7•~ l'inferno terrestre

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•~Seoul~•15/03/2022~I know I have a good judgment~

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•~Seoul~•
15/03/2022
~I know I have a good judgment~

In quest'arte morente,
dove tutto si spegne,
in cima ad una collina là a destra
una crepa del mondo emerge la sua lacrima spenta.

Pezzi di murales, graffiti e macchie di sangue,
erano solo queste le uniche forme d'arte,
perché il resto dei pezzi erano solo sorrisi finti e spenti.

Lì sopra a tutti il grande inferno oscuro,
The Dipendence lo chiamavano,
le mani si agitavano,
i guantoni attaccati al muro
e i boxe a terra ricoperti da sabbia.

In codesto posto,
senza fame e senza sete,
sul suo trono da imperatore i suoi gladiatori osservava compiaciuto.
E quel Cesare dal sorriso sghignazzante
allo Stato era segnato con il ruolo di padre,
il mio.

E di venti che spezzano l'anima,
come quei cuori rotti e doloranti
io in quelle ombre di Caravaggio cammino tra i viandanti.

Guardo su nel cielo stellato,
scuro e limpido come pochi
e spero che si schiarisca prima che la lacrima la guancia sfiori.

Sembrava che in tale posto ci fosse stata una collaborazione tra la "gioia" di Munch e il sadismo di Goya come nel dipinto in cui rappresenta Saturno che divora i figli.
Perché tanta aggressività?
Vorrei dire guardate, osservate questo male, cercate di intingervi in una tavolozza che viene ignorata tanto quanto le Nozze di Cana di fronte alla Gioconda.
Tentate di comprendere il perché l'artista di questo mondo, fautore del male, ha scelto questa scenografia. Parlate con gli attori, con i protagonisti, cercate di conoscere e imparare che al di fuori della dolce e normale ricerca della perfezione esiste questo.
Esiste la fame, la povertà, esiste cioè che il ricco non sfiora l'umile. Vigila ignoranza negli sguardi di persone, esseri umani, fuggiti dal buon senso e avidi di beni lussuriosi.
Per cosa?
A tante cose non sapevo darmi risposte, ognuno di loro in quei grandi cerchi dell'inferno dantesco sopprimevano il dolore con una polvere magica, sbagliata, che tentava di rimediare a degli errori che non erano salvabili.
Perché in questa favola sbagliata, in questa finta morale, perché di corretto nulla esiste in questo posto, i lupi ululano alla luna per attirare i simili e gli agnelli drogati di erba si dimenano nelle catene chiamati contratti. E nessuno di loro poteva essere veramente salvato. Ora sappiate che io sono un animo che non condanna mai, nessuno, semmai ripudia se stesso. Sono una persona positiva, sempre disposta ad offrire una mano, sempre pronto a sorridere nei momenti del bisogno ma a tutto esisteva un limite.
Come si chiamava?
Consapevolezza.
Sorridere e vedere gli arcobaleni quando pioveva soltanto è stupido. È essere ingenui, innocenti, si è solo ciechi.
Per entrare nella Via dei 100 passi bisognava diventare daltonici e allergici per i raggi solari, bisognava mascherarsi il viso e soffocare il desiderio di non fuggire.
Soprattutto se la mia o la vostra destinazione sarebbe stata una grossa scritta rossa a neon, tanto calda e penetrante da ricoprire i palazzi e le finestre rovinate.
Una D più grande delle altre sillabe e tante gocce di polvere che cadevano come pioggia, falene e insetti attaccati e attratti come tutti gli altri drogati a quelle luci.
Solo e soltanto il The Dipendence.
Thomas Florence il santo della situazione odia e odierà per sempre questo posto, anche se all'interno dovessi trovare il tesoro più prezioso al mondo.
Chi fa del male ad altri uomini, per soldi, è solo orrore.
Nient'altro.
Avvicinandomi al retro del locale con il ventesimo pacchetto di erba della settimana, vidi un uomo appoggiato dietro dei cestini dell'immondizia.
Era un anziano, con la barba bianca piena di macchie marroni e grigie, lunga fino al ginocchio, l'arricciava attorno le dita, avvolte in guanti rotti alle punte. Indossava un cappotto con una fantasia scozzese verde e nera piena di puntini bianchi. Ogni volta vedere esseri umani ridotti così mi faceva venire la pelle d'oca.
Non staccavo gli occhi perché non volevo ignorare, ma mi sentivo impossibilitato di fare qualcosa.
Detestavo questa sensazione.
<<È penoso vedere questo ragazzo?>> disse facendomi sussultare. Prese una bottiglia vicino al cartone su cui era seduto bevendone il contenuto, intanto una sigaretta dalla mano appoggiata sul pantalone rattoppato propagandava fumo. <<È come vedere Le Ceneri di Munch e sorridere signore.>> la saliva in gola mi scendeva e risaliva come fosse bloccato il passaggio, nemmeno muovevo la mano per aprire la porta. Paralizzato.
<<Non so chi sia il tuo amico, ma le uniche ceneri che mi fanno sorridere sono queste.>> alzò la sigaretta, tossendo successivamente a un tiro di troppo, ma non si fermò, continuò nella sua tranquilla sorte appoggiandosi al muro umido e pieno di graffiti. <<È un quadro che parla della passione, o meglio, le ceneri di una passione che si è spenta.>>
Mi sedetti sullo scalino della seconda porta d'ingresso guardandolo. Era ambigua quella conversazione ma forse necessaria alla solitudine dell'uomo che come unica compagna di avventura aveva la sigaretta.
