Capitolo 1

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La città di New York, con il suo incessante pulsare, non concede tregua, soprattutto nel frenetico mondo degli affari. In una sala conferenze che si erge verso il cielo, all'ultimo piano di un grattacielo che sfiora le nuvole, si svolge il Vertice Internazionale dell'Innovazione e dell'Ambiente. Tra i partecipanti, due figure emergono per il loro carisma: Jacob Jones di Horizontell Corp e io, Ysabel Hall, studentessa universitaria e giovane lavoratrice della UniversalUnite Global, l'azienda di mia madre.

Jacob è immediatamente riconoscibile: il suo passo sicuro e lo sguardo penetrante lo distinguono mentre si fa strada tra la folla di imprenditori e visionari. Ogni suo gesto tradisce un leader nato, ma sotto quella superficie di sicurezza, una tempesta di dubbi e incertezze è pronta a scatenarsi. Un segreto lo opprime: il vertice non è altro che un pretesto per accrescere la sua fama e ottenere l'approvazione della sua famiglia, che dà grande importanza a questi eventi e che è estremamente esigente riguardo al successo dell'azienda.

Dall'altro lato della stanza, mi trovo io, Ysabel Hall, descritta dalla mia migliore amica Tiffany come un faro di eleganza e bellezza. Sono una studentessa instancabile, pronta a fare qualsiasi cosa per compiacere la mia famiglia e promuovere l'azienda. Nonostante la noia che questi eventi solitamente suscitano, ho deciso di partecipare, sperando di guadagnarmi il riconoscimento di alcuni membri dell'azienda, temendo soprattutto l'impressione dei miei zii e di mia madre.
Arrivo puntuale alle dieci del mattino, ignara di ciò che il destino ha in serbo per me: uno degli incontri più spiacevoli che avrei mai potuto immaginare, quello con il famigerato Jacob Jones, un imprenditore di spicco ma, al di fuori delle riunioni, un uomo dal carattere discutibile. Lo conosco fin da bambina, quando, all'età di otto anni, fui portata a un incontro aziendale, dove erano presenti tutte le maggiori aziende, inclusa quella della sua famiglia. Non dimenticherò mai le sue prime parole, quando mi strappò dalle mani il cane elettrico di peluche nella stanza dei giochi, dicendomi: "Questo non credo che potrebbe servirti più di tanto, lì ci sono le bambole; prendi quelle per giocare. Adesso è il mio turno con il cane."

La mia risposta fu ferma: "I giocattoli in questione non sono tuoi. Quindi lasciami in pace."

"No! Non sono miei, ma se volessi, li potrei comprare tutti quanti e tu non avresti neanche più un gioco," ribatté con arroganza.

"Comprateli tutti. Non mi interessa," replicai, prima di scappare verso mia madre. Da quel giorno, Jacob entrò nella mia lista nera. Speravo di non incontrarlo mai più, ma il destino aveva altri piani poiché molti anni dopo ci ritrovammo nella stessa stanza.

Quando i nostri sguardi si incrociarono per la prima volta dopo anni, un odio silenzioso ma palpabile si accese tra noi. Era impossibile ignorarlo, ma feci del mio meglio per reprimere quella scintilla e fingere indifferenza. Non appena mi riconobbe, si avvicinò, estendendo la mano in un gesto di saluto professionale che nascondeva un velato disprezzo: "Ysabel Hall, immagino. Non sei cambiata per niente dall'ultima volta. Sempre bassa, con capelli lunghi e pelle bianca latte, come se fossi un latticino ambulante."

"Oh... Grazie, ma noto con piacere che neanche tu sembri cambiato: sempre arrogante e con quella prepotenza pronta a esplodere, e un aspetto ancora più spaventoso con i tuoi due metri e i tuoi capelli scuri che ricordano un'aria funebre," risposi con sarcasmo.

"Ti ringrazio. Noto che sei sempre gentile," replicò con un sorriso forzato.

"Già," dissi, nascondendo a malapena il mio disprezzo. Mi infastidiva essere presa in giro da un uomo che incarnava l'archetipo dell'uomo d'affari più meschino sulla terra: alto, atletico e con una sicurezza quasi divina. I suoi capelli castani scuri, sempre pettinati con precisione, contrastavano con occhi azzurri penetranti ma un viso minaccioso, con lineamenti forti che riflettevano il suo carattere.

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