Mezzanotte e cinque minuti.
Mi giro e mi rigiro nel letto con una domanda continua in testa: cosa faccio? gli scrivo?
Alla fine prendo il telefono, ricordandomi mentalmente il suo numero, che salvo tra i contatti e decido di digitare due semplici parole, con un forte peso sullo stomaco e i pensieri confusi.
«Sei sveglio?»
Passano circa venti minuti per una sua risposta, un tempo che mi sembra infinito e interminabile.
«Ciao principessa, scusa se ho tardato a rispondere ma ero sotto la doccia. Tutto bene?»
Sorrido a questo messaggio, e per un secondo, la mia testa vaga altrove immaginando questo bellissimo angelo che mi risponde con l'asciugamano in vita tutto gocciolante d'acqua.
«Sono io a doverlo chiedere. Stai bene?»
«Ora che mi hai scritto si, sto bene principessa.» sorrido a quel messaggio, cercando di scacciare via i pensieri sconci dalla mia testa, stupendo me stessa di aver pensato a lui in quel modo.
«Mi fa piacere. È stata rigenerante la doccia?»
«Molto, ma se fossi stata in doccia con me sarebbe stato molto meglio.» arrossisco davanti al display del mio telefono, ringraziando il cielo che lui non può vedermi in questo momento.
All'improvviso mi arriva la notifica di collegarmi a una videochiamata insieme a lui.
Appena rispondo, lo trovo seduto su una sedia con l'accappatoio addosso che si asciuga i capelli.
«Emh, perché mi hai chiamata cosi?» domando curiosa e soprattutto confusa.
«Avevo voglia di vederti, scusami non sono molto presentabile.» di colpo si alza e si dirige verso l'armadio accanto al letto e si toglie l'accappatoio.
È nudo, in videochiamata con me completamente a suo agio.
Tira fuori un paio di boxer bianchi e una t-shirt nera dal cassetto della biancheria e la indossa.
«Eccomi.» esclama, sedendosi di nuovo sulla sedia.
«Sembravi molto a tuo agio.» le parole mi escono di getto, merda!
Mi vorrei mozzicare la lingua ma istintivamente mi copro la bocca con le mani, e anche il viso.
Lui scoppia a ridere e dice «beh è strano che non lo sia anche tu principessa. Alla fine, è notte tra poco andremo a dormire, quindi è giusto mettersi il pigiama. Tu dormi con quello?» indica me, dimenticandomi completamente di avere un pigiama rosa a cuori con Stitch stampato sul davanti.
«Non insultare il mio pigiama! Tranquillo Stitch non diceva sul serio questo insolente.» dico parlando alla mia maglietta. Lui si mette a ridere a crepapelle, e mi si rallegra il cuore a sentirlo ridere così, anche se sta ridendo di me.
«Beh, nonostante il pigiama non sia il massimo della sensualità, si nota perfettamente che sotto la maglietta non indossi il reggiseno. Niente male principessa.» continua a ridere e io mi metto a braccia incrociate per coprirgli il più possibile la visuale per il mio seno.
«Perchè ti copri? Ti vergogni con me?»
Annuisco e dico «non ti conosco» ma per botta e risposta subito dice «nemmeno io ti conosco, eppure mi sta facendo un bellissimo effetto guardarti, anche se porti un ridicolissimo pigiama.»
Quelle parole mi stupiscono. Sorrido timidamente e mi alzo dicendo «il pantaloncino ti piace?» mostrando il pezzo di sotto anch'esso rosa a cuori celesti.
«Porca troia...» e nel parlare di sistema i boxer.
«Sei sadica. Non puoi mostrarmi il tuo culetto perfetto, agitandolo sotto il mio naso, perché non posso farti nulla adesso.» e nell'ultima parola la calca più delle altre parole.
Scoppio a ridere crollando sul letto e in quell'esatto momento lo sento dice «ti prenderei adesso su quel letto» e io lo guardo.
Arrossisco in modo violento sulle guance e mentre l guardo, vedo che si passa la lingua sulle labbra e si morde il labbro.
«Che succede?»
