|| Morning ||
La sveglia suona ed io balzo in aria, lasciando il segno del mio volto sul cuscino. Oggi non c'è il sole, solo pioggia e tuoni che non fanno altro che innervosirmi. Dio, è maggio, un po' di sole non guasterebbe. Ma siamo a Londra, ragazzi, non posso chiedere tanto. Sono mesi che il sole non si vede neanche con il binocolo.
La sveglia suona. Solo la mia. Mio fratello e mia madre dormono senza accorgersi di nulla. Daniel ha la febbre ed oggi non va all'università. Lo sento russare dalla stanza accanto. Lui ha due anni in più di me, i capelli castani lunghi fino alle spalle, la barba folta ed un corpo magro e slanciato. Si allena in palestra ogni giorno, ed anche se non sembra ha la forza per spostare dieci persone. Lui è il mio migliore amico, c'è sempre, in ogni situazione. Gli racconto tutto. Quando ho fumato la prima canna lo ho detto solo a lui, ed anche quando ho fatto per la prima volta tutte le cose sbagliate che mi hanno resa quella che sono: sbagliata. Me lo dicono tutti che dovrei cambiare, da mia madre alle mie insegnanti, tutti eccetto Dan. Lui non mi ha criticata quando ho tinto i miei capelli di rosa, né quando ho fatto il piercing al naso. A dire il vero, non mi ha giudicato nemmeno per tutte le altre cose, mi accetta come sono. È ciò che fai quando vuoi bene a qualcuno, no? Io gli voglio davvero bene, e credo sia l'unica persona a cui tengo sul serio. Non ho molte amiche, le ragazze in generale tendono ad evitarmi ed io ad evitare loro. I ragazzi, come direbbe mia madre, fanno la fila per me. Sarà per il mio fisico scolpito o per il fondoschiena a detta di tutti perfetto, per i capelli o per i piercing in ogni parte del corpo; forse per il mio bizzarro modo di vestire, sempre e solo di nero, con tutti quegli strappi e le catene. Forse ad alcuni piaccio per il mio essere estroversa e ad altri per il rossetto rosso sempre presente sulle mie labbra carnose. Magari è perché sono nata da un matrimonio afroamericano-tedesco ed ho la carnagione scura e gli occhi celesti. Fatto sta che piaccio. E a me non piace nessuno.
Mi alzo e piove ancora, sembra non voler smettere, pare che voglia innaffiare tutte le praterie inglesi. Vado in balcone ed accendo una sigaretta sulle note dei Blink 182.
"The angel from my nightmare, the shadow in the background of the mourgue.." Canticchio.
Mi piace la musica. Mi piace al mattino ed alla sera. Nel resto della giornata non la ascolto. Accendo il lettore musicale solo quando voglio sentirmi viva: al mattino ed alla sera. Dan suona. Suona la chitarra, la batteria ed il piano; io a malapena so leggere uno spartito musicale. Preferisco dedicarmi all'attività sportiva, al nuoto. In acqua mi sento libera, oh, se mi sento libera.
6.45 AM
Forse è ora di farmi la doccia ed andare a scuola, mi dico, mentre mi alzo controvoglia e vado verso il bagno. Incontro mia madre per il corridoio, gli occhi socchiusi; - Hai fumato di nuovo..- dice sottovoce, contrariata.
- Buongiorno, ma' - rispondo semplicemente. Vado a lavarmi. Il getto dell'acqua scalda il mio corpo e vi resto sotto per dieci minuti. Non ho orari, non ho autobus da prendere. Ho già compiuto diciotto anni, ma devo ancora andare a scuola, avendo perso un anno. Ancora un anno in quell'inferno, poi libera, libera per il resto dei miei giorni. Infilo le calze nere e gli shorts strappati, una canotta. Mi trucco: eye-liner, tanto eye-liner, mascara in quantità industriali e l'immancabile rossetto rosso fuoco. Prendo le chiavi e finalmente esco di casa con l'ombrello saldo in mano, gridando - Vado a scuola!- e sentendomi rispondere con un'insolita dolcezza - Ciao Lacey, ti voglio bene!-.
Salgo in macchina e sono investita dal temporale che si scatena sopra di me, quindi accendo una sigaretta senza aprire il finestrino. Dan dice che prima o poi morirò intossicata dal mio stesso fumo, se continuo così. Arrivo al piazzale della scuola, lo zaino in spalla e le chiavi in mano, fissata da tutti. Incontro i miei unici amici : Stan e Paul. Li conosco dai tempi dell'asilo, inseparabili. Per me sono come fratelli. Mi fermo con loro e Paul, capelli scuri ed occhi marroni, mi offre la terza sigaretta della giornata. Stan è omosessuale, tutti lo avevano intuito quando, in terza media sfoggiò fiero il suo zainetto rosa Hello Kitty.
- Lace -, era così che mi chiamavano i miei amici - oggi vai a scuola?-
- Dipende, voi? -
- No, abbiamo compito - fa Stan.
- Allora vengo con voi - accetto.
- Hyde Park? - propone Paul.
- Ci sto - diciamo io ed il mio amico in coro. Saliamo in macchina.
- Come sta Dan? - mi chiede Stan.
- Meglio. Ha solo un po' di tosse e mal di testa, ma per il resto si è ripreso. -
Gli altri annuiscono ed io mi metto a guardare fuori dal finestrino, facendo piani per la giornata nella mia mente. Piove. Che diavolo andiamo a fare ad Hyde Park? Ci chiuderemo dentro un bar, come sempre, tra una birra ed una risata. Scendiamo dall'autobus ed il sole sembra volersi fare spazio tra le nuvole. - Finalmente.. - dico tra me e me. Squilla il telefono : papà.
- Papiii! - esulto. Lo adoro. Non lo vedo da settimane ormai, da quando ha comprato una casa a Glasgow. Ha divorziato da mia madre un anno fa ed abbiamo continuato a vederci regolarmente, anche se purtroppo io e Dan siamo stati obbligati ad andare a vivere con mamma. Lei, invece, la detesto. In tutti questi anni non ha fatto altro che tornare a casa sempre più ubriaca, a guadagnare sempre di meno e a darci sempre meno attenzioni. Lei non sa a che ora torno la sera, se torno la sera, non le interessa. Se ne è fregata anche quando sono stata bocciata, sempre. Lei mi ha messo al mondo, non ha fatto altro per me. Si è presa gioco anche di mio padre, pover'uomo, che ha tentato in ogni modo di restarle accanto. Poi un giorno ha detto basta. E credo proprio che abbia fatto bene. L'unica cosa che mi dispiace è che ci abbia lasciato in questa merda. Ma ce la caveremo, come abbiamo sempre fatto.
- Ehi, tesoro! Come stai? Come sta Dan? - chiede mio padre con tono allegro.
- Io sto bene, Dan sta meglio, si riprenderà entro pochi giorni.. Tu? -
- Bene, bene, come sempre. Qui piove, da voi? -
- Anche qui. Ormai mi sono stancata di questo tempo.. - papà mi interrompe.
- Ma tu non dovresti essere a scuola..? - esito.
- Hm.. Insomma, hai capito, dai. -
- Vai a scuola Lacey! Vabbè, ti lascio che devo lavorare, ti chiamo dopo. Salutami Dan, ti voglio bene. -
- Anche io - rispondo, e mentre chiudo la chiamata sussurro "mi manchi.." . Stan capisce che ho parlato con papà e mi mette un braccio intorno alle spalle mentre camminiamo sull'erba bagnata di Hyde Park. Restiamo in silenzio. Fumiamo. Compriamo una birra. Restiamo in silenzio. Mi manca, oh, se mi manca.
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The beatitude of Love.
Teen FictionLacey ha una storia complessa che racconta solo a pochi. Non sa amare, è rimasta delusa da tutti, compresa sua madre. L'unico di cui si fida ancora è suo fratello Dan, insieme ai suoi amici Stan e Paul. Ma poi, grazie a una bottiglia di vodka, conos...