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Eric

L'ambulanza arriva subito, fortunatamente.
È pallida, fredda con graffi sul volto e una ferita leggera alla testa.
«Ti prego piccola svegliati...» mentre viene trasportata in ospedale, io salgo con lei nell'ambulanza dopo aver litigato pesantemente con sua madre per chi dovesse andare con lei, e per tutto il tempo le tengo la mano pregando un Dio che non so nemmeno se esista.
Arrivati in ospedale viene subito portata via e io vengo fermato da due infermieri che mi dicono di aspettare fuori.
«È colpa mia... È tutta colpa mia!» urlo e rovescio due sedie nella sala d'aspetto.
La sicurezza mi raggiunge e fa per bloccarmi ma io mi scuso con loro, raccolgo le sedie e mi accomodo su una di essa.
«Figliolo.» mormora mio padre avvicinandosi a me.
«Che cazzo vuoi?» sbotto, guardandolo truce.
«Si riprenderá, stai tranquillo.» mi appoggia una mano sulla spalla e d'istinto mi sposto.
«Non osare toccarmi, figlio di puttana.» mi alzo di scatto e mi allontano.
I secondi sembrano minuti, i minuti sembrano ore e le ore sembrano secoli interminabili che non passavano più.
Mia, Miriam e Matt ci avevano raggiunto subito in ospedale, trovandomi seduto fuori con una sigaretta in bocca, ormai era finito l'intero pacchetto.
«Allora? Sai qualcosa?» mi chiede Mia.
Scuoto la testa e li guardo, preoccuparti a morte per la loro migliore amica.
«Non posso credere a quello che è successo.» esclama Matt mettendosi le mani nei capelli.
Prendo un'altra sigaretta e talmente fumo che inizio a tossire bruscamente ma non m'importa.
«Lei mi piace...» esclamo ad alta voce, sconvolgendo anche me stesso per averlo detto.
«Ragazzi, venite.» esce sua madre dalla porta dell'ospedale per chiamarci. I suoi amici entrano e appena passo accanto a lei, lei mi ferma e mi prende per mano dicendo «mi dispiace molto, per tutto.» la oltrepasso e percorro il lunghissimo corridoio.
Un medico ci ferma e ci informa che è fuori pericolo e si è svegliata. Le urla di gioia risuonano in tutto l'ospedale.
«Scusate, vado io da lei per primo.» e senza aggiungere altro arrivo fino alla sua stanza.
«Ciao principessa.» dico, sedendomi a una sedia accanto al suo letto prendendole una mano tra le mie.
«Ehy...» sospira lei.
Nonostante i lividi e una garza sulla testa, è sempre bella e i suoi occhi sono sempre brillanti e chiari come il cielo.
«Ti chiedo scusa.» appoggio la fronte sulla sua mano per baciarla e lei con l'altra mano i accarezza i capelli.
«Ti chiedo scusa io. Te lo giuro...non sapevo niente della situazione di mia madre e tuo padre.» dice mentre la sua mano passa tra i miei ricci.
«Facciamo una scommessa.» dico all'improvviso. Alzo il viso e la guardo.
«Tu verrai a vivere a casa mia. Scommettiamo che i nostri genitori non si sposeranno? Se alla fine di quest'anno saranno ancora insieme, ognuno tornerà alla propria vita. Ma, se dovessero sposarsi, la nostra convivenza potrebbe continuare. Ci stai?» lei annuisce sorridendo e poi si riaddormenta.
È così bella... Ma non posso portarla nell'inferno insieme a me, non posso.
Lei non lo merita, cazzo. Mi ripeto costantemente le parole «solo amici »
Mentre dorme le accarezzo i capelli, il viso pallido e le sue mani.
Dopo diverso tempo rimasta lì con lei, faccio per alzarmi e dirigermi verso la porta, ma le parole che sento pronunciare dalla sua bocca mi lasciano spiazzato.
«Papá...?» mi giro di scatto pensando si sia svegliata, ma sta ancora dormendo. Sta sognando...
