L'aria nel villaggio era carica di tensione mentre le fiamme divoravano il magazzino del raccolto. Il vento le spingeva verso i tetti delle case circostanti, e il crepitio del fuoco si mescolava al suono delle campane del municipio e della chiesa, che suonavano all'unisono, segnalando l'emergenza. Il fumo denso e acre si alzava verso il cielo, oscurando i raggi della luna. La gente accorreva, ma l'incendio aveva già raggiunto vaste proporzioni. Nessuno sapeva come fosse scoppiato, e la cosa li aveva colti di sorpresa.
La cattura del Conte Vlad era diventata un fatto secondario. Ora, la priorità assoluta era spegnere l'incendio.
La taverna, con le sue travi di legno scuro e le pareti sbrecciate, sarebbe stata presto circondata dalle fiamme. Riccardo, l'ubriacone del villaggio sfortunato in tutto, anche quella notte aveva affogato la sua tristezza nel whisky, ed ora la sua voce rauca echeggiava tra le fiamme. "È l'apocalisse!" gridava, puntando un dito tremante verso il cielo. "Il vampiro! L'abbiamo catturato e ora siamo maledetti!"
Jin, il proprietario della taverna, non aveva tempo per ascoltare i deliri di quel matto. Con gli occhi stanchi e il volto sudato, si rivolse ai presenti. "Formiamo una catena umana," disse, la sua voce ferma e decisa. "L'acqua del pozzo è l'unica speranza per spegnere queste fiamme. Ognuno di noi conta."
Gli abitanti si unirono, passandosi secchi d'acqua di mano in mano. Il calore delle fiamme li avvolgeva, ma la determinazione li teneva in piedi. Non c'era tempo per il panico. Dovevano agire e in fretta!
Il suono dei secchi che si riempivano e il loro schianto contro il fuoco si mescolava al grido di Riccardo che ormai si era elevato a profeta di sventura.
Poco più distante, Barnaba, disperato, cercava Beatrice. La trovò trascinarsi a stento, ma un cerchio luminoso si formò intorno a lei, come uno scoppio improvviso. Le fiamme la avvolsero, carbonizzandola in pochi istanti. Barnaba si tolse il mantello per soffocare il fuoco, ma era già troppo tardi. La ragazza era morta.
Incredulo, Barnaba cadde a terra in ginocchio, preso dalla più cieca disperazione. Qualcuno si avvicinò e lo abbracciò alle spalle, un forte odore di rose coprì quello di carne bruciata che aveva invaso le sue narici. Barnaba tentò di voltarsi, ma la stretta attorno alle braccia divenne più forte, e poi il morso al collo...
Il giovane Barnaba sentì le forze abbandonarlo, come se l'oscurità stessa gli si insinuasse nelle vene. La vista gli si annebbiò, e il mondo intorno a lui si dissolse in un turbine di ombre e terrore. Ludmilla Vein, con gli occhi incandescenti e le labbra contorte in un ghigno malvagio, lasciò la presa sul suo collo. Il suo tocco gelido e insaziabile gli aveva succhiato via ogni scintilla di vita. Barnaba cadde a terra mentre il suo ultimo respiro si mescolava al crepitio delle fiamme che divoravano il villaggio. Era finita. La notte aveva inghiottito tutto, e solo il silenzio rimase a testimoniare la sua fine tragica.
Ludmilla Vein si allontanò, sazia. Aveva usato gran parte delle sue facoltà psichiche per appiccare quegli incendi e aveva bisogno di nutrirsi prima di raggiungere il municipio, dove era imprigionato il suo primo amore: il Conte James Paul Vlad.
Mancavano solo due ore all'alba
"Ascoltate, maledetti! È colpa vostra! Tutta questa rovina, questo inferno che ci avvolge, è per colpa vostra!"
Riccardo, con gli occhi vitrei e la voce tremante, si alzò su una panca fuori dalla taverna. Il suo alito puzzava di whisky, la faccia era quella di un disperato.
