Raggiungiamo in tempo la fermata ed ecco che poco dopo arriva l'autobus. In tempo in tempo!
Tendo la mano sulla strada per bloccare il mezzo blu, che piano piano si accosta al marciapiede. Apre le porte e saliamo, fiondandoci sui posti in fondo, i soliti.
«Abbiamo fatto bene a correre un po'» dice Giada, con tranquilità, poggiando la testa contro il finestrino. «Si..però sono un po' fuori allenamento.» le rispondo io, ansimando e poggiando la testa indietro sul sedile. Lei mi guarda, scuote la testa e scoppia a ridere vedendo le facce buffe che faccio.
«Musica?» si gira verso di me, sventolandomi le cuffiette davanti. «E me lo chiedi pure? Ovvio!» tiro fuori il telefono, attacco le cuffie e lascio scegliere la canzone a lei. Wherever you are. Non poteva fare scelta migliore. Adoro quella canzone, ogni volta che la ascolto mi fa pensa ad Ashton. E la cosa mi fa sentire bene, ma al tempo stesso mi sento triste, perché non posso averlo sempre accanto a me e questo mi ditrugge.
«Ei, tutto bene Bea?» mi chiede preoccupata Giada «Sei parecchio pensierosa oggi, o sbaglio?»
«Si nota così tanto?» le chiedo, ma sono consapevole della risposta. É normale che se ne sia accorta. «Beh, serve anche risponderti? Si vede eccome. Cosa c'è che non va?» continua a chiedermi, con un espressione molto preoccupata stampata in viso.
«Niente..cioè.. non lo so.. è che questa storia di Ashton è un grande peso.»
inizio io «Stiamo insieme e i miei non lo accettano. Devo andare a Sydney ora e non so come affrontarli. Ho paura mi dicano di no e scoppi il finimondo..» dico sfinita appoggiando i gomiti sulle ginocchia e coprendomi il viso con le mani.
«Devi andare a Sydney? Perché? Cos'è successo?» si gira di scatto verso di me, con uno sguardo molto preoccupato.
«Beh, non hai sentito a ricreazione? È successo un casino con Ashton e stavolta devo andare lì per forza. Ha bisogno di me.» guardo fuori dal finestrino. Mi viene quasi da piangere. Mi manca troppo lui e parlare di tutto ciò mi rattrista. «Davvero? Uh.. e come pensi di fare con i tuoi?» stoppa la musica per parlare meglio e mi guarda tristemente.
«È proprio questo il punto. I miei non mi lasceranno mai andare. Il problema è che se non li convinco, dove li trovo i soldi per il viaggio in 24 ore? È impossibile, cioè!» mi copro il viso con le mani e mi chino in avanti. Giada mi appoggia una mano sulla spalla, cercando di confortarmi. Sta in silenzio per qualche secondo e poi parla.
«Perché parti dal presupposto che i tuoi ti diranno di no? Su dai, conosco tua madre, è una persona molto comprensiva da quanto ho visto e tuo padre, beh credo che se tua madre dica si lui sia d'accordo, o sbaglio?» mi dice con tranquillità.
«Ah si? Lei comprensiva? Non la conosci affatto se tu pensi che lei sia comprensiva...» cosa crede? Che sia tutta pace e amore mia madre? Oh, si sbaglia, ma di grosso. Ha un lato di se tutto dolce e carino quando è in presenza dei miei amici, ma in casa non è lo stesso. Né con me né con nessun altro membro della mia famiglia. L'apparenza inganna sempre, mica no!
«Eh dai Bea, ma cosa dici? Ci hai parlato già? Non mi pare. Come puoi prevedere ciò che dirà? Nessuno è così prevedibile, su!» questa ragazza mi meraviglia sempre di più. È incredibile con quanta calma riesce ad affrontare ogni situazione e con quanta semplicità trova il rimedio ad ogni problema.
«Beh, in effetti hai ragione. Devo smettere di farmi i complessi ora, che non ho ancora affrontato i miei. Magari saranno anche d'accordo stavolta chi lo sa. Grazie Giadì, che mi sostieni sempre.» l'abbraccio forte. Non so cosa farei senza di lei!
«Quando ti serve qualcosa, io ci sarò sempre. Non devi ringraziarmi, è un dovere d'amica!» esclama lei, sfoggiando un sorriso rassicurante. Purtroppo abbiamo già raggiunto la mia fermata. Ora l'ansia sale sempre di più. «Devo scender. Aiuto. Non posso farcela.» scendo dal sedile e guardo la mia amica, che mi rivolge uno sguardo di incoraggiamento.
«Dai che questa volta ce la fai! Ci sentiamo dopo che avrai parlato con i tuoi. Good luck!» dopo averla salutata, scendo e imbocco la via di casa. Metto le cuffie alle orecchie, ma sono troppo immersa nei pensieri che dimentico di far partire la musica.
Arrivo al cancello di casa, prendo le chievi dalla tasca dello zaino, apro e arrivo al portone.
Prendo un bel respiro, poi giro la maniglia, ma indugio un po' prima di entrare.
Appena apro la porta, trovo mi madre in cucina alle prese con i fornelli e mio padre seduto al tavolo, mentre scrive i suoi soliti programmi sulla sua agenda.
«Ciao a tutti.» dico, filando a testa bassa in camera mia. Uff, sono troppo agitata. Spero non se ne siano accorti dal tono della voce. Poso lo zaino a terra sotto la finestra e mi butto sul letto.
«Ciao. Com'è andata la tua giornata?» mi chiede mia madre, poggiandosi allo stipite della porta a braccia conserte. Mi tiro su e mi giro verso di lei, notando il suo sguardo autoritario nascosto da quel paio di occhiali da professoressa.
«Tutto bene, non ho fatto niente di speciale. Sempre la stessa palla.» rispondo io, a occhi bassi. Sto iniziando a tremare per l'ansia, non riesco ad aprire bocca. Non ho il coraggio di dirle nulla, ma la prima è lei a parlare.
«Okay... il pranzo è quasi pronto...» mi informa, dirigendosi in cucina. «Bene, mi lavo le mani e arrivo.» corro in bagno e mi chiudo dentro.
Respira Beatrice, respira. Devo dirle tutto. Tanto o la va o la spacca, no? Non ho nulla da perdere. Più o meno.
«Ah Bea, la valigia è pronta nell'armadio. Ho messo dentro tutto l'occorrente per un paio di settimane. Spero possano andar bene i completi che ti ho scelto...» Cosa? Ha detto valigia?
«Quale valigia?» sono scioccata. Ho le cimici addosso per caso? O c'è una spia che mi segue durante il giorno?
«La tua valigia. Non devi partire urgentemente?» mi chiede, voltandosi verso di me, piuttosto scostata.
Non so cosa rispondere. Come fa a saperlo? «C-come lo sai? Cioè, chi te l'ha detto?» ho i brividi. Mia madre è venuta a saperlo da non so chi ed è troppo calma per i miei gusti. Mi aspetto una scenata a breve. Guardo mio padre, che sembra non fregarsene altamente di ciò che sta accadendo attorno a lui. Ritorno a concentrarmi su mia madre, aspettando la sua risposta.
«Non importa come io lo sia venuta a sapere o da chi.» risponde con la completa tranquillità. «E invece a me importa! Su avanti come lo sai?» non riesco più a controllarmi. Sono troppo nervosa. Chiunque sia stato, non mi ha aiutato a fatto! Mi ha sconvolto tutti I piani.
«Uff.. e va bene. Mi ha chiamato una ragazza di nome Carolina, se non sbaglio e mi ha detto che Ashton ha chiesto di te, che ti vuole vedere e che saresti dovuta partire oggi stesso per Sydney. Quindi io ho tirato fuori il tuo trolley, ho scelto alcuni completi adatti al clima australiano e li ho messi in valigia. Poi tuo padre ti ha procurato un biglietto di prima classe diretto per Sydney. Tutto qui.» mi dice tutto d'un fiato. Sembra si sia tolta un grande peso di dosso. Può sembrare strano ma ora sono sollevata anch'io.
«Beh, non hai niente da dire?» chiede irritata mia madre. «Erm... si certo. Prima di tutto, scusa se ti ho attaccato. Seconda cosa, non sei arrabbiata con me?» le chiedo, accigliata e meravigliata della sua reazione più che tranquilla. «Arrabbiata? Perchè dovrei esserlo? Beh, ci sono rimasta un po' così quando ho risposto al telefono, ma è tutto okay.» sorride e mi viene ad abbracciare. Wow, ho quasi paura di tutto questo. Mia madre che mi permette di andare a Sydney, da sola, senza fare una scenata? Ditemi che sto sognando, perchè non sto affatto bene. L'avete clonata? Cioè oddio, non mi sembra vero.
«No, va beh, era per chiedere. So che non sei mai stata tanto d'accordo con la relazione tra me ed Ashton e quindi non mi aspettavo una reazione del genere.. tutto qui..» faccio una risatina, grattandomi la nuca, un po' imbarazzata. «Non è che non sono d'accordo. È che comunque lui è più grande di te di cinque anni e, inoltre, fa parte di una band famosa in tutto il mondo. La mia paura è che possa farti soffrire e io non lo voglio, capito? Non sono contraria anulla, voglio solo che tu stia attenta. Tutto qui.» si avvicina e mi abbraccia di nuovo, lasciandomi un piccolo bacio sulla fronte. Okay, è tutto troppo strano. «Ah va bene, se è così allora ti dico che starò il più attenta possibile. Grazie.» le faccio il sorriso più sincero e mi siedo a tavola. Tutta quest'ansia mi ha fatto venire molta fame. Mia madre mi porge un piatto fumante di spaghetti al pomodoro e inizio ad abbuffarmi.
Dopo qualche minuto ho già divorato tutto. «Insomma non avevi fame, mi dicono...» ride «ora vatti a riposare un po'. Il volo è alle 18:15, le cose te le ho già preparate io e...» «Alle 18:15? Ma sono le 15:13, non ho tempo di riposare! Quanto tempo prima dobbiamo stare lì?» cazzo, cazzo, cazzo! Mancano solo tre ore al volo! Sono ansiosa, troppo ansiosa. «Beh, come minimo due ore prima..» afferma mia madre «Ma stai tranquilla, tuo padre ha fatto il check-in online, così non dovremo uscire prsto di casa e ti risparmierai kilometri di fila!» come fa a dirmi di stare tranquilla? Sa benissimo che non posso esserlo. Cioè cazzo, mi ha appena dato il permesso di andare a Sydney dal mio ragazzo ventenne, da sola, e mi chiede di stare tranquilla? Oh, che qualcuno mi aiuti. Tutto questo è troppo bello per essere vero.
«Oh..» sospiro, un po' sollevata «va bene, ma non mi riposerò lo stesso e per le 16:00 dobbiamo uscire di casa.. Ah a proposito, come facciamo per la scuola?» ops, la scuola. «Non ti devi preoccupare della scuola. Ho già sistemato tutto io! Ho chiamato il preside e ha detto che sei esonerata per tre settimane. In caso dovessi rimanere di più..» tira su col naso e una lacrima le riga il viso « in quel caso, il preside si accorderà con la tua professoressa di inglese e ti faranno entrare in una scuola di Sydney, probabilmente la stessa scuola che frequenta la sorella di Ashton..» mi spiega. Oh, wow..
«Mamma, è tutto okay! Perché piangi? Devi stare tranquilla e fidarti di me, andrà tutto bene!» l'abbraccio forte a me e sembra calmarsi. Mi dispiace vederla così, so che si preoccupa per me, ma deve fidarsi davvero stavolta. «Niente niente. Ti prometto che starò tranquilla, ma tu mi prometti che mi chiamerai appena atterri?» si asciuga le lacrime e mi sorride.
«Certo che ti chiamerò! Dovrai aspettare ventidue ore buone eh, però per le 17:00 di domani ti chiamerò! Non ti preoccupare!» scoppiamo in una risata fragorosa. Ecco, quando ride sto meglio. Odio vederla piangere e per di più a causa mia.
«Beh, allora vado a vestirmi e così ti accompagno in aereoporto..» dice alzandosi e uscendo dalla camera.
Mi alzo di scatto, prendo il telefono da sopra il comodino e apro whatsapp. C'è un messaggio di Giada.
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Runaway || Ashton Irwin
De Todo"[..] she sleeps alone, my heart wants to go home: I wish I was, I wish I was beside you.."