«Ti senti bene?» La sua voce spezzò il suono dell'acqua che batteva sulle mattonelle come fitta pioggia. Disordinati rivoli gli percorrevano il viso, bagnandogli le ciglia, increspandosi sulle labbra, gocciolando giù sino al mento per poi cadere sul mio petto.
Avrei voluto trovare il modo per spiegargli come mi sentivo, ma la sofferenza non aveva un suono, non conoscevo parole che riuscissero a spiegarla. Era una sensazione potente che mi legava il cuore, un intrigo di spine che premeva, e premeva, sino a lacerare la pelle, sino a farla sanguinare. Provavo un opprimente dolore fisico e i pensieri si facevano strada, insinuandosi nell'animo.Ogni fortuito atto quotidiano poteva essere un pericolo, ogni distrazione, o incoscienza, o supponenza poteva privare della vita. E mi sembrò di essere ancora immersa nelle acque del lago di fronte a quella consapevolezza.
Impotente e dispersa.
Forse anche mia madre si era sentita così, sola e abbandonata a se stessa nel momento in cui aveva emesso il suo ultimo respiro.
Un attimo prima rideva accanto a me, e poco dopo la sua voce si era dissolta nel nulla.
Proprio come era accaduto lì, sul lago.
Un normale pomeriggio in compagnia di amici e poi la possibile disgrazia.
«Se tu...» sussurrai, trattenendo un gemito. «Se tu non mi avessi afferrata...»
Pensai a Finn, alla perdita che avrebbe nuovamente subito.
«Ma l'ho fatto.» Jamie mi zittì subito.
Mi fissò ancora qualche istante, poi lentamente mi rimise in piedi.«Devi toglierti questi vestiti di dosso.» Lo sguardo virò sulla lana del maglione che appesantita si modellava sulle mie esili forme. «Vado a chiamare Kat, ti darà una mano e ...»
«No!» lo interruppi, alzando la voce.
Mi guardò sorpreso dalla mia pronta reazione.
«Posso farcela da sola» aggiunsi con più calma, ma quando mossi un passo per raggiungere la porta barcollai. Facevo fatica a restare dritta in piedi.
«Solo io posso cavarmela da solo, Bride» disse con un sospiro, prima di cingermi i fianchi per sostenermi.
«Ci sarà qualcosa di più decente della felpa che avevi indosso ieri sera dentro questo zaino?» domandò, rovistando tra la mia roba quando fummo accanto al letto.
Il freddo tornò ad attanagliarmi, percepivo la sua morsa sin nelle ossa, strinsi le braccia al petto, i capelli gocciolavano sul tappeto sotto i miei piedi.
«A quanto pare no» continuò, studiando uno dei calzettoni di lana che teneva stretto tra le dita. Mi lanciò un'occhiata fugace, poi si avvicinò all'armadio e lo aprì.«Comincia a spogliarti Bride, o sarò costretto a riportarti sotto il getto bollente della doccia» m'intimò.
«N...no» balbettai, scuotendo freneticamente il capo.
«Non ti lascerò qui a cavartela da sola.» Tornò a essere il Jamie risoluto di sempre. «Sei un vero pericolo per te stessa... oltre per chi ha la fortuna di averti accanto» aggiunse tra sé.
Lanciò due t shirt sul materasso, poi due maglioni e due paia di larghi pantaloni sportivi.
Dovevano essere di Mike.
«Vai a chiamare Kat!» sbottai, stringendo ancor di più le braccia al petto.
«Proposta scaduta Bride Bri» rispose serio. «Hai palesemente dimostrato di non essere ancora in grado di muovere un passo senza rischiare di cadere. Come pensi che possa aiutarti Kat?»«Io non mi cambierò qui dentro, con te a scorrazzare avanti e indietro come stessi organizzando un pic nic!» Desiderai ardentemente di risultare inamovibile, ma le parole mi uscirono dalla bocca contrite e spezzate. Ero priva di forze, prosciugata di ogni mia capacità reattiva.
Jamie si bloccò, con un movimento calcolato scostò i capelli umidi che gli ricadevano sulle folte ciglia con le dita pallide. Scoprì quei suoi occhi cristallini, erano cielo liquido che incatenava il mio sguardo confuso.
D'improvviso strinse l'orlo della felpa e se la sfilò di dosso. La maglietta intrisa d'acqua gli aderiva alle spalle, pieghe disordinate si modellavano ai fianchi asciutti.
«Un tempo eri tu che facevi il bagno di notte nello Snake con addosso solo un paio di mutande. Quanti anni avevi? Dieci? Com'è che mi dicevi, Bride?»Ero un topo in gabbia, indifesa e minuscola mi sarei rintanata in un qualsiasi buco stretto e buio pur di sfuggire al gatto affamato che avevo di fronte.
«Ah! Sì!» riprese, fingendosi assorto. «Esci da lì, Jamie. Nessuno metterà gli occhi su quelle scapole ossute!» Sfilò la maglietta e la lasciò cadere a terra.
Non c'era più niente di scarno in lui, nessuna linea incompiuta o forma imprecisa.
Era armonioso e definito.
Una glaciale bellezza si era insinuata nelle sue crepe e aveva riempito, levigato e creato perfezione a suo piacimento.
Jamie non lo sapeva, ma quello che a lui era stato dato, a me era stato tolto.
Lacerata e ricucita avevo perso l'arroganza di un tempo.
Non riuscii a smettere di guardarlo mentre con tutta calma si spogliò senza il minimo pudore, poi si rivestì lentamente con gli abiti asciutti, scompigliò i capelli con il palmo della mano e solo dopo si voltò per darmi le spalle.
