La situazione non sarebbe migliorata. Non l'avrebbe fatto neanche se avesse pensato a sua madre nel peggiore dei suoi momenti di quando era in vita. Aveva il cervello annebbiato, i suoi piedi seguivano a caso le dune rocciose sopra il terreno, tremando al suono di ogni voce umana nel raggio di metri. Come se la situazione potesse prendere una piega migliore, iniziò a darsi mentalmente dell'idiota per aver pensato a del materiale erotico di primo mattino dopo anni di astinenza. Si sentiva un idiota. Un idiota in astinenza e solo. Avevano ragione le sensali, con quel suo caratteraccio non sarebbe mai riuscito a trovare nessuna con cui condividere il proprio tempo. Era già un miracolo che suo nipote non lo avesse preso a calci dopo aver preso le redini del Clan Jin, vista l'acidità con cui lo trattava alle volte. Sentì l'afflusso del sangue passare oltre il suo bassoventre e riprendere a circolare regolarmente. Gli sarebbe piaciuto avere una compagna di coltivazione però. Ci pensava alle volte. Una splendida donna tutta per lui, pronta ad allietare le sue giornate. E magari... quelle dei suoi figli e suo nipote. La immaginava a volte... capelli neri, labbra rosse e carnose, gambe lunghe, fianchi larghi il giusto e ventre piatto. Sì, In pratica... la perfetta copia di A'Sue. Forse lei sarebbe stata in grado di accettarlo per com'era.
'Oh, no.'
Aveva appena finito di tirarlo il sospiro di sollievo che già sudava freddo. Pensava di averla fatta franca, ma i cieli volevano evidentissimamente dimostrargli quanto si sbagliasse, visto anche che all'orizzonte gli fecero dal nulla apparire un gruppo di discepoli in tunica bianca.
Jiang Cheng pensò di togliersi la vita in quel preciso istante. Gli venne in mente che però come periodo quello da cui i Lan erano appena usciti, era già di per se orrido e non poteva inferire altrimenti. Si guardò intorno abbastanza velocemente da notare un'abitazione circondata dal verde, e ci si fiondò dentro senza pensarci due volte.
Sospirò. Nonostante l'alloggio sembrasse completamente abbandonato, era pulito. Qualcuno vi faceva regolarmente visita a giudicare dalla sistemazione dei libri, ma non ci era stato di recente. Aveva letteralmente trovato l'oro. Prese un paio di respiri profondi, si accomodò sul pavimento e chiuse la porta con una lentezza disarmante. Poggiò la testa al muro, ancora il cuore gli batteva nei timpani, a tempo con i passi dei giovani. Cielo, cosa gli stava capitando? Non aveva quelle reazioni da quando era un ragazzino, e quella circostanza non era la migliore per rimediare agli anni persi. Che vergogna. La situazione non era migliorata, anzi, iniziava a diventare dolente e inopportuna.
Era un bene che quella casa fosse vuota, ma non poteva indugiarci a lungo. Come aveva già notato in precedenza, qualcuno la teneva pulita. E se fossero entrati a sorprenderlo nel bel mezzo dell'atto?
'Se lo faccio in fretta, non se ne accorgerà nessuno.'
Sì, doveva essere un fulmine. Doveva essere talmente rapido da non far notare a nessuno di aver vagato per le logge Meandri delle Nuvole, né di aver compiuto atti osceni in una di esse. Santi numi, se ci pensava...Si sciolse le cinture, si abbassò i pantaloni. Tenne gli occhi chiusi, anzi serrati. Non voleva vedere cosa lo circondava. Tantomeno, se qualcuno lo avesse sorpreso in quel modo, avrebbe evitato di imprimersi a memoria la sua espressione sconcertata. Rabbrividì appena la sua mano venne in contatto con la carne dura e sensibile. Cercava di non pensare troppo, anzi cercava di non pensare affatto. Gli si stava torcendo lo stomaco, sentiva caldo. Eppure conosceva bene le proprie mani, anche se non si concedeva a quelle attenzioni da molto tempo. Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo appena sentì il piacevole senso di liberazione arrivare. Era stato silenzioso, veloce, e si era pulito con un fazzoletto ricamato di cui si sarebbe liberato in seguito in una delle fiaccole. Si sistemò gli abiti, regolarizzò il suo respiro e la circolazione del qi. Era stata davvero un'enorme fortuna che non ci fosse nessuno in quella casa. Forse la sua buona stella si era finalmente accorta che tutti i gli anni sabbatici che aveva preso erano abbastanza.
