Chapter 4

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4.

Mentre eravamo in ascensore nessuno dei due spiccicò parola, ero tutto troppo scomodo, non vedevo l'ora di uscire da li e respirare...perché si, sono abbastanza certa di stare trattenendo il respiro.

<Eccovi! Dai muoviamoci, non voglio trovare traffico, il porto è sempre molto confusionale come posto> Conor ci accolse e nel mentre Aisha mi si avvicinò: <Tutto ok?> mi chiese: <Sisi...andiamo, prima tutto ciò finisce, meglio è>.

Come da programma io andai con lo stronzo mentre Shy con Conor, erano moto molto sportive, io non sono una che va molto d'accordo con macchine, motori etc...ma devo dire che erano veramente belle, quella su cui stavo io era nera opaca mentre l'altra era verde oliva opaco, inoltre non essendo mai stata su una moto del genere, non sapevo nemmeno come comportarmi per quanto riguarda la questione "presa", so solo che se mi fossi aggrappata a Ian in modo insistente, ovviamente lo stronzo avrebbe avuto da ridire pure su questo una volta scesi.

Circa un ora dopo arrivammo alla spiaggia, non era grande e la cosa non mi dispiaceva affatto, inoltre era deserta, c'eravamo solo noi e il mare.

Tirai fuori due lenzuoli, non avevo teli da mare, quindi decisi di portare quelle ed insieme a Shy sistemai sopra ad essi il cibo che per strada c'eravamo fermati a prendere prima di arrivare a destinazione; nel mentre Conor e Ian erano in riva al mare per fare a gara a chi tirava più lontano i sassi, quanti anni avevano?

<May, so che non ci conosciamo da tanto, ma sento che qualcosa ti turba e siccome siamo sole perché non me ne parli?> mi girai verso di lei, era incredibilmente seria in volto...sì è vero ero turbata, turbata da quello stronzo bipede, non capivo perché doveva essere così irritante: <Ian lo avevo già incontrato in aeroporto il giorno in cui sono arrivata in Irlanda...>.

Decisi di raccontarle tutto quello che era successo dalla prima volta che lo avevo visto fino ad oggi: <Cavolo che bel caratteraccio, magari è semplicemente il suo modo di approcciarsi, non darci troppo pe...> venne interrotta prima di riuscire a finire la frase: <Sto morendo di fame, mangiamo?> propose Conor: <Oh io devo fare un bolo di insulina prima di mangiare...devo aspettare poi circa dieci minuti, ma voi iniziate pure> annunciai: <Perdonami May, non lo sapevo, non voglio metterti fretta io ti aspet...> agitai una mano in aria: <Ma figurati, non mi stavi mettendo fretta, poi come potevi saperlo se nemmeno te l'ho detto? Incominciate pure veramente io mentre aspetto vedo un pò a riva!> tolsi gli stivali e le calze, presi la mia pochette "di sopravvivenza" dalla borsa e mi allontanai da loro; dopo essermi fatta l'iniezione aspettai seduta i miei dieci minuti.

Il mare era cristallino e abbastanza calmo, sullo sfondo non c'era un cielo limpido, bensì uno che preannunciava un bell'acquazzone; il mare era una delle cose preferite di Chris, praticava surf, amava quello sport, quando era sulla tavola mi raccontava sempre che tutti i suoi pensieri sparivano, si sentiva libero e felice come un delfino...spero tanto che, ovunque tu sia ora, stia nuotando con loro, spensierato e con il tuo meraviglioso sorriso stampato in volto fratellone; mi accorsi che una lacrima mi era scesa sulla guancia, con il dorso della mano l'asciugai ma non servì a molto perché subito dopo scoppiai a piangere, i sensi di colpa, il dolore lancinante, le continue domande che rimarranno in sospeso e senza alcuna fottuta risposta: Dove sei Chris? Per quale motivo sei venuto in ospedale quel giorno? Hai sofferto tanto?; erano tutte domande che mi tormentavano da due anni a questa parte.

Il dolore che si prova quando ti lascia la persona che è sempre stata la tua ombra, il tuo miglior sorriso e la tua carezza di conforto è troppo forte, ti crea di quelle ferite che non si cicatrizzano tanto facilmente, a volte non lo fanno proprio... .

A BOLUS OF HAPPINESSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora