Vendetta e Menzogna
(prima parte)
Era sveglio. Non aveva chiuso occhio in tutto il dannato giorno. Il suo animo era lacerato da un'angoscia senza nome. I suoi giorni si confondevano nel buio senza fine. Il tempo non gli faceva guerra, e forse era l'unico alleato che gli restava, sebbene indifferente a tutto ciò che gli succedeva.
Lara non era più con lui, mentre lui non aveva altro obiettivo se non quello di potersi ricongiunge con lei.
Si sentiva solo, infreddolito e affamato...
Quella fame atroce che lo tormentava da un secolo, da quando il morso di una ragazza enigmatica lo aveva stregato.
Il Conte Vlad si passò una mano sul volto pallido, cercando di scacciare il ricordo di Ludmilla. Era stata lei a sedurlo con il suo sorriso malizioso e le sue parole dolci, a fargli credere di essere l'unica ragazza che avrebbe potuto amarlo. Era stata lei a morderlo una notte di luna piena, a trasformarlo in un mostro assetato di sangue. Era stata lei a sparire senza lasciare traccia, lasciandolo solo con il suo dolore e la sua rabbia. Il Conte Vlad sospirò, sentendo il cuore gelato battere lentamente nel suo petto. Ludmilla era stata la sua dannazione, su questo non c'era alcun dubbio.
Il Conte Vlad osservava il volo della farfalla blu. La farfalla degli inferi gli aveva mostrato una visione spaventosa, presagio di morte. Ma il Conte non si sarebbe piegato a una sorte crudele, non ancora, non per opera di gente che odiava.
Una seconda morte...
"Questa è la mia vita, chi minaccerà me e i miei conigli, pagherà caro!" Sfoderò la sua spada di argento e impugnò con vigore l'elsa di avorio.
"Maledetta falena!" Gridò il Vampiro che fendette l'aria con la sua spada d'argento.
Abbandonò in fretta la cripta in preda alla furia. Il suo cuore era indomito.
Mentre il Conte Vlad si apprestava a partire, sentì dei rumori provenire dal bosco. Il luogo dove tutto sarebbe finito...
Li udì distintamente.
Si stavano avvicinando al castello...
Il vento freddo mescolava i loro passi al fruscio delle foglie secche.
Era un maledetto incubo?
Il Conte Vlad si inoltrò nel fitto bosco, con passi quasi eterei. Stava per succedere, ma non sarebbe stato il terribile giudice Minosse a decidere il suo destino. Le fiamme non avrebbero lambito il castello e lui non si sarebbe fatto cogliere nel salone delle feste da quei bastardi contadini armati di forconi. Pensò a Bat e Coccole rimasti al buio nel castello. Il vampiro provò un dolore lancinante immaginando quanto fossero terrorizzati, ma non aveva altra scelta per proteggerli: con le tenebre i conigli avrebbero dovuto affidarsi solo al proprio istinto, che li avrebbe portati a cercare un rifugio. Un rifugio dove quei villani non li avrebbero trovati se lui fosse morto quella notte.
Si accorse delle lacrime, quando una goccia salata gli scese sulle labbra.
Strane le emozioni, la vita, e tutto il resto.
Come poteva un vampiro provare sentimenti come compassione, tenerezza, e umanità?
Come poteva un vampiro sperare in un futuro migliore, in un mondo più giusto, in una vita più felice?
Forse perché era stato anche lui un uomo, una volta. Forse perché aveva conosciuto l'amore, il dolore, la perdita.
Il suo pensiero corse fuggiasco incontro al ricordo di Lara
No, non era solo un mostro assetato di sangue, ma anche un essere che amava e desiderava essere amato. Il rumore della marcia interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Il Conte Vlad scorse le fiamme tra gli alberi. Erano a pochi metri da lui.
"Accendendo quelle torce avete fatto un grave errore" pensò il conte.
"Siete mossi da una folle rabbia, che vi condannerà!" Quei vigliacchi non sapevano quanto lui li detestasse. Loro responsabili di aver imprigionato Lara in una cella, perché rea di averlo amato! Il Conte Vlad quella notte si sarebbe preso tutto a partire dalla vita di quei bastardi. Con passo sicuro si avvicinò alle fiamme. La furia stampata sul suo volto lo rendeva ancora più spaventoso.
La sua mente era invasa da pensieri cupi e voglia di vendetta.
TRENTA METRI
Non avrebbe mai perdonato quegli uomini per ciò che avevano fatto.
VENTICINQUE METRI
Il conte Vlad pensò di chiamare telepaticamente i pipistrelli in cima alla torre del castello per farli precipitare sulle teste di quei contadini.
VENTI METRI
"No" pensò "li voglio punire io stesso"
QUINDICI METRI
Udì una voce imprecare contro di lui in preda alla rabbia.
Il Conte Vlad si fermò di colpo, trafitto da una fitta di dolore sotto la spalla. Abbassò lo sguardo al petto da cui spuntava la lama di un pugnale affilato. Fu spinto a terra.
"Bea il tuo onore è vendicato!" Poi un giovane che non conosceva gli saltò addosso e con la faccia convergente la sua, ringhiò
"Ti ricordi Beatrice? Tu bastardo pagherai per quello che le hai fatto!"
Giacomo detto Rasoio iniziò a colpirlo con violenza al volto. La lama del pugnale era rimasta conficcata nel suo cuore, e il Conte Vlad non era in grado di resistere ai pugni di quel giovane. Il Conte era finito in una trappola.
Avrebbe dovuto arrivarci, maledizione...
Le torce che illuminavano il bosco erano un inganno degli abitanti del villaggio che di proposito gli avevano mostrato la loro posizione per distrarlo dal vero pericolo rappresentato dalla figura di quel ragazzo che gli aveva teso un agguato nell'oscurità.
"Basta Giacomo!" urlò una voce
"Togliti di là dobbiamo legarlo" riprese un'altra voce
"No deve pagare per quello che ha fatto alla mia Bea!"
"Giacomo", pensò il Conte Vlad sei stato audace ad attaccarmi. "Come me sei mosso dallo spirito di Vendetta"
Rievocò una notte in cui era andato al villaggio, e di aver incontrato una giovane donna, di aver conversato con lei, sì si chiamava Beatrice, ed era molto impaurita. Il Conte Vlad però non aveva intenzione di farle del male, ma le aveva chiesto disperato se sapesse qualcosa di Lara, del luogo in cui si trovava prigioniera.
Quella notte, Beatrice era appena uscita dalla taverna del villaggio, e se il Conte Vlad per puro caso non l'avesse incrociata avrebbe fatto irruzione all'interno per interrogare i presenti sulla sorte di Lara, ma un gesto tanto imprudente non avrebbe sortito alcun effetto, anzi avrebbe messo in pericolo la vita della sua amata. Beatrice era scoppiata in lacrime, e il Conte Vlad l'aveva lasciata, ma non era sola...
Si era accorto di un ombra che incombeva a pochi metri da lei."Carichiamolo sul carro!"
Il Vampiro si rese conto di aver perso conoscenza. Lo avevano legato braccia e gambe con corde resistenti. Non avvertiva più la lama gelida che gli aveva trafitto il cuore. Fu gettato sulle assi di un carro. I cavalli scalpitarono impauriti; probabilmente percepivano la sua fame.
Il Conte Vlad aveva perso molto sangue.
"Perché non mi uccidete adesso? Che cosa volete?" urlò
Si voltò e vide Giacomo, che si era legato la sua spada d'argento al fianco. "Ma come non vuoi rivedere Lara prima di crepare?" Sbuffò il giovane
Il mondo sembrò fermarsi di colpo, del tutto inanimato come privo di vita.
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La Solitudine di un Vampiro
Ficção GeralLara era una ragazza con una vita monotona, che viveva in un villaggio remoto circondato da una foresta densa e cupa. Si diceva che in certe notti, le più scure e tenebrose, un vampiro visitasse il villaggio terrorizzando gli abitanti. Inizialmente...