Il respiro di Chuuya diventava sempre più affannoso, come se le quattro mura che lo circondavano si inclinassero verso di lui, sempre di più, fino a schiacciarlo. Riusciva quasi ad udire il crepitio delle ossa frantumarsi, come piccoli ramoscelli spezzati dai passi. Il cuore batteva violentemente, quasi volesse fuggire dalla cassa toracica che lo imprigionava.
La mente aveva perso il controllo su quel corpo, ormai da tempo. Era diventato cieco, nello stesso modo in cui lo era Dazai, dalla percezione alterata e claustrofobica del mondo, che rendeva percettibile il suo malessere. Le sensazioni astratte diventarono un sintomo fisico del malessere che era diventata un'ombra che lo seguiva, ovunque lui andasse.
Quei minuti di panico si dilatavano sempre di più divenendo quasi un'eternità.
Era in caduta libera verso gli abissi, mentre la pressione lo opprimeva mano mano che scendeva in profondità. Un tornado di emozioni che non riusciva più a gestire.Finalmente riuscì a toccare il fondo. L'angoscia pareva aver raggiunto il culmine. Rimase la rassegnazione di dover convivere con quei momenti, sempre più frequenti. Chuuya si accasciò a terra. Le lacrime rigavano il volto provato, mischiandosi con le gocce di sudore. Nascose il viso con le mani, quasi a voler nascondere a sé stesso quel momento di profonda fragilità. Il cuore diventava, battito dopo battito, più regolare. Ogni respiro, cominciava a portare un leggero sollievo. L'aria riempiva lentamente i polmoni, mentre la nebbia causata dal panico si dissipava sempre di più. La mente, stanca e logorata, riprendeva il controllo sul corpo.
Chuuya si alzò lentamente da terra, i muscoli protestavano ad ogni suo movimento. Gli occhi cerulei si posarono sul tavolino in legno di betulla, su cui era poggiata la scatola bianca dal bordo blu oltremare, dove fuoriusciva il blister argentato diviso in scomparti, alcuni completamente intatti, altri vuoti. Mori gli prescrisse quelle pasticche assicurandogli che lo avrebbero aiutato a gestire quei momenti di crisi.
Prese un profondo sospiro, prelevò un paio di quelle pasticche bianche e lucide dal blister ancora intatto. Si diresse poi nel tavolo dove era presente una bottiglia di vino rosso. Riempì un calice di cristallo fino a metà, poi deglutì le pasticche con un sorso abbondante di vino. L'amarezza delle pillole contrastavano il gusto fruttato del vino, creando un sapore acre. Senza pensarci due volte, riempì nuovamente il calice. Il liquido bordeaux ondeggiava leggermente, e rifletteva le luci soffuse della stanza.
Tra un sorso ed un altro, la mente di Chuuya iniziava ad annebbiarsi. Riusciva finalmente ad udire il silenzio interiore. I battiti erano lenti, come i suoi respiri.
Si gettò sul divano di pelle, ricoperto da una coperta sbiadita verde. Lo sguardo era rivolto verso il soffitto.Si domandò se anche Dazai cercasse di anestetizzare i suoi pensieri e di sopprimere le sue emozioni per non perdere il controllo. Se corteggiasse così tanto la morte per fuggire da quell'eccesso di umanità? Che fossero più simili di quanto pensasse. Che forse non fosse caratterialmente così forte da poter sopportare tutto queste fragilità che si precipitavano su di lui come meteore. Che fosse effettivamente così piccolo rispetto all'angoscia che lo tormentava.
Cercava di soffocare quei pensieri, divenuti frammenti, taglienti come vetro spezzato, con vino costoso e pasticche fino a terminarle. I battiti rallentarono e davanti a sé la vista divenne sempre meno nitida, i colori si fondevano tra loro come fossero acquarelli. Il confine tra sogno e realtà divenne sempre meno nitido. Che stesse morendo?
Ebbe paura, in quel momento. Perché, a differenza di Dazai, lui non voleva morire. Desiderava soltanto ritrovare la serenità ed il silenzio interiore che gli era stata privata negli ultimi mesi. Le tempie pulsavano incessantemente e tremava, come se la temperatura fosse sotto zero.
Con la mano raggiunse il cellulare dal tavolino accanto al divano."Kouyou", disse con voce tremante non appena l'amica rispose al telefono, "ho bisogno di te."
Il cellulare scivolò tra le mani di Chuuya, ormai senza sensi. Un tonfo echeggiava nel silenzio della stanza. Dall'altra parte, si riusciva ad udire il tono preoccupato di Kouyou, ma era un sussurro remoto. Tutto gli sembrava ovattato e lontano, come se la vita lo stesse abbandonando, mentre il vuoto lo annichiliva sempre di più.

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𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐒𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐄𝐒𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍𝐙𝐀 | 𝐁𝐔𝐍𝐆𝐎 𝐒𝐓𝐑𝐀𝐘 𝐃𝐎𝐆𝐒
Fanfic"Si domandò se anche Dazai cercasse di anestetizzare i suoi pensieri e di sopprimere le sue emozioni per non perdere il controllo. Se corteggiasse così tanto la morte per fuggire da quell'eccesso di umanità? Che fossero più simili di quanto pensasse...