4•~ Amore o Psiche?

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•~Seoul~•07/03/2022~You'd think I was in love~

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•~Seoul~•
07/03/2022
~You'd think I was in love~

Essere o non essere è questo il dilemma. Perdonami Amleto per aver usufruito della tua frase iconica per spiegare come mi sento, ma sai alle volte mi chiedo quanti esseri o non esseri esistano dietro una facciata. Chiamami filosofo, ma in un mondo pieno di volti dipinti allo stesso modo trovo difficile trovare l'originale.
Vivere in una comunità tranquilla è un lusso al giorno d'oggi dicono i più grandi; ma penso che...vivere sia un lusso, dal mio punto di vista; insomma creare una propria dimensione con i propri colori e poi distruggerla con tempere già state usate da altri non ti da la concezione di capire chi tu sia.
Seoul per esempio per le sue grandi potenzialità mi da delle sensazioni di innovazione, originalità, tendenze ma mai unicità.
Ogni città, ogni persona...ogni anima è dipinta alla stessa immagine e somiglianza delle copie. Si cerca di giungere ad una perfezione che non è mai stata richiesta da nessuno, si ha invidia, rabbia, frustrazione...e questo distrugge l'arte unica del nostro mondo.
Si sono un'artista se non si fosse capito, ma più che pittore mi ritengo una persona che gli piace usare tanta ma tanta fantasia.
Sono un'amante della letteratura, della natura, della botanica ma soprattutto amo sfogare quello che la testa mi sussurra.
Son quel genere di persone che vengono definite mosche bianche, diverse addirittura, quelle che se passano per strada ti guardano con trenta occhi differenti dai toni più freddi a quelli più inorriditi, ma il trucco è continuare a sorridere.
Banale come risposta o monotona si può dire...ma come dissi anche tu Amleto nel tuo non essere o essere, si parla di morte e paura, di nuovi inizi e di speranza, ma alla fine non esiste un inizio a meno che non ci si abbia provato.
Tu non credi? Bhe io la vedo così.
Infondo chiunque può sbagliare, basta trovare l'errore e capirlo invece di sottovalutarlo. Comunque! A parte il momento di libera introspezione del mio pensiero (Che non mi è stata richiesta) cercherò di continuare a fare il mio lavoro.

