Capitolo 3

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Alle quattro e dieci sono da Backlay. Non vedo Nick. Ecco, mi ha preso in giro, come al solito. Esco dal locale sentendomi ridicola, accendo una sigaretta e mi guardo intorno. Ma subito sento una voce.
- Hey! Pensavo non venissi più - Nick è accanto a me e sta fumando beato una sigaretta, si ripara dalla pioggia con il cappuccio, si avvicina a me per parlarmi.
- No, - dico sorridendo - sono la solita ritardataria - ridiamo insieme. - scusa - aggiungo poi.
- Figurati, dopo quello che hai fatto per me... - dice scansando lo sguardo imbarazzato.
- Cosa ho fatto per te? - ripeto chiedendo spiegazioni.
- Nulla di speciale, mi hai solo salvato da un possibile suicidio sociale. - ride, ma evita il mio sguardo.
- Ancora non ho capito. Di che stai parlando? - chiedo cercando i suoi occhi.
- Sai, ieri sera... Si, ieri sera, se non avessi incontrato voi, avrei confessato il mio amore a una ragazza davanti a tutti. Ero a quella festa per farlo, ma poi vi ho visti entrare nel bagno e ho pensato che un po' d'alcool mi avrebbe aiutato a fare il gran gesto. - Fa una piccola pausa e torna a guardarmi negli occhi. Spegne la sigaretta gettandola nel posacenere, la spegne per bene, come se volesse perdere del tempo. - Poi ho capito che l'amore non è ciò che provo per quella ragazza. L'ho capito sotto l'effetto della Vodka, a dire il vero. Uscito dal bagno, mentre stavamo tornando a casa, l'ho vista e l'ho guardata aspettandomi qualcosa. Lei non si è neanche accorta di me. Così ho pensato che forse non ne vale la pena. -
Non sapendo cosa rispondere, annuisco con il capo e sembro disinteressata, ma non lo sono affatto.
- Vogliamo entrare? - propongo per spezzare il silenzio, - Sto morendo di freddo. -

- Per me una cioccolata calda al peperoncino, grazie. - dico alla cameriera.
- Lo stesso, grazie. - fa Nick e la ragazza torna dietro il bancone sorridendo.
- Non ho mai conosciuto qualcuno che beva cioccolata al peperoncino prima d'ora. Credevo di essere l'unica. -
- È la mia passione, la adoro. - dice, ma sembra spento.
- C'è qualcosa che non va? - gli chiedo.
- No, no, anzi... Mi sento solo un po' stupido, sai? Per aver subito raccontato quella storia... Chissà che penserai di me. -
- Che sei davvero una bella persona. Se non ho detto nulla dopo il tuo racconto è solo perché non sono brava in certe situazioni, l'amore e cose varie. Non ci capisco molto. -
- Davvero? Non si direbbe. -
- A me non piace... Amare, intendo. O almeno, credo che non mi piaccia. Non so se ho mai am... Scusa, - rido, - sto blaterando -
- No, no, continua.. - sorride - sei interessante, si, quando parli... Sembra che tu perda sempre il filo del discorso o che ti imbarazzi, eppure non sembri il tipo che si imbarazza facilmente -
- Mi imbarazzo solo davanti a chi voglio fare bella figura, - rispondo, e poi mi accorgo di ciò che ho detto e del suo sguardo puntato addosso con un sorriso enorme. Fortunatamente a spezzare il silenzio ci pensa la cameriera che arriva con le nostre cioccolate. Da Backlays fanno la miglior cioccolata del mondo. La fanno a mano, senza strane macchine automatiche. Fanno loro persino la panna. Mio padre da piccola mi diceva che è così buona perché ci mettono l'amore. Mi diceva "scoprirai cosa vuol dire quando sarai grande. Per ora, ti basta sapere che l'amore è ciò che provo io per te." E mi stringeva forte, sempre più forte, fino a lasciarmi.
- È davvero buona, - commenta Nick, - vorrei saperla fare così anche io -
- Già, è squisita - dico e ne bevo un sorso.
C'è un attimo di quiete, poi gli chiedo coraggiosamente il motivo per cui è innamorato della ragazza della festa.
- Non lo so. Ecco perché credo che lo fossi, almeno fino a poco tempo fa. Non ne ero, o sono, innamorato per la sua bellezza, simpatia, o intelligenza. Mi piace... Così com'è, capisci? In tutto e per tutto, come si dice nei film. Sei mai stata innamorata? - alla sua domanda sobbalzo e ripasso nella mente le mie storie d'amore.
- Una volta, credo. - rispondo secca. Mi accorgo di aver detto una frase alla quale non si può rispondere, così continuo. - È una storia che non ho mai raccontato a nessuno. Forse l'unica storia vera che ho avuto. Si, insomma, era un segreto. Lui si chiamava... Non importa. - mi sento quasi male al ricordo, mi trema la voce, non so come andare avanti.
- Non sei obbligata a raccontarlo, se... Se non ti senti a tuo agio - dice timidamente Nick.
- No, no, non è questo... Mi fa male, sai? Mi fa male al solo pensiero. -
Silenzio.
- Facevamo sesso. Lo facevamo e basta. Almeno per lui. Per me era di più, per me era amore, passione. Avrei voluto continuare a parlargli per ore, dopo esserci andata al letto, avrei voluto dormire con lui, abbracciarlo, leggere un libro con lui che dormiva accanto a me. Non avrei voluto che lui si rivestisse e tornasse a casa. Mi sentivo bene, con lui, mi sentivo come se null'altro importasse. Era una sensazione nuova, per me, ma era l'emozione più forte che avessi mai provato. Poi... - mi interrompo per bere un altro sorso di cioccolata e mi accorgo che Nick non distoglie lo sguardo da me, nemmeno per un attimo. Mi guarda e sta zitto. - Poi lui se n'è andato. Andato andato, intendo. - lui ha un'aria interrogativa. - morto. Morto così, in un'incidente d'auto, senza lasciare un bacio, nulla. Senza lasciar traccia della nostra storia durata due anni. Lui non l'aveva mai detto a nessuno, e nemmeno io. Così non andai neanche al suo funerale, non gli dissi mai addio... - quando le lacrime cominciano a scorrere capisco che è il momento di smettere.
- Mi dispiace. Davvero. - Sussurra Nick. Restiamo zitti per un po' a bere e a guardarci. Poi usciamo dal locale. È uscito il sole, così camminiamo, fumiamo sigarette, parliamo di musica.
- Credo che possiamo essere buoni amici. - mi dice a un certo punto e mi sorride.
- Lo credo anch'io, - gli rispondo.
Ci salutiamo, torno a casa e mi butto sul letto. Ripenso alla nostra giornata e sogno. Poi mi addormento, come al solito, tenendo stretto il cuscino.

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