Le lacrime le escono dagli occhi nonostante li abbia chiusi e tiene la bocca socchiusa, respirando.
«Non...» mi avvicino a lei.
Lentamente lei alza la mano davanti a sé e sussurra «non andare via» poi la mano le ricade sul letto e riprende il suo sonno.
Guardarla così mi distrugge l'anima.
Dopo di me entra sua madre e poi le sue amiche.
«Figliolo, ti assicuro che non volevo andasse così. Io non sapevo che...» prima che possa finire di parlare lo interrompo «non ti azzardare a rivolgermi la parola. Mi fai schifo.» lo allontano con una spallata ed esco dall'ospedale. Mentre torno a casa in taxi, cerco di non pensare a quanto vorrei ucciderlo. Non mi ha solo rovinato la vita, ma ora ha distrutto due famiglie.
Quando arrivo a casa, mi sdraio sul letto cercando di riposare ma è tutto inutile.
«Figlio di puttana.»
Il telefono vibra e quando rispondo, il cuore mi si ferma per un attimo, è lei...
«Sei andato via...?»
Merda, non dovevo andarmene.
«Sono tornato a casa solo per prendere una cosa, non volevo disturbarti. C'è la tua famiglia.» dico e la sento rispondere molto a fatica.
«Avrei preferito ci fossi tu con me, invece di mia madre.»
Dio, quanto è dolce.
«Domani pomeriggio mi mandano a casa, ma non ci voglio tornare lì. Li ho sentiti parlare che tuo padre verrà a stare da noi... Non hanno nemmeno chiesto la mia opinione.» e la sento piangere.
Cristo...
«Sto andando a casa tua adesso, prendo le tue cose e le porto da me. Non preoccuparti, si sistemerà tutto.» dico e nel mentre inizio a uscire di casa.
Dopo poco mi ritrovo a casa sua, e fortunatamente la porta è aperta.
Entro nella sua stanza e aprendo l'armadio trovo due valige. Le riempio con tutti i suoi vestiti, i libri, e tutto quello che c'è di suo.
All'improvviso noto un diario per terra, non dovrei aprirlo ma la curiosità è troppo forte e decido di aprirlo.
"Caro papà, oggi sono dieci giorni che non ci sei più. È assurdo pensare a quanto tu sia volato via così in fretta. Vorrei tanto che tu fossi qui con me. Mi manchi... più di ogni altra cosa. Ti voglio bene papà..."
Giro pagina e continuo a leggere.
"Caro papà, è passato un mese che non ci sei più, sembra passato un giorno. Non riesco a esprimere quello che sento e mi fa ancora più male non poter sentire il suono della tua voce. Mi manca ascoltare la musica con te, tutto quello che resta a casa è un grande vuoto, e un assordante silenzio impossibile da sopportare. Mi manchi tanto, vorrei che fossi qui. Non voglio questa vita se non ci sei tu al mio fianco..."
Queste ultime parole mi fanno rabbrividire. Ha pensato di togliersi la vita? O magari ha tentato di farlo... Cazzo non posso pensarci, ma la capisco molto bene.
Decido di mettere anche questo diario in valigia ed esco da quella casa portando tutto il necessario a casa mia.
Subito dopo torno in ospedale e li con lei è rimasta sua madre e le sue amiche.
«Sarò sincero con lei. Questa relazione fra mio padre e lei mi ha del tutto sconvolto, vale anche per sua figlia. Ma ci tengo troppo a lei per buttare all'aria la cosa più bella che mi sia successa nella vita. Quindi, ho portato tutte le sue cose a casa mia e Federica verrà via con me. Non le conviene obbiettare, sono stato chiaro?» dico di getto a sua madre e lei senza dire nulla, con la faccia terrorizzata annuisce soltanto.
«Bene, ora fuori. Sto io con lei.» la oltrepasso chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi metto con lei sul lettino dell'ospedale che è abbastanza grande da dividerlo insieme vista la sua minuta statura e la sua magrezza.
Le accarezzo i capelli e rimango lì per un tempo che non saprei definire.
È così bella...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 05, 2024 ⏰

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