Capitolo 5

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La mattina seguente, una determinazione ferrea mi pervase appena sveglia. La scoperta del furto della mia idea da parte di Jacob mi aveva scosso, ma non avrebbe infranto il mio spirito. Mi alzai all'alba, decisa a sfidare la situazione con una presentazione professionale arricchita da dati e grafici sulla mia idea, pronta per essere mostrata durante una delle nostre tante riunioni, naturalmente senza che Jacob ne sapesse nulla. Dopo aver terminato, mi vestii e bevvi un caffè veloce prima di recarmi al lavoro.

Come al solito, arrivai in ufficio puntuale e salutai Jacob con un freddo cenno, ricevendo un gesto simile in risposta. Si sedette alla sua scrivania e iniziò a lavorare. Io, invece, affinavo gli ultimi dettagli per la sua umiliazione pubblica. Un messaggio di Tiffany mi raggiunse poco dopo: "Ho saputo dell'accaduto. Ora è il momento di farti valere."

"Grazie, amica mia ❤️", risposi. Poi, mi alzai dalla mia scrivania per andare in bagno a sistemarmi un po', ma prudentemente portai tutto con me, incluso il laptop, lasciando solo le penne sul tavolo. Jacob osservò: "Vuoi portarti anche la sedia e la scrivania?" con il suo solito tono di superiorità. Pronta al contrattacco, dissi: "No, quelle te le lascio", e uscii dalla stanza.

Mentre mi dirigivo verso il bagno, James mi fermò: "Buongiorno, Ysabel!"

"Ciao, James." Continuai per la mia strada. Poi, lui mi richiamò con un:
"Aspetta. Ti è caduto questo."

"Oh... grazie mille. Questo è come un portafortuna per me", dissi, raccogliendo l'oggetto in questione: un portachiavi a forma di ape che mi era stato regalato da mia madre quando avevo circa sei anni, poiché sosteneva che le api fossero toste e pungenti come avrei dovuto essere io nella vita. Provai un grande sollievo per quel gesto, poiché se lo avessi perso, mi sarei sentita davvero in colpa. "A dopo! E grazie ancora", dissi con un sorriso, ricevendo un: "A dopo" in risposta.

Tornai in ufficio e vidi Jacob molto concentrato. Avrei tanto voluto vedere cosa stesse facendo, ma era troppo lontano per poterlo osservare. Decisi di non pensarci e di continuare con le mie cose. Mi preparai rapidamente, controllando che non mancasse nulla. Sapevo che non sarebbe stata di grande importanza, ma mi avrebbe comunque aiutato a smascherare Jacob e, cosa più rilevante, ad umiliarlo.

Mi sedetti, e subito dopo, Jacob e gli altri fecero il loro ingresso. La riunione iniziò e si parlò di quello che era stato fatto in passato e delle varie idee che stavamo sviluppando riguardo al progetto di unione. Fu proprio in questo contesto che interruppi: "Allora... miei cari colleghi, a tal proposito, vorrei esporvi un'idea che potrebbe esserci utile". Presi il telecomando dello schermo, lo accesi e mostrai la mia presentazione, notando uno sguardo indifferente e seccato da parte di Jacob. Iniziai a parlare dei materiali educativi e dei workshop, esponendo la mia idea. Notai che tutti furono entusiasti e, nel momento in cui finii, un membro dell'azienda di Jacob disse: "Ma è la nostra idea, vero capo?".

Allora io risposi: "La vostra idea? Questa è la mia idea e della nostra azienda", dissi, indicando gli impiegati di mia madre. Jacob, poi, con fare tutto alterato, zittì il suo impiegato dicendo un semplice: "Zitto. Sta zitto!". L'atmosfera si incupì, e senza aggiungere altro, staccai la presentazione e tornai al mio posto. C'era qualcosa di strano, ma decisi di non indagare oltre e di sentirmi soddisfatta per la realizzazione del mio piano. La riunione continuò e una volta terminata per la pausa pranzo, Jacob mi fermò dicendomi: "Dobbiamo parlare!".
"No, grazie", dissi, per poi continuare a camminare, ma subito lui scattò e bloccò la porta. Lo guardai confusa e gli chiesi: "Che fai?"
"Perché lo hai fatto? Credi davvero di farmi perdere credibilità o di mettermi nei guai con mio padre facendo così? È questo che vuoi?"
"La mia idea, Jacob. Quella che hai presentato a tuo padre come tua. Ti sembra giusto?"
Vidi il suo viso impallidire. "Ysabel, io..."

In quel momento, un boato si sentì per tutto l'edificio. Un brivido mi percorse la schiena mentre le fiamme avvolgevano il palazzo di fronte. Un incendio era scoppiato. Sentii il respiro affannoso di Jacob vicino a me. "Cosa sta succedendo?" sussurrò con voce tremante. Non ebbi il tempo di rispondere. Un rumore ancora più forte proveniente sempre dall'esterno attirò la nostra attenzione verso la finestra. I vigili del fuoco stavano arrivando fortunatamente. Jacob, una volta aver visto questo, mi guardò, pallido come un lenzuolo, e mi disse: "Scendiamo giù. Forza?" con voce ferma.
"Ok", risposi, anche se dentro di me ero pienamente terrorizzata. Arrivammo giù e lui mi chiese: "Stai bene? Tutto
ok?"
"Sì, grazie," affermai.
Rimanemmo giù finché non scoprimmo che l'incendio era stato causato da una fuga di gas e che nessuno era rimasto ferito, dato che si trattava di un palazzo abbandonato. Jacob, ancora scioccato ma calmo, disse: "Comunque... credi davvero che io ti abbia 'rubato' l'idea? Sappi che non è affatto così".
"Ah no? E perché tuo padre l'ha spacciata come tua?"
"Perché gliela avevo accennata per telefono. Non ho specificato che era tua e avrà combinato questo casino. Ma non ti ho rubato niente, anzi... ho scritto sui fascicoli che l'idea fosse tua". Poi tirò fuori il suo telefono mostrandomi la foto dei fascicoli della sua azienda e io mi sentii molto stupida. Lui rimase in silenzio prima di dirmi: "Allora? Adesso ci credi?".
"Più o meno, ma... chiunque avrebbe reagito come me e si sarebbe arrabbiato per quello che hai fatto. La mamma non ti ha detto che non si mettono le mani nelle cose degli sconosciuti? Quindi... non stupirti se ho reagito così".
"Vabbè, a più tardi!", disse poi congedando la situazione prima di scomparire. Mi spostai nella solita zona verde poi per riposarmi un attimo, dato che ero ancora molto scossa e poi mandai un messaggio a mia madre e Tiffany dicendogli che era scoppiato un incendio dall'edificio di fronte e che mi ero molto spaventata. Glielo dissi nel tentativo di essere calmata ovviamente. Più tardi, James mi raggiunse, chiedendo: "Ysabel, tutto apposto?"
"Sì sì. Sono solo un po' scossa. Ma è tutto apposto. Grazie per la tua preoccupazione, James."

Lui mi accarezzò un braccio in segno di sostegno. "Qualsiasi cosa ti serva, sono qui."

Apprezzai il suo gesto, sentendomi meno sola in quel momento. Rientrai in ufficio e la giornata proseguì senza ulteriori intoppi, e quando giunse il momento di andare via, Jacob mi fermò: "A domani, Ysabel."

Lo guardai, sorpresa dal suo saluto neutro, e poi me ne uscii con un senso di soddisfazione. Chiamai Tiffany e la raggiunsi a casa sua. Dopo una cena rilassante, mi addormentai sul suo divano.

❤️Grazie per aver letto.❤️

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