<<Thomas! Sei qui. Ti sto chiamando da mezz'ora, pensavo ti fosse successo qualcosa! Perché devi sempre chiudere la porta e metterti le cuffie. Metti il caso ci fosse stato un terremoto...>>
<<Sarei morto come i topi, grazie mamma lo so.>>
L'avevo detto, vivere in pace è un lusso più rinomato del denaro.
Tralasciando la leggera ironia, la donna che ha elegantemente sbattuto la mia porta al muro, è mia madre, una delle donne più permalose e...estremamente lunatiche che abbia mai conosciuto, però alla fine resto sempre il suo unico figlio, oltre me non ha nessuno, ma! Vorrei che la mia adorata genitrice dallo sguardo della signorina Rottermeier mi infondesse, alle volte, più positività che lo stress che accumula di giorno in giorno per il lavoro e soliti problemi da adulti divorziati.
<<Tu un giorno mi farai morire di crepacuore lo sai?! Comunque preparati devi portare un pacco a tuo padre...quell'uomo sa spendere solo soldi in alcolici e erba.>>
Mi alzai dal mio piccolo mondo incantato, chiamato tela, poggiando i colori sul mobiletto affianco. Alle volte quando si diventava grandi bisognava fare due passi indietro per il proprio fanciullo interiore.
E' importante guardare il mondo sotto una prospettiva matura, grigia e a volte troppo scura, ma nelle piccole cose ogni tanto nasceva sempre qualcosa di speciale.
<<Non ti preoccupare ci penso io a lui...tu piuttosto va a riposarti, sarai stanca.>>
L'abbracciai stretta a me sentendo i suoi muscoli tesi. Mia madre poteva avere un caratteraccio, però era una donna forte, determinata in ciò che credeva e la stimavo molto...a differenza di mio padre...bhe ecco lui non è il tipo di genitore amorevole e comprensivo, e non è nemmeno mansueto o violento lui è...
<<Si è ubriacato di nuovo, non so più cosa fare. Prima ci lascia quando tu eri solo un bambino, successivamente si diverte nei night club come se fosse un ragazzino di diciassette anni e adesso a quasi sessanta si vuole distruggere il fegato. Non so cosa potremmo fare con lui in queste condizioni, quando beve non è in sé, fa delle cose e dice delle cose veramente orribili...sta attento.>>
La vidi dirigersi verso la sedia a dondolo nella stanza e sedersi comodamente. Sorrisi dolcemente a quella scena, nonostante i ricordi del me neonato fossero pochi. Forse tra le tante avventure mi veniva in mente il momento in cui fuori c'erano i tuoni e mi mettevo a piangere. Quei rumori mi facevano così tanta paura che tremavo come una foglia, allora mia mamma, sentendomi piangere, correva come una furia pensando ci fosse qualche ladro nella mia stanza e vedendomi con solo l'amore che una madre può dare mi prendeva in braccio cullandomi fino a che non prendessi di nuovo il sonno.
<<Non ti preoccupare, giusto il tempo di lasciare il pacco e tornerò qui.>>
Le sue braccia erano aperte, pronte ad accogliermi come sempre.
Mi avvicinai, quasi timoroso di rompere l'incantesimo di quel momento perfetto.
Le ginocchia mi tremavano mentre mi accasciavo nel suo abbraccio e subito fui avvolto dal suo calore, dalla sua fragranza di casa e di fiori di ciliegio. La sua pelle era morbida come seta e sentii le sue mani accarezzarmi i capelli, proprio come faceva quando ero bambino.
<<Cosa stavi disegnando>>, disse, il suo tono adesso era tranquillo come una ninna nanna. <<Stavo disegnando il vialetto della casa di nonna.>>
Il ritmo dolce e ipnotico della sedia a dondolo ci cullava e chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare in un mondo dove esistevamo solo noi due, in un abbraccio senza tempo. <<Non ti dimenticare di disegnare le rose sul porticato, tua nonna le adora.>>
<<Penso che se non le mettessi non riconoscerebbe casa sua.>>
Risi insieme a lei e il tempo sembrava essersi fermato. Non c'erano preoccupazioni, né responsabilità, solo l'amore puro e incondizionato di una madre per il proprio figlio.
In quell'abbraccio trovai una pace irraggiungibile, una serenità che solo le braccia di mia madre potevano donarmi.
<<Ti voglio bene lo sai?>>, le dita mi accarezzavano i capelli mentre la mia testa restava immobile sul suo grembo, sono serio se dico che ci avrei schiacciato un pisolino <<E io di più.>>;
dissi e mi tirò leggermente l'orecchio facendomi il solletico <<Non fare il furbetto canaglia. E adesso va prima che non ti lasci andare più.>> le diedi un bacio abbracciandola...diciamola tutta stritolandola nelle mie braccia, prima di prendere il pacco e raggiungere casa di mio padre.
Fidatevi il viaggio sarà mistico, surreale, affascinante, incantevole, incredibilmente entusiasmante da commuovere i cuori, le menti e l'universo intero.
Allora per giungere a casa sua dovevo prendere ben tre autobus, non che non abbia la patente, ma ahimè sono pigro alle volte, quindi cerco di soccombere la mia pigrizia ascoltando la musica e osservando da una grande finestra il mondo che si muove sotto i miei occhi.
(Cosa che con la macchina non posso fare, perché potrei raggiungere il paradiso o la galera.)
Poggiai la testa al finestrino dondolando i piedi, che mai avrebbero potuto cogliere la mia attenzione come in quel momento.
Mi ritengo una persona alquanto semplice, che le piace divertirsi solo con una corda e un gessetto, una persona che si sente alle volte intrappolata perché non sa come sfruttare il valore che sente dentro.

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