Capitolo 3

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[A/N scusate per eventuali errori, ma sono troppo stanca per rileggerlo.]

Non tornai a casa tardi quella sera,ma mi fermai al parco piú del dovuto. Mi ero letteralmente persa nel parlare e discutere su ogni argomento,anche il piú stupido.
"Quindi hai detto che hai paura di morire?" Mi chiese lui, addentando il suo panino che aveva preso in una paninoteca a pochi passi dal parco.

"Esattamente" risposi,facendo la stessa cosa con il mio panino.

"Ma non hai piú paura di soffrire senza morire?" Mi chiese. Lo guardai confusa,in cerca di una spiegazione.
"Okay,metti che hai fatto un incidente in macchina" mi guardó per un millesimo di secondo "sei sul ciglio della strada e senti i tuoi muscoli farsi sempre piú deboli,le ossa sgretolarsi e il cuore battere lentamente. Sei sul punto di morire,eppure non lo fai. Senti tutto il dolore,ma non muori. Magari dopo ore di sofferenza arriverá qualcuno a salvarti,ma non sarai del tutto salvo. Magari rimarrai paralizzato. Magari ti amputeranno un arto. Non sarebbe meglio morire?" Continuó. Il suo discorso mi irritó. Morire non era uguale a sopravvivere. Cosí come sopravvivere non era vivere. Ma lui stava confondendo,o meglio,unendo i termini.

"Si chiama lottare,Harry. Perchè la sofferenza,per quanto atroce e disumana sia,finisce. Magari non ne uscirai illeso,ma magari si. Tutte le cose finiscono." Dissi,in tono calmo. Anche se,tutto ció che avevo detto non mi rispecchiava. Io non lottavo,mi arrangiavo.

"Tutte le cose finiscono,anche la vita. Perció avere paura della morte è totalmente e assolutamente inutile."
Disse lui.

"Penso che la paura sia un rifugio per gli insicuri." Risposi.

"Sei insicura Triman?" Mi chiese guardandomi per un secondo.

"Dannatamente,Harry." Sospirai.

***

Mi svegliai e mi sentii bene. Non era la prima volta,ma era una di quelle volte. Mi sentivo bene. Perchè,per quanto lo potessi negare e perfino odiare,nessuno controlla i suoi sentimenti. Qualche volta lo odi,ma a volte ringrazi. Perchè se fosse per me, non proverei altro che paura. Eppure,fortunatamente (o sfortunatamente),non dipende da me.
Comunque,mi alzai dal letto e mi diressi verso la sala da pranzo,dove mi preparai del latte caldo.
Era una giornata qualunque.
Ma,ovviamente, a disturbare il mio silenzio fu il suono scomodo e strillante del campanello.
Mi diressi verso l'ingresso e aprii la porta. Rabbia.

"Ciao,tesoro!" Rabbia.

"Cosa ci fai qui, mamma?" Le dissi con chiaro disprezzo nella voce.

"Sono venuta a trovare mia figlia,è forse un reato?" Mi chiese ridacchiando e cercando di accarezzarmi il volto, ma mi ritrassi velocemente.

"Si,mamma." Le dissi, senza ascoltarla.

"Volevo solo controllare,sai, dopo l'ultima volta." Mi disse guardandomi da sotto i suoi occhiali Prada.

"Quale ultima volta? Ah giá, quella in cui il tuo fidanzatino di venti anni piú giovane entra qui e inizia a fumarsi canne, poi ne lascia una sul tavolo e tu, dai la colpa a me. Ma sai,io, a differenza del tuo fidanzato di turno, non mi drogo. E mi stupisco che tu non lo faccia,o forse invece lo fai?" Sputai.

"Io non mi drogo,tu lo fai. E non so dove trovi i soldi per farlo. Hai un lavoro misero e io ti pago questo appartamento, quindi portami rispetto. O vuoi trovarti a vivere in strada?" Mi disse, usando il mio stesso tono di sfida.

"Tu non mi paghi assolutamente un cazzo! Papá lo fa, tu usi un decimo dei suoi soldi per me. Sai,per comprarti tutta quella roba,mi sembra strano che tu non ti sia data alla prostituzione. O forse, anche questo, lo fai?" Le chiesi urlando. Solo lei era capace di rendere una giornata buona,in una giornata di merda. Mi arrivó un ceffone in piena faccia, e saltai all'indietro,tenendomi la guancia nelle mani.

"Ma come ti permetti! Piccola ingrata che non sei altro. Avrei dovuto abortire!" Mi disse urlando.

"Lo hai giá fatto!" Le urlai io,zittendola completamente. Era un tasto dolente,ma non mi importava. Lei non aveva tatto,non l'avrei avuto nemmeno io. "Ora,fuori dal mio appartamento o chiamo la la polizia." Continuai,abbassando il tono.
Lei non fece storie, e se andó lasciando una me lacrimante sul tappeto del salotto di una casa in cui non avrei voluto stare.

Ciao!
Intanto volevo ringraziarvi per i voti. Vi amo tanto.

Piaciuto il capitolo?
Lo spero.
Un bacio, alla prossima.

Storm//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora