Acciaio 🩶

6.3K 28 5
                                    

La domenica mi sveglio presto, alle prime luci dell'alba. Ripenso al pomeriggio precedente, al modo imperioso di Carla, a quel gioiello che brillava nella sua carne, alla mia insoddisfazione lampante. Daniele è rientrato tardi dal lavoro, sfinito; abbiamo passato la serata con una pizza d'asporto e la nostra serie TV preferita.
Nonostante fossi nella mia comfort zone, con la persona che più mi fa sentire serena, facevo fatica a seguire l'episodio sullo schermo. Facevo fatica a fare tutto, in verità. Non avevo mai baciato una donna in quel punto, e mai avrei pensato di farlo in quel modo. Per la naturalezza con cui è successo, per la risposta che il mio corpo mi ha dato, credo che sia stata la prima volta ma non l'ultima.
Vorrei condividere questa consapevolezza con mio marito, ma non so come.
Mentre lui dorme ancora, mi infilo le scarpe da running ed inizio la mia corsa mattutina di 10 km. Corro sul marciapiede con furia, finché non mi arriva un'illuminazione.
La domenica sera spesso ce la ritagliamo per noi, perché anche se siamo sposati, adoriamo andare per locali.
All'ora di cena, ci prepariamo per uscire. Mi metto uno dei miei vestiti preferiti: una tutina corta, attillatissima, fantasia leopardata. È un po' eccessiva ma mi sta molto bene, si intona con i riflessi dei miei capelli. Scelgo di non indossare biancheria intima, né reggiseno, né mutandine. Solo la tuta e un paio di zeppe molto alte.
Daniele non trattiene i complimenti: "Ah però, che bella figa con cui esco stasera!"
Ridacchio e replico: "Anche tu non sei male, sai?"
E lo penso davvero. Ha messo una camicia azzurra che fa risaltare la sua pelle olivastra, e poi ha questi occhi... Nocciola, dal taglio orientale, con le ciglia molto lunghe che mi fanno un po' invidia. Penso che i suoi antenati fossero arabi; mi fa impazzire questa sua fisionomia esotica.
Entriamo nel locale, una terrazza immersa nel verde, non troppo elegante però. Un posto rilassato, che frequentiamo spesso. Appena metto piede nel bar, noto lo sguardo di un paio di uomini: mi fissano le gambe, poi il culo, poi il seno, poi di nuovo le gambe. Posso immaginare quello che stanno pensando e mi compiaccio. Mi diverte attirare l'attenzione, anche se poi sto sulle mie.
Daniele mi fa sedere di fronte a lui, e dopo che ordiniamo da bere, ci ritroviamo a chiacchierare e a ridere come sempre. La complicità che abbiamo creato in questi due anni non è mai scemata, anzi.
Ad un certo punto, dopo che ordiniamo il secondo giro di Campari Spritz, mi prende la mano e comincia a dire: "Gre, amore, è da una settimana che sei strana. Sembri preoccupata, con la testa altrove."
Io trattengo il fiato, non dico nulla. Con lui spesso non serve parlare.
"Se c'è qualcosa che ti preoccupa, qualsiasi cosa, ti prego di dirmelo. Puoi confidarti con me."
Ha la fronte aggrottata, l'espressione di una persona che è in pensiero per me. Mi sento in colpa.
Prendo un sorso dal mio spritz e dico: "È vero, in questi giorni sono un po' persa nei miei pensieri. Non devi preoccuparti, è una cosa da nulla."
Lui mi accarezza la mano, disegna dei cerchi con il suo pollice.
"Non è vero. Non è mai nulla, se riguarda te. Dai, parlami!"
Non riesco a guardarlo negli occhi, così gioco un po' con la cannuccia, poi gli dico: "Dani, penso che mi piacciano anche le donne. Penso di essere bisessuale."
Sussurro perché non voglio che gli altri tavoli origlino la conversazione.
Daniele sorride, con una fossetta nella guancia sinistra, che quando compare significa che sta pensando a qualcosa di eccitante.
"Dopo cena andiamo al night club, ti va?"
Ecco perché l'ho sposato: quando sono in crisi, mi legge sempre nel pensiero.

***

Il tragitto in auto è breve, giusto il tempo di due canzoni. Daniele guida e ogni tanto mi spia con la coda dell'occhio. Non parliamo molto durante il viaggio.
Il locale si chiama Miami Club, è un night club piccolo, ben arredato, dove si può bere qualcosa e ammirare le ragazze che ballano. Ci siamo già stati un paio di volte con amici, per passare una serata diversa dal solito, quindi appena arrivati mostriamo le nostre tessere di soci.
Ci accomodiamo su un divano ad angolo in velluto rosso, proprio davanti al piccolo palco dove c'è un palo di acciaio da lap dance. Ordiniamo due gin tonic e guardiamo una ragazza strusciarsi sul palo, al ritmo di musica. È carina, ma ha il seno rifatto. Non il mio genere.
Ad un certo punto la musica cambia e sul palco viene raggiunta da una giovane donna, avrà 20 anni a occhio e croce, ed io non riesco a staccarle gli occhi di dosso.
Fisico minuto, indossa delle calze a rete a maglie larghe, dei tacchi neri vertiginosi, slip scuri e un top a bustino. Ha la pelle bianchissima, senza un difetto, sembra porcellana. Non riesco a vedere bene il colore dei suoi occhi, sono nascosti dalla frangetta castana. Ha i capelli lunghi, liscissimi.
"È una bambola, cazzo. È bellissima!" mi lascio sfuggire.
Dopo qualche ancheggio, si toglie il bustino e ci rivela il suo seno. È ben fatto, seppur piccolo, con i capezzoli rosa all'insù.
Daniele non dice niente, ma finito il ballo, la invita al nostro tavolo e le offre da bere.
Lei si siede al centro, tra noi due: "Ciao, mi chiamo Elena." Accento dell'Est, voce lieve.
"Ciao, mi chiamo Greta. Lui è Daniele."
Ci presentiamo, anche se Elena non sembra molto interessata a mio marito.
"È così raro vedere una donna qui tra il pubblico..." mormora e si avvicina ancora di più. Le nostre cosce nude si toccano.
Ci scambiamo due battute di convenienza, poi Elena prende un sorso dal calice che stringe tra le dita.
Un po' di prosecco le scivola sul mento e sul collo.
"Ops, che disastro!" e ride.
Io sorrido di rimando, e seguo con lo sguardo la goccia di vino che dal collo le sta scivolando nell'incavo dei seni.
"Se vuoi, puoi leccarla..."
Il mio cuore accelera i battiti. Certo che voglio.
Guardo Daniele, che si sta mordendo il labbro inferiore. Credo che sia eccitato.
Senza staccare gli occhi da lui, mi chino sul bel corpo di Elena e le lecco il mento, poi il collo. Languidamente, con calma. Inspiro il suo profumo, che mi inebria. Arrivo con la lingua fino al suo seno destro, lì dove la goccia si è fermata.
Elena si allontana leggermente e dice solo: "Wow! Sei un uomo fortunato, Daniele. E ora... Torno sul palco. Se volete, posso fare uno spettacolo privato, ma si paga a parte."
Si congeda così e mentre si allontana, entrambi osserviamo il suo culetto stretto nelle calze a rete.
Mio marito lancia due banconote sul tavolo e con voce grave mi intima: "Andiamo a casa."

Le avventure di una ragazza perbene (I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora