10- ABITO ROSSO

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Domenica mi svegliai con zero forze, era una di quelle giornate in cui il mio umore era sotto ai piedi.

Dovetti per forza alzarmi, perché anche se l'avevo usata come scusa dovevo seriamente rimettermi in pari, la scuola pubblica e quella privata erano totalmente diverse.

Mi alzai e mi diressi per i corridoi della scuola con il mio amato computer in tuta grigia e ciabatte.

Arrivata in biblioteca non c'era praticamente nessuno a parte la bibliotecaria, che da come mi guardava, mi stava giudicando per il mio abbigliamento, ma tanto chi avrei dovuto vedere lì?.

Cercai un tavolo vuoto, possibilmente appartato e mi ci sedetti, aprii il computer e iniziai a studiare.

Restai tutto il tempo con la testa verso il basso tranne quando dovevo andare a cercare qualche libro e quando dovetti mettere gli occhiali per il bruciore agli occhi.

Il mio collo implorava pietà e le mie mani soffrivano per tutto quello scrivere.

Dopo qualche ora sentii il bisogno di andare in bagno.

Arrivata in corridoio una figura mi saltò all'occhio.

Theo.

Stava camminando nella mia direzione a testa alta, sembrava una sfilata, la migliore che io abbia mai visto potrei aggiungere.

Aveva il ciuffo che gli ricadeva sulla fronte era vestito con dei pantaloni di una tuta neri e una felpa azzurra, si sentiva il suo profumo anche in lontananza.

Dopo ieri sera non avevamo più parlato, cosa voleva? beh avremmo dovuto parlarne prima o poi, ma non ora, non ero pronta.

Mi maledissi per non essermi vestita bene questa mattina ,aver indossato solamente una tuta qualsiasi e aver preferito le ciabatte alle scarpe.

Era proprio davanti a me, stavo per aprire bocca, ma la richiusi subito quando notai una cosa..

Mi ignorò completamente.

Continuò per la sua strada senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.

Mi sentii sprofondare, si era pentito? Era stato solo un gioco?.

Come ho fatto ad essere così stupida? mi sono illusa, ancora.

Corsi verso il bagno e mi chiusi dentro a una cabina, scoppiai a piangere.

Logico, ero nuova, ingenua, stupida e mi sono fidata.

Sentii la porta del bagno aprirsi e cercai di trattenere i singhiozzi e asciugarmi le lacrime, ma evidentemente la ragazza che era appena entrata se ne accorse lo stesso.

<<Tutto okey?>> Chiese una voce dolce, rassicurante.
<<Si..scusami>>
<<Tranquilla, ti va di parlarne? Su esci>> e feci come mi disse perché ero curiosa di vedere quella voce o forse avevo solo bisogno di qualcuno con cui parlarne.

Mi trovai davanti una ragazza bionda, con gli occhi marroni, aveva una gonna nera e un top del medesimo colore.

I suoi occhi erano messi in risalto da un eye-liner e del mascara, le sue labbra con un gloss trasparente e le sue guance erano leggermente colorate di rosa dal blush.

La ragazza vedendomi in quello stato mi abbracciò senza farsi domande, certe volte adoravo la solidarietà femminile.

<<Hey, va tutto bene, tranquilla>> mi disse con voce rassicurante e quelle parole mi fecero scoppiare a piangere ancora di più
<<Che è successo? Ti va di parlarne?>>
Ci pensai un po' ma alla fine parlai
<<Niente, mi sono illusa con un ragazzo>> confessai e lei spalancò gli occhi
<<Ti ha messo le corna?? Che bastardo>>
<<Cosa?? No no, solo che ci siamo baciati e ora mi ha ignorata>>
<<Bastardo comunque. Ma non devi dargli peso, non ti merita, e solo uno come tanti>> spiego accarezzandomi i capelli, però lui non era uno come tanti..
<<Aspetta.>> Disse prima di staccarsi e aprire la borsa che aveva appoggiato sul lavandino.

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