<<Ah l'amore, che cazzata. Ti dico una cosa ragazzo. Quando nella vita ti ritroverai a guardare in faccia la vera realtà data dal suddetto Dio ti renderai conto che tutto è un'illusione.>>
Era questa l'altra facciata della luna. Una parte di Seoul e del mondo ballava e cantava, lamentandosi, fortunatamente, di questioni apparentemente difficili e poi tanti angeli caduti.
Quando il paradiso chiude le porte e quelle dell'inferno cigolano ti fermi, sussulti, ti schiarisci la voce e guardi dietro di te timoroso di cosa quelle mani malintenzionate tese verso di te vogliono raccontarti o condannarti.
<<Sarò inopportuno ma...lei non ha mai avuto sogni? O per lo meno, in cosa credeva? Aveva delle passioni? Ambizioni?>>
Lo dissi appoggiando il mento sulle braccia e l'uomo rise amaramente; <<Sai, mi fai tenerezza ragazzo. Spero tu non possa cambiare mai e conoscere questa merda, spero che come te in tanti possano vivere e sorridere per davvero...ma sai noi qui siamo i diversi, ci siamo finiti per scelta o costrizione del destino. Se la mia storia ti posso raccontare sappi solo che ero un uomo come tanti. Avevo una casa, una famiglia, una moglie e tre figli, però di questa ricchezza ne tenni poco conto...e ogni giorno me ne pento. A quest'ora, chi lo sa, potrei essere a cena con mia moglie che mi fa vedere le foto dei miei nipoti e i cani nel giardino che si rincorrono...ma è solo immaginazione.>>
Qui non esistono quel che i fortunati chiamano sogni, sono solo miraggi della mente che si possono raggiungere fumando. Era per staccarsi, delirare e ridere con sincerità, per una volta o dose al giorno.
<<Non ha mai provato a cercarli?>>
Bevve la bottiglia guardandomi poi in viso. Non avevo mai visto un volto così frustrato e consapevole dei suoi errori. La pena mi diede uno schiaffo in faccia e volevo solo abbracciarlo; <<Più di andare al cimitero non posso fare niente.>> quelle parole facevano male come un coltello nel petto. Rabbrividì a quel tono privo di sentimento.
<<Se solo non avessi preferito il gioco d'azzardo...ah! Ero solo un'idiota! Ed è troppo tardi per rimediare. È passato troppo tempo per ricominciare, è troppa merda da digerire, troppi dolori da fumare e troppe parti di me stesso da odiare.
Ho preferito l'amore del denaro a quello vero che mai potrò provare più. Sono così spoglio di amore che nemmeno mi ricordo che sapore ha.>>
Era stato un secondo che avanzai nella sua direzione abbracciandolo, senza sapere che cosa avesse fatto e quanto dolore avesse gettato nei cuori di tanti innocenti. Ma queste pagine come tanti occhi e commenti non mi conoscono.
La nonna diceva, mai negare abbracci e amore, mai nascondersi alle lacrime dei bisognosi.
<<Mi dispiace signore.>>
L'uomo era paralizzato sotto le mie braccia e sentivo dai tremori sulla sua spalla che a stento piangeva. Lasciai che sentisse una dose diversa dalle tante bustine bianche a terra.
Una dose che mai sarebbe tramontata come ceneri. <<Non sono uno dei suoi figli o sua moglie, ma so mostrare al mondo quello che la mia tavolozza sa rappresentare. Posso sentire il suo dolore e accoglierlo con rispetto e sono anche certo che se la sua famiglia le voleva bene, non sarà andata via senza darle un ultimo bacio di addio nella propria anima.>>
Mi staccai da lui sorridendo, osservando il suo viso scioccato ma leggermente luminoso. Sembrava si sforzasse a trattenere un sorriso.
<<Come fa una persona pura come te a stare qui?>>
<<Infatti non vorrei essere qui, ma purtroppo qualcuno ha bisogno di me.>>
Anche se non meriterebbe nemmeno la mia presenza questo qualcuno.
Sorrisi per darmi forza e l'uomo, pur non conoscendomi, mi guardò con tenerezza.
<<Mi ricordi tanto mia figlia. Ogni volta che andava al supermercato comprava di nascosto dei dolci per darli ai bambini elemosinanti.>>
<<Si?>> sorrisi senza smettere più. Ora la conversazione era solo ricordi e l'uomo fu felice, anche se per poco, di ricordare quei momenti spensierati.
Si dipingeva la nostalgia come un bel colore celeste, si amalgamava al rosa dell'affetto e illuminava gli occhi come se ci fossero tante stelle gialle.
<<Vivo solo per i ricordi, niente di più, aspettando la mia fine su un pezzo di cartone.>>
E come un tornado la complicità dei colori fu calpestata dalla vernice nera.
Che sadica la vita, però, infondo, ogni nostra scelta corrisponde ad una reazione. L'uomo è finito nel ruolo del cattivo quando voleva vivere la vita come un personaggio di scena. In serenità.
<<Forse meglio così che affondare rancori su persone innocenti. Le fa onore sa?>>
Rise lui per bere di nuovo la sua bottiglia, con tanto di brindisi. <<Cerca di tornare sano e salvo ragazzo.>>
Mi inchinai per cordialità ritornando alla porta, ora o mai più.
Ovviamente preferivo la seconda scelta ma non potevo stare in casa con un pacco di erba, ne valeva della mia incolumità e della mia condotta all'Accademia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 01 ⏰

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