«Togliti quei vestiti di dosso, Bride. O lo farò io.»
Lo disse con una convinzione tale da costringermi a eseguire senza alcuna obiezione il suo ordine. «Giuro che non mi volterò!»
E ogni cosa di quell'antico momento vissuto insieme riaffiorò con veemenza.«Esci da lì, Jamie. Nessuno metterà gli occhi su quelle scapole ossute!» gridai, correndo verso le rive dello Snake.
Lo facevamo ogni anno, ad agosto.
Ci inoltravamo nel bosco con Finn per fare il bagno nel fiume di notte.
Era il nostro rituale d'addio, il momento che decretava la fine dell'estate e che avrebbe preceduto di qualche giorno la mia partenza.
L'acqua era gelida, ma non più del Mare del Nord.
A Kinsale, con mamma, salivamo sulla barca del nonno e distanti abbastanza dalla costa ci tuffavamo tra le onde, scure come il petrolio rilucevano sotto il bagliore opaco della luna. Con il sale nei capelli stavamo sino all'alba a guardare il cielo notturno.
Lei indicava costellazioni e mi raccontava antiche leggende irlandesi, e io me ne stavo lì, con la testa riversa sul suo petto, ad ascoltarla per ore.
Non era la sensazione di rendere più sopportabile la sua mancanza a farmi sentire così euforica mentre mi apprestavo a tuffarmi, ma il fatto che Jamie, ogni anno, si spogliasse dietro il tronco di un albero e se ne stesse nascosto e ancorato alla corteccia per un sacco di tempo prima di decidersi a raggiungerci.
Scorgevo in lui il disagio di esporsi, come se non sopportasse di mostrarsi nudo e vulnerabile.
Non ne comprendevo il motivo ma cavalcavo l'insicurezza che traspariva dal suo sguardo smarrito.
Si sporgeva appena per controllare se io e Finn fossimo lontani abbastanza da permettergli di entrare nelle acque scure senza ce ne accorgessimo. Lo deridevo con un tale bisogno da metterlo in difficoltà.
La certezza di essere perfettamente a mio agio con il mio corpo mi concedeva un vantaggio su di lui.
Riconoscevo la sua innata grazia nel muoversi, l'acuta intelligenza che mostrava in molte occasioni, persino la capacità di gestire le situazioni più difficili, e non avevo armi per combatterlo, perché io ero imprevedibile, a tratti goffa e poco propensa alla responsabilità.
Ero un piccolo demonio racchiuso nel corpo di una bambina insolente e viziata.
Ma il mio aspetto era delicato, con un manto di capelli rossi che mi ricadeva sulle spalle e i lineamenti finemente disegnati su un volto di velluto. Lui invece, era spigoloso, sproporzionato, con le gambe troppo lunghe, con le braccia sottili e la pelle così tesa sulle ossa da poter intravvedere lo spasmo dei suoi respiri sotto le costole.
«Jamieeee» cantilenò Finn tra una bracciata e l'altra. «Questa serata insieme prevede la tua presenza. Hai intenzione di nasconderti dietro quella quercia ancora per molto?»
«L'acqua è troppo fredda...» balbettò lui.
«Esci da lì!» gridò Finn divertito. «Lo abbiamo già fatto un milione di volte insieme.»
Un ciuffo di capelli scompigliati spuntò appena per poi ritrarsi d'improvviso.
«Voltati Bride» disse Finn frustrato. «Il nostro Jamie sta diventando timido in presenza di una giovane ragazza.»
«Vieni in acqua Jamie! O verrò a prenderti io» urlai, trattenendo un sorriso e mi voltai per dargli le spalle. «Giuro che non mi volterò.»
Lo avevo promesso, ma lui non sapeva quanto fossi bugiarda, perché appena vidi le acque incresparsi, mi voltai con fervore.
Lui si bloccò, trattenendo il fiato in gola, e io lo studiai con intento.
Perlustrai con maniacale attenzione quel corpo esile, e feci di tutto per fare in modo che si sentisse inadatto di fronte ai miei occhi.Mi tremarono le dita quando sfilai il maglione, nessuna grazia accompagnò i miei movimenti, sentii crescere dal profondo l'urgenza di coprire ciò che nascondevo. Ed era parte di me quel corpo ammaccato, linee spezzate che mi marchiavano come fuoco sulla pelle viva.
Mi vergognavo di ciò che ero diventata e non potei fare a meno di chiedermi se anche Jamie, un tempo, si fosse sentito allo stesso modo: a disagio con se stesso nel guscio che gli era toccato.
Indossai i pantaloni larghi della tuta di Mike, erano così enormi da aggrapparsi appena ai miei fianchi stretti. E quando sfilai la maglietta, lui lo fece.
Si voltò.
Con lo stesso fervore con cui ero solita fare io un tempo.
Quando incrociai i suoi occhi, la prima espressione che incontrai fu di compiacimento.
Per lui era solo un gioco, una stupida rivalsa, ma la sete di vittoria che lo aveva animato con quel gesto repentino si prosciugò nell'infinitesimale istante in cui lo sguardo si fermò lì, sulla prima punta frastagliata della cicatrice che usciva dal reggiseno.
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The Untouchable Love
Roman d'amourBride ha il cuore spezzato. Ha perso la madre in un incidente ed è costretta a lasciare l'Irlanda per raggiungere suo padre che vive in Wyoming. Sono sei anni che non mette piede a Jackson Hole. Si sente sola, persa nel dolore della perdita che ha v...