«Sei bellissima Fede.» ed è la prima volta che mi chiama per nome.
«Anche tu Eric, molto.» sorride e si accarezza i capelli, sembra quasi timido.
Dopo qualche minuto di silenzio chiedo «vuoi parlarmi di quello che ti è successo oggi con...»
«Ero arrabbiato. Ho perso mia madre da quasi un anno. I miei genitori si erano separati da poco, e con il divorzio mia madre è andata in forte depressione. Tanto forte da...» e nel parlare si copre gli occhi con le mani. Dio mio... quanto mi si stringe il cuore a vederlo così. Tra un singhiozzo e l'altro continua il suo raccolto «si è tolta la vita. L'ho trovata in bagno nella vasca con i polsi tagliati. Mio padre non c'era, era a lavoro...io ero appena tornato a casa da scuola. Avevo trovato il bagno pieno d'acqua e sangue, è stato straziante. Ho chiamato subito un'ambulanza e mio padre ma quando l'hanno portata all'ospedale non c'era più niente da fare. Al suo funerale abbiamo messo della musica, lei adorava la musica in particolare Whitney Houston, non so se conosci questa cantante.»
«Certo, chi non la conosce.» gli sorrido dolcemente, mentre lui prosegue.
«E tu invece?» chiede, guardandomi negli occhi. Sono così chiari da potersi specchiare.
Mentre gli racconto buona parte del mio passato, con il lutto che ho subito per la morte di mio padre, la sua espressione diventa seria e triste. Ogni tanto mi dice "piccola" nel sentirmi raccontare.
«Mi dispiace da morire.» dice quasi in un sussurro.
«Sai cos'è la cosa che mi dà più rabbia? È che non è passato tanto dalla sua morte, e mio padre stava già con un'altra donna. Non l'ho ancora incontrata ma me ne ha parlato. So solo il nome suo nome e che ha una figlia della mia età, dai discorsi di mio padre.» dice passandosi le mani tra i capelli.
Guardo l'ora e mi rendo conto che sono le due di notte. Caspita!
«Io dovrei andare a dormire ora.» dico dispiaciuta, perché vorrei davvero stare con lui a parlare.
«Perchè non mi dici dove abiti? Vengo a salutarti.» esclama e io presa alla sprovvista, gli dò il mio indirizzo. Poco prima di staccare la chiamata mi dice «aspettami, arrivo subito.» e chiudiamo la comunicazione.
Dopo circa dieci minuti, sento qualcuno lanciare sassolini alla finestra. Scoppio a ridere e dico «sali scemo!» e lui invece di venire alla porta, si arrampica sull'albero come se fosse Tarzan nella giungla e me lo ritrovo sul balcone della mia finestra.
«Sei completamente matto!» scoppio a ridere e lui con me.
«Tutti i migliori sono matti.» dice mentre entriamo in camera. Mia madre dorme da una sua amica stasera, essendo sabato non deve portarmi a scuola, quindi meglio così. Gli sarebbe preso un colpo altrimenti.
«Non avevo notato quanto fossero belli i tuoi occhi...» dico, stupendo me stessa per questa affermazione.
«Principessa...» Eric mi accarezza la guancia e prima che possa rendermene conto, le mie labbra sono sulle sue.
Le sue mani sono tra i miei capelli e le mie sul suo viso. Devo stare in punta di piedi per un tempo che mi sembra infinito, visto il suo metro e novanta di altezza, contro il mio metro e sessanta.
«Eric...» sussurro e lui mi prende per i fianchi.
Mentre ancora ci baciamo, mi ritrovo sotto di lui sul mio letto, con le sue braccia muscolose a tenermi abbracciata mentre mi bacia.
«Dio... Sei così bella.» sussurra staccandosi da me per un secondo, guardandomi negli occhi.
Mi metto a cavalcioni sopra di lui mentre continuiamo a baciarci.
«Cazzo piccola...» geme.
«Mi stanno facendo male i boxer...» sussurra con un gemito.
Faccio per spostarmi ma lui mi rimette su di lui.
«È bello sentirti su di me. Non toglierti.» dice accarezzandomi le cosce.