"Abbiamo catturato il Conte Vlad, pensando che avremmo avuto la nostra vendetta. Ma ora guardatevi intorno! Le fiamme divorano tutto, e la campana del municipio suona come un lamento funebre. È l'apocalisse, ve lo dico io!"
Indicò Jin, il proprietario della taverna, con un gesto accusatorio. "Tu, Jin! Hai accettato il vampiro nel nostro villaggio. Lo hai condotto qui sul tuo dannato carro! Avresti dovuto bruciarlo nel suo castello, ma no, hai preferito portarlo qui. Ed ora paghiamo il prezzo di tanta scelleratezza!"
Poi cominciò ad inveire contro le figure del sindaco e suo figlio Giacomo come se fossero lì presenti ad ascoltarlo: "E tu, vecchio pazzo insieme a quel idiota di tuo figlio Rasoio! Hai deciso di farlo giustiziare pubblicamente. Ma ora il mondo sta crollando, e voi siete i responsabili!"
La sua voce si ruppe in un grido, ma non si fermò "Ascoltate! Sono qui per raccontarvi la verità, quella che il cielo stesso ha sussurrato nei miei sogni inquieti. I cavalieri dell'apocalisse sono tra noi, e la loro ira è palpabile come il sudore sulla fronte di un predicatore in preda all'isteria."
Riccardo si agitava, le mani tremanti, mentre gli occhi spalancati scrutavano l'orizzonte di fumo che insieme al whisky gli avevano annebbiati il cervello. "Il primo cavaliere è giacomo detto Rasoio! Sì, proprio lui, con quel suo sorriso da becchino. Ha un mantello nero che gli avvolge il corpo come un serpente affamato. E quando parla, le parole sono come pugnali che trapassano l'anima!"
"Il secondo cavaliere è Jin, il proprietario della taverna!" Riccardo puntò un dito accusatorio verso il malcapitato. "Non fidatevi del suo aspetto tranquillo. Ha un'ascia nascosta dietro il bancone, pronta a decapitare chiunque osi chiedere un bicchiere di birra troppo fredda. E quando ride, sembra il grido di un corvo morente."
"Il terzo cavaliere è il Conte Vlad, il vampiro!" Riccardo sibilò il nome come se fosse un incantesimo. "Ha i capelli neri come la notte e gli occhi che brillano come stelle morenti. Beve il sangue delle vergini; della mia Lara la donna che volevo per me! Il Conte ride di noi, poveri mortali, mentre il mondo brucia."
La folla lo guardava con occhi sbarrati, alcuni annuivano come se tutto avesse senso. "L'apocalisse?" chiese un vecchio.
"Vecchio preparati a morire insieme a tutti noi!"
"L'apocalisse è qui!" gridò Riccardo, alzando le braccia al cielo. "I quattro cavalieri cavalcano verso di noi. Il quarto? Ah, il quarto è il più temibile di tutti. Si chiama Nessuno! E gira silenziosamente tra noi. Ha un pugnale affilato e taglia i capelli dei bambini nel sonno. Quando sorride, i denti sembrano piccole lame pronte a squartarci!"
La campana del municipio suonò nuovi rintocchi, e la folla si disperse, ognuno correndo verso casa propria. Ma Riccardo rimase lì, con gli occhi fissi nel vuoto. "L'apocalisse è giunta," mormorò. "E non c'è via di fuga. Nessuna redenzione!"
Nel suo delirio, continuava a urlare, mentre le fiamme avvolgevano l'area attorno alla taverna come un abbraccio mortale.
Nel frattempo due piccoli conigli erano giunti al villaggio.
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La Solitudine di un Vampiro
Aktuelle LiteraturLara era una ragazza con una vita monotona, che viveva in un villaggio remoto circondato da una foresta densa e cupa. Si diceva che in certe notti, le più scure e tenebrose, un vampiro visitasse il villaggio terrorizzando gli abitanti. Inizialmente...