"ZeWu-Jun?"
Jiang Cheng perse cento anni di vita nel sentire quel titolo. Qualcuno in lontananza stava chiamando Lan XiChen a gran voce. E si stava avvicinando, a giudicare dal rumore dei passi e dalla vicinanza del suono della sua voce.
'Qualsiasi cosa tu voglia pensare di fare, falla. Ma ti scongiuro, non entrare.'
«ZeWu-Jun?» continuò a chiamare.
Jiang Cheng non se l'era mai fatta addosso, ma giurava di esserci quasi in quel momento. Forse ci era andato vicino solo quando si era nascosto un'intera giornata da sua madre per sfuggire inutilmente agli allenamenti nel bel mezzo del cocente sole di agosto. La donna aveva minacciato di ucciderlo (non l'avrebbe mai davvero fatto), ma il campo d'addestramento venne brutalmente martoriato da ZiDian, e stessa sorte toccò ad alcune stanze della tenuta fin quando non saltò fuori. Strigliata a parte, la donna non gli torse un capello.
«ZeWu-Jun, vi prego di uscire. Vi stanno aspettando!»
La donna lo stava praticamente implorando adesso, ma fortunatamente non vi era risposta.'Sì, bravo Lan XiChen. Gioca a nascondino per altri quindici minuti, ti prego.'
Ci fu un momento di calma, poi si sentì il rumore dei passi leggeri della fanciulla allontanarsi.
Se qualcuno avesse visto il capo clan Jiang in quel preciso istante, gli sarebbe venuto un colpo, o avrebbe pensato si sentisse davvero molto male.
Era riuscito a tornare al proprio alloggio. Come? Non lo sapeva neanche lui. Aveva corso con l'immagine di sua madre impressa, e alla fine ci era arrivato in un modo o nell'altro.
«Capo Clan Jiang?» sentì fuori dalla porta.
Era la stessa fanciulla che poco prima chiamava a gran voce (per gli standard dei Lan) il nome di ZeWu-Jun. E adesso stava cercando lui. Doveva essere uno scherzo del destino.
«Capo Clan Jiang?» riprovò.
Quando si vide davanti la figura dell'uomo più grande, trasalì. Era ovvio che si fosse rassegnata a non ricevere una risposta.
«Che cosa c'è?» chiese, cercando di sembrare tranquillo.
Quella spalancò gli occhi.
«L-la... celebrazione, signore...»
Se una compagnia itinerante di attori avesse chiesto a Jiang Cheng di unirsi a loro per il suo talento innato, lui avrebbe declinato perché troppo impegnato a mettere in proprio un circo. Non sapeva neanche lui come facesse a rimanere tanto composto.
«Fai strada.» le chiese, quasi le ordinò.
E la poveretta non se lo fece ripetere due volte. Pallida, si inchinò garbatamente, poi gli diede le spalle per mostrargli la via. Anche se non ce ne sarebbe stata troppa necessità. Le urla gorillesche di suo fratello e quelle esasperate di Lan QiRen si potevano udire gradualmente, con l'avvicinarsi al luogo.
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Lullaby
FanfictionSe l'era sempre cavata da solo, non aveva mai commesso errori nemmeno in quello. Aveva stabilito più di vent'anni di supremazia (e terrore, quindi, perché non dittatura?) e nulla in quel lasso di tempo, o meglio, quasi nulla, era andato storto. Sand...