiesi alzandomi.

"Sì, è il mio lavoro" disse e fece un mezzo sorriso.

"Va bene" Sono uscita dalla cucina, ma avevo ancora fame. Salii le scale e andai nella mia stanza.

(...)

Erano le 15:15 e io, da deficiente, ero davanti alla porta dell'appartamento di Lauren. Non avevo nemmeno bussato, non volevo farlo, non volevo affrontarla no.

La porta dell'appartamento di Lauren si aprì e quando mi vide rimase ferma, aveva una giacca di pelle e le chiavi della macchina nella mano sinistra. Stava andando a casa mia?

"Sei venuta" disse in un sussurro.

"Solo così non vieni a casa mia e così non devo dare spiegazioni a mia madre sul perché la mia insegnante di lettere era a casa per parlarmi" dissi freddamente e lei fece un mezzo sorriso.

"Entra" mi chiese correndo via dalla porta, deglutii e passai.

Non mi sono tolta né la giacca né lo zaino. Non sarei rimasta a lungo, ecco quello che pensavo.

Sono andata dritta al divano e mi sono seduta con lo zaino in grembo.

Guarda fuori dalla finestra: il cielo era un po' nuvoloso, il sole era coperto dalle nuvole, quelle brutte e grigie che quasi tutti odiano.

Lauren si sedette sul divano davanti e appoggiò i gomiti sulle ginocchia.

Mi guardò come se mi contemplasse.

Dato che nessuna delle due parlava, ho pensato che dovessimo porre fine a tutto questo.

"E la tua ragazza?" chiesi freddamente, guardandola negli occhi.

"La mia ragazza è davanti a me" ha risposto.

Mi guardavo alle spalle, sapevo benissimo che stava parlando di me, ma se pensavo che questo mi avrebbe fatto stare meglio mi sbagliavo di grosso.

"Non la vedo" dissi freddamente.

Lei abbassò la testa e sorrise leggermente.

"Sul serio, dov'è Luc...Lucy?" ho chiesto, confusa dal nome della ragazza.

"Sì, Lucy" disse rispondendo alla prima domanda. "L'ho cacciata di casa" disse con fermezza.

"Wow, come tratti bene le tue amiche: prima le usi, gli dici un paio di bugie e poi ciao! Le butti via peggio della carta straccia" ho detto ironicamente.

"Non è la mia ragazza" disse, un po' turbata.

"Va bene, lo sai che non devi darmi spiegazioni, non te le ho mai chieste" dissi e provai ad alzarmi, ma lei arrivò prima e si inginocchiò davanti a me facendomi restare seduta.

"Lasciami andare" ringhiai, guardandola negli occhi. I suoi occhi erano cristallini come se stesse per piangere, proprio come i miei.

"Non ti lascerò andare finché non mi ascolterai" disse, la guardai e strizzai gli occhi furiosamente.

Ho provato a toglierle i polsi dalle mani ma lei mi ha fermata stringendoli più forte.


[IN PAUSA] Mi alumna favorita || Camren G!P || Traduzione ITA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora