Capitolo 4

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La mattina seguente, mi svegliai pervasa da un senso di apprensione. L'idea di dover condividere l'ufficio con Jacob mi rendeva nervosa, ma ero decisa a non mostrare alcuna debolezza. Arrivai in anticipo, desiderosa di godermi un momento di quiete prima dell'inizio della giornata lavorativa.

Mentre sistemavo gli appunti sulla scrivania, l'unico spazio che avrei avuto separato da Jacob, riflettevo su come gestire la situazione. "Devo stabilire dei confini chiari", pensai. "Non posso permettere che Jacob invada il mio spazio, né personale né professionale."

L'arrivo di Jacob fu annunciato da un'aria di arroganza che si diffuse nell'ambiente. "Ysabel, ciao", disse con un sorriso sarcastico. "Spero che l'ufficio sia di tuo gradimento."

Evitai il suo sguardo e risposi con fermezza: "E anche se non lo fosse? Che ti importa?" Lui replicò: "No, niente! Figurati se mi interessi davvero."

"Bene, perché ci tengo a precisare che tu non sei il mio capo. Abbiamo entrambi lo stesso potere decisionale, quindi non stupirti se un giorno troverai l'ufficio tinteggiato di rosa. E resto qui solo perché non c'è un altro ufficio disponibile. Sia chiaro, e ora al lavoro, mio caro", dissi, liberandomi del peso che avevo sullo stomaco dal giorno precedente. Iniziò così la nostra giornata lavorativa, ognuno immerso nei propri compiti, sotto la tensione palpabile che aleggiava nell'aria. Nonostante tutto, riuscii a concentrarmi sul lavoro. Forse era proprio la presenza di Jacob a spingermi a dare il meglio di me, o forse era la volontà di dimostrare di poter essere migliore di lui, cosa che avrei dimostrato molto presto.

Il momento della pausa pranzo arrivò in fretta. Uscimmo entrambi dall'ufficio e io mi diressi verso l'area verde per scrivere a Tiffany, quando accidentalmente urtai James.
"Hey! Tutto bene?" mi chiese.
"Bene, grazie! Scusa, non ti avevo visto, ero al telefono."
"Tranquilla", rispose lui, accarezzandomi il braccio in segno di cortesia, prima di allontanarsi. Rimasi sorpresa, ma poi decisi di finire di scrivere a Tiffany, mangiare e tornare alla mia postazione.
Dopo la pausa, io e Jacob fummo costretti a collaborare sulle nostre idee per il progetto. Lavorammo senza problemi, guidati dalla passione per il nostro lavoro. Mi concentrai su varie analisi di come la cultura potesse influenzare l'ambiente e sviluppai un'idea che ritenevo eccellente: creare materiali educativi o workshop che potessero collegare cultura e sostenibilità, adattati in base alla fascia d'età. Un'idea che annotai nei miei appunti personali.

La giornata lavorativa giunse al termine e decisi di uscire senza salutare Jacob. Mamma mi chiamò poco dopo: "Vieni a casa, così parliamo dei dati e di ciò che avete fatto oggi, tu e Jacob."
"Ok, ma perché già da oggi?"
"Perché il padre di Jacob mi ha chiesto di verificare se il vostro lavoro fosse collegato al nostro, anche se è solo all'inizio."
"Va bene, arrivo." Una volta a casa, mamma mi invitò a sedermi.
"Ti preparo un po' di caffè", disse, iniziando a commentare le attività svolte sia da me che da Jacob. Poi, con entusiasmo, aggiunse: "Ah, e... Jacob ha avuto un'idea geniale."
La interruppi: "Lui e geniale nella stessa frase? Impossibile."
"No, davvero. Ha pensato a un modo per creare materiali educativi o workshop che collegano cultura e sostenibilità in base all'età. Non trovi ingegnosa l'idea?"
"Cosa? Mamma, puoi ripetere?" chiesi, scioccata e arrabbiata.
"Perché? È semplice da capire e..."
"No, perché quella è una mia idea. Scritta nei miei appunti privati, che evidentemente lui ha letto a mia insaputa... Che stronzo!" esclamai, alterata.
"Davvero? È un stronzo se ha fatto questo."
"Sì, guarda", dissi, mostrando i miei appunti. "Li avrà letti mentre mi ero allontanata per un momento."
"Domani chiamerò suo padre e gliene dirò quattro. Stai tranquilla."
"No, mamma, non serve. Grazie, ma me la vedrò io", dissi, determinata a far valere i miei diritti.

❤️Grazie per aver letto.❤️



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