Istintivamente, inizio a muovermi lentamente su di lui mentre ci baciamo. Non so cosa sto facendo, una cosa che non ho mai fatto nella mia vita, ma non ho intenzione di smettere.
«Piccola, se continui così rischi di farmi venire nei boxer.» ridacchio a questa sua affermazione e dico «posso toglierli allora?»
Eric mi guarda sorpreso di questa mia richiesta.
«Vuoi...»
«Io però non ho mai...» sussurro timida.
«Oh...» rimane sorpreso dalla mia risposta.
«Ci andrò piano allora, promesso.» annuisco mentre Eric mi fa stendere sul letto.
Mi toglie il pantaloncino e le mutandine mentre lui si toglie la felpa insieme alla maglietta.
«Ti sei mai toccata?» faccio di no con la testa mentre mi solleva per togliermi la maglia.
Mi sdraio di nuovo e questa volta mi divarica le gambe.
«Che cosa fai...?» chiedo, ma senza rispondere, sento la sua bocca lì... la sua lingua che si muove su e giù sulla parte più sensibile di me.
Gemo, accarezzando i suoi ricci ancora bagnati dalla doccia avvenuta prima della nostra prima videochiamata.
«Eric...» gemo e faccio per stringere le gambe ma lui me le tiene aperte.
«Vuoi che mi fermi?» faccio di no con la testa e lui riprende.
Stringo le lenzuola del mio letto mentre mi sento tremare.
Si ferma e si alza. Si abbassa i pantaloni della tuta e prende un preservativo dal portafoglio che aveva nella felpa.
Ma prima che se lo metta, lo raggiungo alzandomi dal letto, avvicinandomi a lui.
«Che cosa vuoi fare?» chiede.
«Questo.» dico, facendolo sedere sul letto, inginocchiandomi davanti a lui.
Lentamente muove la mano su e giù fino a scoppiare la punta, molto lentamente, per poi avvicinare le labbra e leccare, per poi prenderlo in bocca.
Lui si lascia crollare sul materasso completamente rilassato e in estasi per la piacevole sensazione.
«Oddio piccola...» mi accarezza i capelli mentre continuo a muovermi su e giù con dolcezza e una lentezza eccitante.
Lui mi prende di colpo in braccio come se non pesassi niente, facendomi sdraiare.
Mentre sdrotola il preservativo sul suo sesso, mi mordo il labbro a guardarlo completamente nudo, le vene delle mani e braccia in rilievo, i capelli ricci sulla fronte e il suo petto che si alza e abbassa per il respiro.
«Fermami se ti fa male.» annuisco e lentamente, inizia ad entrare dentro di me.
È una sensazione strana, non dolorosa ma fastidiosa, non saprei spiegarmi.
«Va tutto bene?» annuisco.
Mentre inizia a muoversi lentamente, entra più a fondo ed è allora che sento bruciore, gemendo di dolore.
«Dio scusa...» si ferma ma io gli accarezzo il petto, muovendo io i fianchi.
Dopo pochi secondi, il bruciore diminuisce, il dolore anche e molto presto, arriva il piacere.
«Sei così stretta piccola...» geme mentre mi tiene le gambe aperte, muovendosi dentro e fuori.
Mi prende il seno tra le mani e stringe i capezzoli tra il pollice e l'indice e mentre continua inizio a sentirmi le gambe tremare.
«C-che cosa succede...?» gemo.
«Lasciati andare piccola, vieni con me...» aumenta il ritmo mentre i nostri gemiti risuonano nella stanza, venendo insieme.
Restiamo sdraiati l'uno accanto all'altro ascoltando solo il suono del nostro respiro, finché entrambi non ci addormentiamo io appoggiata al suo petto, rilassati e in estasi, coperti solo dalla pelle d'oca che l'orgasmo ci ha procurato ad entrambi.

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Le stelle su di noi
RomanceFederica Moon è una ragazza come tutte le altre, di diciassette anni che vive insieme a sua mamma nella grande mela. Ha amici che tengono a lei, va alle feste e adora la lettura e la pittura. Ha solo una cosa che la fa soffrire più di ogni altra cos...