5•~ perfezione

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•~Seoul~•08/03/2022~There's nothin' left for me to know~

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•~Seoul~•
08/03/2022
~There's nothin' left for me to know~

I miei capelli castani, come cacao, ingombravano il tessuto morbido del tappeto. L'aria nella stanza, alle prime luci del caldo sole, danzava da una parete all'altra, muovendo dolcemente la tenda sporca di tempere, come il mio corpo. Le sfumature erano blu, gialle, azzurre e si intonavano alla perfezione celestiale della gioia del mio sguardo, incantato al soffitto.

Non vogliatemi per pazzo, ma non sorrido come un ebete al soffitto della mia camera. Piuttosto, ero soddisfatto di quello che le mie sole mani erano riuscite a creare: una distesa di tempere blu, toccate e amate con le mani che si univano al giallo e al bianco, realizzando La Notte Stellata. Quale pazienza mi volle vestita addosso per fare tutto ciò in una notte? Una notte di pace, dove il mio corpo si spogliò delle tetre responsabilità del giorno facendo l'amore con l'arte.

L'arte è il dono più sottovalutato dall'essere umano. Se solo ne capisse l'eterno valore, potrebbe entrare in contatto con la natura e Dio, personificarsi nel suo io e rendersi imperfetto nel colore che appartiene alla sua anima. Ma questa, forse, è solo una mia visione utopica di vedere ogni uomo ballare nella sua diversità. L'arte potrebbe aiutarlo a conoscersi, ma come disse il filosofo Hume, gli esseri umani non possono conoscere il proprio io, solo capire i propri atteggiamenti. Difficile...arduo, oserei dire.

(Un giorno smetterò di filosofare da solo nel mio cervello... forse.)

Respirai profondamente, inalando altra aria colorata e volli dormire così, sporco, umido di colori, baciato da pigmenti e accaldato per la felicità di essere riuscito nella mia follia. Ma nemmeno il tempo di cedere a un riposo mentale che suonò la sveglia e i miei occhi si spalancarono; uno dei due fece persino dei gesti meccanici come se avesse un tic. Mi detestai in quel momento. Vincent Van Gogh di certo non ci aveva messo sette ore per dipingere il suo tanto odiato dipinto... perché io dovevo fare il contrario?!

<<Che merda...>> dissi, ma in fondo dovevo prendere atto delle mie azioni. Insomma, Thomas! Hai ventun anni, non tredici! Devi alzarti e andare all'università anche se potrebbe essere la giornata peggiore per la tua emicrania! Essere adulti, che orrore!

A braccia scricchiolanti mi sollevai da terra con la stessa velocità di un ottantenne. Posai gli occhi sulla mia carissima Notte, per poi pensare, analizzare, organizzare, giudicare... perdere solo tempo su quello che dovevo fare. Avevo solo mezz'ora, potevo riuscirci, anche se odoravo e avevo le stesse condizioni di un animale in una fattoria. Anzi, gli animali sono più carini, come sempre del resto.

Nulla, la mezz'ora si concluse in tutta fretta con me che fuggivo dalla mia nuova casa a Gangnam per raggiungere l'Accademia artistica di Seul. Non sapevo nemmeno come avessi fatto a creare un abbigliamento senza pensarci più di una volta. Sono un disastro, anzi no, sono sbadato! La prossima volta, invece di andare a letto tardi (o non toccare nemmeno il lenzuolo), ci penso prima. Non che abbia tanta scelta, all'università devo essere lucido o non capirò una ceppa. Spero che non ci siano lezioni noiose, oppure potrei seriamente dormire sul banco.

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