Prologo

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•~Seoul~•07/03/2022~And they can't find somethin' to satisfy me~

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•~Seoul~•
07/03/2022
~And they can't find somethin'
to satisfy me~

<<Benvenuti al The Dipendence il luogo di tutti i vostri sogni proibiti, desideri impuri e obiettivi malsani e malati. Signori e signore quello che voi vedrete, ascolterete questa sera in quest'arena diventerà parte delle vostre memorie, si insidierà tanto in profondità da scorrere nelle vostre vene, nei vostri cuori, sempre se ne abbiate uno.>>

Perché solo per aver messo piede qui significa che umanità non ne avete, significa che la curiosità che vi spinge a guardare umani schiavizzati da un contratto non vi ferma, significa che voi continuate a propagandare ciò che vuole essere fermato...il peccato.

Si sa, chi finge di vedere è più peccatore del vedente.

L'aria sporca di strani odori salati colmava la sala, le luci offuscate rosse, leggere amalgamavano il terreno sporco di polvere rendendo aperto il cammino dell'inferno agli ingordi, agli usurpatori, a coloro che tenendo in mano con estrema eleganza un bicchiere di birra succhiavano il nettare degli dei unendosi, per l'adrenalina, ai loro simili.                                                  Il loro canto si sentiva da lontano o forse si immaginava in quella che all'apparenza era la vita tranquilla della città futuristica, conosciuta per il mondo K-pop e altre dolci intrattenimenti, molti addirittura potevano conoscerla come la nuova mela...ma miei gentili signori al di sotto della popolarità, dei media e del potere si celano i peggiori mostri, ma non quelli che tutti noi conosciamo per le favole, bensì i folli.

Già folli. Deviati di fame, soldi, droghe, attenzioni, sesso. Uomini senza controllo retti soltanto da una maschera dipinta con tempere cicatrizzate nella loro anima. Questi esseri si tormenteranno a vita su cosa sono portati a fare, pensate si tormenteranno a tal punto da uscire dai loro binari e saranno il bottino perfetto della manipolazione, la quale sta avvenendo in questo preciso momento, senza regole, limiti, senza razionalità.

Perché miei adorati avviene proprio questo quando si perde la propria rotta, si cerca un modo per trovare un'altra identificazione e ti perdi, tanto, in fondo, sempre più giù e poi buio totale.

Questo più che vita la chiamerei condanna, o forse no, è solo una punizione alle nostre azioni. Per quale ragione potrete pensare, ma il peccato si infligge come uno stigma e difficilmente lo si elimina, diventa un vizio. Nasce solo, muore solo, vive, si genera e poi cosa ne resta dell'uomo? Niente, solo niente.

Pertanto ricordate ogni storia, ogni pagina di testo e ogni schermo nelle vostre coscienze, immedesimatevi in tali parole fino a che la notte non venga avvolta dalle false vite del giorno, siate liberi nelle costellazioni piuttosto che le nuvole bianche, nascondetevi in delle morbide coperte piuttosto che uscirne fuori...liberate i sogni invece di immaginarli soltanto. Siate miei signori, umani nei limiti delle libertà a voi conferite, e forse non temerete più di ripudiare il buio...ma solo la fasulla alba che si scatena sulle vostre deboli menti.

<<Adesso calate il sipario della bugia e aprite gli occhi alla vera follia, cospargete di gusto le vostre labbra e risa...e nulla...che le luci del The Dipendence colmino di tristezza la vostra felicità>>

La poesia si concluse e vennero chiuse le tende e le porte. Gli uomini addirittura vestiti in tutto punto, da cravatte a scarpe lucide brindarono urlando all'acuto rumore, le donne smisero di civettare e il nero cadde sulla luce.

La lampada oscillò al cielo, sulle teste si mosse illuminandole leggermente, la musica venne abbassata e lo sfondo si colorò di rosso. I cuori nei retroscena non battevano oramai più e tristemente mentre i piccoli piangevano cercando l'appoggio di un adulto, i grandi si spostavano, facendo passare in quei corridoi ghiacciati la vera delusione di quella società.

Come un angelo che cadde dal paradiso il tatuaggio ricopriva quella schiena fatta più da cicatrici passate che future, un ghigno contornato da un rossetto malinconico fece indietreggiare chiunque fosse davanti a lui e gli occhi profondi di nero e mistero spinsero le anime impure a ripensare alle loro azioni. Egli sviò quella scia di odori nella sua stabile essenza prima di salire sul palco. Il pubblico lo acclamava solo sentendo e vedendo il suo viso, percependo l'aura di estremo pericolo, erano sicuri che i loro portafogli sarebbero stati salvi con lui in gioco.
Già lui...era il tassello dominante di quel gioco pericoloso e seppur in tanti potevano crearne un vanto lui solo ci conviveva odiando se stesso.
Una delle catene più indissolubili era la presa di coscienza su quello che stavi facendo e l'impossibilità di avere la capacità di fermarti.
Eri solo portato a seguire quelle azioni, e portavi quei macigni giorno dopo giorno cercando poi ogni modo per sfogarli.
E lui aveva solo quel modo.
I guantoni si aizzarono al viso e sotto quelle fasce stracciate il folle uscì dal suo senno. Aveva occhi freddi come il ghiaccio pur apparendo neri e senza vita, le sue membra tremavano dall'adrenalina e forse quel cuore che legato da ragnatele nel petto, cercava di sfuggire via da quella prigionia.

<<Ben tornato sul palco Red!>>

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